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Quella sera Elena sospirò più e più volte. Inizialmente Giorgio non ci fece caso, poi cercò di capire; erano quasi quattro ore che Gaudenzio era uscito, l'ora della passeggiata sarebbe dovuta finire da almeno due ma lui ancora non era là in casa.

"Sta tranquilla, vedrai che sarà per strada" cercò di tranquillizzarla lui.

Lei sbuffò nuovamente e si sedette su una sedia. Si sentiva le gambe molli, poggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani.

"Sarà successo qualcosa, ne sono certa" disse avvilita.

"Ma no, magari starà parlando con qualcuno. E poi Gaudenzio non è tipo da cacciarsi nei guai. Vedrai che tra poco sarà qui.

Elena si alzò dalla sedia e si avviò verso la camera, ritornò in cucina mentre frettolosamente si infilava il cappotto "lo vado a cercare" annunciò.

"Dove vuoi andare?"

"A sapere dove razza si sia nascosto" dopodiché si chiuse la porta alle spalle senza aver lasciato tempo a Giorgio di ribattere.

Appena si inoltrò per la città si sentì male, come se fosse caduta nell'oblio. In quei momenti in cui per la prima volta percorreva ansiosamente le strade non guardò nessuno in faccia, nemmeno lei, gli occhi erano rivolti verso l'orizzonte, in qualche punto in cui si sarebbe potuto trovare Gaudenzio. Trovò qualcuno che da lontano sembrava lui e, appena vi si avvicinò un po' di più, era una pugnalata al cuore, una ferita in più perché non era lui la persona che cercava. L'ansia prese il sopravvento e lei iniziò a correre, e mentre correva la sua mente correva ancora più veloce. Le passarono in mente il loro primo incontro, i bei momenti che aveva trascorso con lui. le lacrime le rigarono le guance. Iniziò a fermare la gente, uomini, donne, bambini, chiese di lui, lo descrisse, di tanto in tanto si fermava poiché non riusciva più a controllare il pianto.

Pensò di andare a denunciare la scomparsa alla questura. Si fermò dietro una camionetta che la distanziava dall'ingresso. Stava per alzare i piedi ed entrare, quando si bloccò. Forse dovrei prima chiedere a Giorgio pensò. Quella di passare alla denuncia era un passo grande e nonostante già mesi prima avesse denunciato la scomparsa di Patrizio insieme ad Anna, si sentiva incredibilmente impotente ad entrare completamente sola o senza prima aver chiesto l'aiuto di Giorgio. Si allontanò dalla via e ritorno a casa con il cuore in gola e le lacrime che esplosero appena aprì la porta di casa.

In casa Giorgio non c'era, forse anche lui ,preoccupato, era andato a cercare il cugino, non si tolse neppure il cappotto e si buttò di peso sul letto e iniziò a singhiozzare. Affondò la faccia nel cuscino e sembrò fermarsi per sempre. Intanto entrò Giorgio. Si fermò di fronte la porta della stanza e guardò Elena. Gli fu semplice abbandonarsi a quel'emozione, come se non l'avesse mai provata. Gli cadde una singola, unica, ma piena, goccia di pianto, che dal suo occhio destro, percorse la concavità del naso, poi delle guance e della bocca, fino ad arrivare al mento. Si avvicinò, si abbassò a lei e l'abbracciò. Insieme franarono giù al suolo con la forza di diecimila uragani e il silenzio di una foglia che si stacca dall'albero e plana a terra.

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Jacobi continuò a visitare Gaudenzio due volte al giorno solo per portargli due fette di pane bruciato e un bicchiere d'acqua.

"Poi non dire che ho un cuore di pietra" gli fece presente un giorno.

"Lo dirò eccome"

"Sempre che tu riesca a uscire da qui"

Passarono due minuti di completo silenzio in cui Bruno si dedicò a spolverare le immagini dell'ormai ex dittatore e Gaudenzio, nonostante la stanchezza, cercò di sistemarsi meglio.

In pace e in conflittoWhere stories live. Discover now