4

98 27 28
                                    

Lo sapeva benissimo che prima o poi sarebbe dovuto andare a Roma a sbrigare quella maledetta incombenza: quanto avrebbe desiderato non avere quel peso sulla schiena. Si era oramai rassegnato, da quando era incominciata la guerra, che nessuno lo avrebbe più cercato, per un debito di poche lire, per giunta! Trascorsero soltanto due giorni da quel triste, ma al tempo stesso dolce, pranzo, molto improvvisato, assieme a Elena.

In quei due giorni preparò tutto con estrema minuziosità: una valigia di cartone con all'interno cinque cambi di vestiti: ebbene sì, nonostante anche la capitale fosse sotto un drammatico cumulo di macerie, era da sempre che desiderava visitarla. La sua prima visita era già in programma per il suo viaggio di nozze, alla fine, però, optarono per un soggiorno di una settimana sulla costa ligure, di poco vicino alla zona ricca, sfarzosa e lussuosa della Francia. Un unico problema che non riusciva a risolvere era quello dei trasporti. Avrebbe potuto semplicemente acquistare un biglietto per un treno, ma in seguito archiviò l' ipotesi dal momento che, a causa dei bombardamenti, anche le linee ferroviarie erano dissestate, inoltre non si fidava al cento per cento delle carrozze: vecchie di qualche anno, anch' esse con dei danni dei bombardamenti su cui non si potevano chiudere gli occhi. In un momento del genere, avrebbe tanto desiderato che a Torino vi fosse una filiale: e invece...

Così, improvvisamente, gli eventi gli arrivavano uno dietro l'altro ad una velocità allampanante. Si ritrovò il 17 maggio 1945, a escogitare un modo per arrivare a Roma.

Quella mattina si trovava in un bar del centro, seduto al tavolo a sorseggiare un caffè caldo, accompagnato da certi pasticcini che, secondo la versione del barista, arrivavano direttamente da Parigi. A ciò, Gaudenzio dubitò molto sulla loro provenienza, ma non voleva farne un grosso affare, tanto era ugualmente buoni, da qualsiasi parte essi arrivavano.

Erano le dieci, ma non c'era particolarmente folla.

Improvvisamente la porta del bar si aprì innestando un dolce tintinnio: era Patrizio. Era tutto imbardato in un cappotto, nonostante già si facesse sentire il caldo. Si sedette, esibendo un sorriso, vicino a Gaudenzio.
" Che ci fai qui?"

" Sono in crisi" rispose Gaudenzio con una sottile ironia. " Devo andare a Roma, ma non so come"

Patrizio incominciò ad accarezzare debolmente il pizzetto.

" E... se ti accompagnassi io?" sembrava molto divertito da quella domanda. Gaudenzio, che aveva il capo chino mentre mescolava il caffè con un pò di zucchero, la alzò di scatto e guardò Patrizio come se fosse un alieno, rimanendo a bocca aperta, mentre lui sorrideva.

" Si, perchè no?" Continuò a ripetere più contento di prima.

" E come faremo? Spiegami"

" Semplice. Una certa mia conoscenza possiede un automobile. Posso farmela prestare per il tempo necessario"

" Ma... sai guidarla un auto, vero?" Assunse in tono preoccupato.

Patrizio allungò entrambe le braccia. Gaudenzio non si era mai accorto di quanto fossero lunghe: " ma certo!" Lo disse con tanta di quell'enfasi che qualcuno si girò a guardarlo con una faccia stralunata.

" Se è così allora..." mormorò Gaudenzio " va bene.

" Perfetto!" Patrizio si sfregò le grandi e robuste mani. Non vedeva l'ora di rimettere le mani su un volante.

"quando partiamo?" A questa domanda i suoi occhi si illuminarono di una strana luce interiore.
Gaudenzio indugiò a lungo:
" Non lo so. Forse tra due giorni"

" Perfetto" sibilò Patrizio.

Ritornò a casa. Non aveva fame, nonostante mezzogiorno fosse già passato. In poco decise di scrivere una lettera per avvisare Elena:

In pace e in conflittoWhere stories live. Discover now