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Per via del bombardamento una casa era crollata su se stessa, le rarissime ambulanze avevano difficoltà a muoversi attraverso la città; le strade erano ostruite dalle macerie, la gente era disperata; piangeva, urlava, c'era morte dappertutto. Erano attimi di puro terrore, il fumo era ancora vivo per aria, copriva la città in una coltre. Qualcuno aveva addosso delle maschere anti gas, sembravano degli alieni.
"mi aiuti a cercare mia mamma?" chiese un ragazzino di appena 12 anni. Era una burla. Gli strappò da sotto il braccio le uova e il ragazzo corse via. Patrizio lo seguì vedendosi scorrere tutte le macerie intorno mentre il suo unico scopo era di riprendersi le quattro uova che il ragazzino gli aveva rubato. Il ragazzo svoltò in un vicolo molto stretto e da lì Patrizio perse le tracce. La strada si divideva in due; una mandava a delle scale in pietra, l'altra continuava attraverso una stretta viuzza. Sospirò. Che senso aveva? Perché? Perché tutto quello, la gente che si disperava, che rubava, in tutta Europa? Non l'avrebbe mai capito. Da quando nel nord la guerra si era fatta maggiormente massiccia, l'ondata di violenza non risparmiava nessuno. Era una violenza gratuita, metteva gli uni contro gli altri, i partiti, le classi, le professioni, i sindacati. Aveva messo il gattino dentro al suo maglione, la testa era fuori in modo tale che potesse riscaldare il suo corpicino. Vicino a lui arrivò un carro trainato da un cavallo. Una tenda lo copriva in parte. Davanti, in una piccola e stretta panchina dietro il cavallo, c'erano solo due persone sopra, moglie e marito.
"ha bisogno di aiuto?" chiese l'uomo.  "non ho un posto dove stare" disse Patrizio.
"salti su, si va a casa!" disse la donna. Si strinsero molto, il posto era scomodo.
La donna era molto in carne. Sulle ginocchia aveva una pesante coperta per riscaldarsi e indossava un vestito nero con dei disegni a fiorellini bianchi che le mettevano in evidenza le braccia molto grassocce. L'uomo, invece, era tutto il contrario, Era magro, quasi isoscheletrico e portava una camicia sporca di qualcosa di nero. Si chiamavano Francesco e Flora.
"noi del bombardamento non abbiamo saputo nulla" disse la donna durante il viaggio. "Siamo appena ritornati dalle montagne".
vivevano al secondo piano di un appartamento ancora intatto. Da quello che poté capire Patrizio, erano i proprietari del piccolo condominio formato da altri due appartamenti, uno stanzone che prima della guerra era la loro bottega e un garage. Erano commercianti e praticavano il mercato nero. Difatti, da tre anni la loro non era più una casa dove vivere serenamente, ma una bottega casalinga. Lo stanzone, in cui raramente facevano pulizia e dove si accumulava sempre molta polvere, era immerso da scaffali dove vendevano il pane; la stanza matrimoniale era la macelleria. Sul letto venivano distesi dei sacchi dove veniva messa la carne. E quella che un tempo era stata un elegante toeletta immersa di profumi, ora era una cassa dove Flora faceva i conti. Il salotto era adibito alla vendita di surrogati. Naturalmente, tutto era venduto a prezzi elevatissimi. Le uniche due stanze sopravvissute al cambiamento erano la cucina e uno sgabuzzino. Quando Patrizio mise piede nella casa fu inondato da un tripudio di odori: carni, verdure andate a male, peperoni.
"come riuscite a vivere con questo odore?" chiese inorridito Patrizio.
" Ehi giovane" Francesco lo prese per il colletto del maglione, senza accorgersene stava schiacciando il gattino "qui la vita è dura, anche noi non lo sopportiamo ma cerchiamo di resistere" concluse visibilmente seccato.

Lo sgabuzzino era piccolissimo e malapena ci si poteva muovere. C'erano solo due brandine unite a formare un letto matrimoniale. Flora trovò un'altra brandina, più piccola, e la dispose di fronte la sua e del marito.
"vi ringrazio per l'accoglienza ma toglierò subito il disturbo"
"no, signorino, non ci disturba"
disse amorevolmente Flora.
"mi dispiace ma domani partirò"         "dove andrai?" chiese l'uomo  "sicuramente a Bologna. Ho un amico lì"

La sua non fu una bella nottata. I due coniugi erano abituati a tenere le porte aperte la notte e gli odori del cibo che stava per andare a male si faceva già sentire. Il colmo era che lo sgabuzzino si trovasse in corridoio dove c'era una cassa che conteneva un sacco verde pieno di roba andata a male a cui attorno ronzavano delle mosche. L'odore e la visione erano orribili. Emanava un fetore tremendo che si spargeva per lo sgabuzzino. Era un odore forte e nauseante. Il gatto, attirato dagli odori, uscì in corridoio ad annusare. E fu lì che giocando fece rovesciare la cassa con un pesante rumore. Nessuno se ne accorse. Iniziò a girare intorno al sacco, a dare la caccia alle mosche, a salirci sopra, a divertirsi finché non lo ruppe con una zampata veloce. E il cibo si disperse per quel piccolo pezzo di pavimento, stavolta intensificando la sua emanazione di odori nauseabondi. Al mattino, Francesco fu il primo a svegliarsi. Con gli occhi impastati dal sonno, non mise le ciabatte ma si avviò alla cieca fuori dalla stanza. E fu lì che sulla soglia calpestò l'immondezza. Con un duro dialetto piemontese, chiamò la moglie che non si alzò.

Per i due coniugi il vicinato non importava. Erano tutti poveri e loro benestanti, perciò se ne vantavano, oltre ad essere i proprietari di tutto l'edificio. I due vendevano il cibo ai vicini di sopra che ogni volta non mancavano di lamentarsi della casa troppo scomoda, della luce che mancava, del bagno che si trovava in strada sotto gli occhi di tutti. Ogni mattina Flora immergeva la spazzola della scopa in un secchio di carbone e poi andava a sporcare i panni dei vicini di sopra. " perché lo fa?"gli chiese una volta Patrizio. Lei lo guardò e gli sporcò i pantaloni con il carbone. Ma a lei non importava nulla, si lamentava in continuazione che gli inquilini di sopra,gente più grande di lei, non pagavano regolarmente l'affitto. I vicini di sopra, per ripicca, iniziarono a buttarle la terra dei concimi sporcando il balcone.
Una mattina, dopo aver attuato il suo quotidiano rituale, Flora trovò sul ballatoiola sua più acerrima nemica: una donna all'incirca della sua età, secca, con un naso grande, i capelli già grigi e una voce acuta da fare invidia a un tenore. Le due iniziarono a insultarsi con suoni duri e feroci e poi a passare alle mani fino a ruzzolare per le scale. Fu lì che la vita della signora Flora si spense per sempre. E fu lì che Francesco, due giorni dopo, cacciò via Patrizio; oramai convinto di andare a Bologna. Era il 5 aprile 1945.

In pace e in conflittoWhere stories live. Discover now