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Patrizio si fece lasciare alle porte di Bologna da una corriera stracarica diretta a Roma. L'autista fece un eccezione per la sua destinazione, una deviazione non avrebbe scombussolato ulteriormente il mondo. Erano giorni pericolosi quelli, gli Alleati, aiutati dai partigiani, stavano lentamente cacciando i tedeschi; in alcuni comuni nei giorni precedenti erano avvenute alcune manifestazioni di piazza. Protagonisti erano le donne che facevano sfoggio della loro forza.
Era il 6 aprile, il giorno prima gli Alleati avevano messo in pratica un attacco alla Linea Gotica nel settore tirrenico.
Si fece indicare la strada per Piazza Maggiore, il cuore di Bologna, arrivandoci nel giro di pochi minuti. Era la strada più comoda per arrivare a villa Durastanti, l'abitazione del suo amico Eugenio. Era di fretta, ma non poté fare a meno di fermarsi ad ammirare la piazza della città felsinea. Palazzo dei Notai, la Torre dell'orologio, Palazzo del Podestà, Palazzo Bianchi. Nella vista dell'ultimo edificio gli venne una fitta al cuore, Palazzo D'Accursio, dove nel 1920 una nutrita squadra fascista attaccò la folla riunitasi in occasione dell'insediamento della nuova giunta comunale. La gente camminava a testa bassa. I tedeschi erano lì, da due anni ancora facevano paura. Davanti il cancello della villa ci arrivò stanco. Suonò e il maggiordomo dovette aiutarlo. Il percorso sembrava breve, e invece sembrava non finire mai. Il sudore colava dalla fronte e respirava affannosamente ma era felice. Prima della guerra era già stato a Bologna e gli mancava. La città e il suo amico. "Patrizio, che ci fai qui?" chiese Eugenio, sorpreso di quella visita totalmente inaspettata.
" Non sei felice che io sia qui?" replicò lui ridendo sotto i baffi.
" Certo, certo..." si avvicinò alla cameriera e gli disse di preparare qualcosa per il suo ospite. Il maggiordomo che l'aveva accolto lo fece sedere su una poltrona. In fondo, amava beneficiare di quel lusso nonostante negli anni i Durastanti iniziarono a perdere un pò. Nella stanza entrò Angela. Patrizio si accorse che entrambi erano vestiti di nero. Alla fine del 1944 avevano perso la madre, erano ancora in periodo di lutto. Patrizio era sempre stato affascinato da Angela tanto da essere invidioso di Eugenio, fortunato ad avere una sorella come lei. Ai suoi occhi era una figura fantastica , immortale; aveva viaggiato, era abituata agli agi: era unica per lui. Alla sua vista i suoi occhi si illuminarono. Anche lei fu visibilmente sorpresa di vederlo, lo chiamò con voce assottigliata e tremante. Quando arrivò un bicchiere d'acqua, Patrizio lo assaporò lentamente. Angela lasciò soli i due, finalmente liberi di parlare. Eugenio si sedette sulla poltrona di fronte. "L'ultima volta che ti vidi" iniziò a dire Eugenio chiudendo gli occhi e ammirando il buio che si creava " sarà stato prima della guerra, forse due anni prima"
" Non essere sciocco" rise l'amico " ti avevo fatto visita nel natale di quattro anni fa. Da allora ci siamo scambiati molte lettere"
" Davvero? Sai quante? Esattamente due!" disse facendo il numero con le dita.
" Non farla così tragica, se avessi avuto un telefono ti avrei chiamato" "Peccato che noi non lo usiamo da un bel pò. Con l'aumento dei prezzi l'abbiamo venduto" sospirò " ma sicuramente non sei qui per sentire i miei affari."
" Infatti" e iniziò a raccontargli tutto. Dall'incontro con Spilla; la sua morte e la breve parentesi con i due coniugi Flora e Francesco. Infine, gli rivelò che magari l'avrebbe accolto finché non avrebbe trovato un alloggio. Finito il racconto, Eugenio soffocò una risatina
"Se fossimo semplici conoscenti penserei che tu voglia scoccare un buon letto e qualcosa di decente da mangiare" Patrizio divenne serio, si sistemò meglio sulla poltrona e scrutò Eugenio rabbioso e aspro.
"Non ridere. Vivi nel lusso ma lì fuori c'è gente disperata. E io l'ho vista" Eugenio abbassò il capo e ritornò serio.
"Hai ragione, scusami. Neppure noi c'è la passiamo bene".
I giorni trascorsero e una mattina, il 15 aprile, Angela sgridò la cameriera, una donna con i capelli bianchi e di bassa statura. Lei si scusò ma Angela non voleva starla a sentire. Patrizio assistette alla scena e una volta che la cameriera ritornò al suo lavoro, si avvicinò a Angela. " Che succede?" "Quell'imbranata" disse indicando con un cenno del capo la porta in cui era entrata la cameriera " non ne combina una buona"
" Ha dimenticato qualcosa?"
" Sì, ieri si è dimenticata il cervello dal fornaio. Ed è ritornata senza. Si è dimenticata di farsi dare il resto" "Posso ritirarlo io se vuoi" "Tranquillo. Forse neppure io devo prendermela, per poche lire poi..."
"Ci metto poco. Così ne approfitto pure per una passeggiata"
" Lo faresti davvero?" chiese lei rivolgendogli uno sguardo dolce. "Certamente" Angela gli disse il luogo esatto e di presentarsi come maggiordomo dei Durastanti.

In pace e in conflittoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ