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Finalmente dopo sei anni di barbarie era arrivata la notizia che il mondo intero aspettava: era l'otto maggio 1945 e finalmente arrivò l'ufficialità che la guerra era finita, dopo che i massimi ufficiali dell' esercito tedesco avevano firmato l' armistizio.

Gaudenzio sedeva sorridente dentro un bar del centro di Torino. Era gremito di gente.

"La guerra è finita!" urlavano alcuni a squarciagola ammirati con splendidi sorrisi da Gaudenzio e da coloro che erano nel bar. La gente brindava a suon di belle parole e vino, come aveva specificato un uomo che si godeva l'euforia.

La piccola radiolina messa dietro al bancone trasmetteva una canzone dalla voce dolce e suadente ma nessuno sembrava avere l'intenzione di ascoltarla, tanta era la felicità che contagiò tutto il mondo.

Era già sera e Gaudenzio si alzò dal tavolino, andò a pagare e uscì dal bar.

L'aria era già calda,l' estate, di lì a poco, sarebbe arrivata. Sorrise. Un dolce e stanco sorriso verso l' infinito.

Ancora sentiva le voci di gran baldoria che vi erano all' interno del bar. Camminò lentamente per il marciapiede. I lampioni incominciavano ad illuminarsi.

Finalmente era anche terminato l'oscuramento, non si doveva più chiudere le imposte e coprire le finestre con dei teli scuri, in modo tale che la luce non filtrasse.

La gente che incontrava lo salutava dolcemente con riguardo, chinavano un poco la testa e sorridevano, dei sorrisi che da quando era incominciata la guerra non facevano più.

Respirò il più possibile la nuova aria di vita e serenità che lo aspettava. Si fermò in un chiostro a comprare un pacchetto di sigarette.

" Buonasera"

" Buonasera a lei" il negoziante era visibilmente felice , gioioso e sorridente per la notizia che aveva sentito. Era un uomo basso, con dri capelli sparuti quà e là e indossava una squallida e sporca salopette blu.

" Vorrei un pacco di sigarette"

L'uomo si girò, indagò con gli occhi e allungando il braccio, estrasse da un angolo un piccolo pacchetto di sigarette. Le poggiò sul banco, gli disse il prezzo e Gaudenzio tirò fuori dal portafoglio i soldi. Infilò il pacchetto nella tasca del cappotto.

"Arrivederci" ma la sua voce si perse nell' aria perché l' uomo, in un modo così tanto avido, stava già contando se la somma di denaro era esatta.

Visibilmente sorpreso, Gaudenzio si girò di scatto quando si sentì colpito in pieno nel fianco.

Gemette.

Si girò.

Una donna, più o meno della sua età, lo guardava con occhi pietrificati. Aveva una pelle liscia e un viso perfettamente ovale. Portava dei capelli neri che arrivavano fino alla nuca.

" M- mi dispiace" Non avrebbe potuto dire nient' altro se non che scusarsi. Da quando aveva perso sua moglie, si sentiva così in debito con tutte le donne che incontrava.

La donna, scossa anche essa, si scusò: " non era mia intenzione colpirla. Le ho fatto male?"

" Macché, signorina... non si preoccupi, non é nulla" nonostante tutto Gaudenzio cercò di mettere la donna a proprio agio.

E stettero lì a guardarsi negli occhi analizzando uno per uno i loro elementi.

" Non mi sono presentato. Sono Gaudenzio Cappelli" Gaudenzio allungò la sua mano verso la donna.

" Piacere, io sono Elena Felicetti" la donna strinse la mano di Gaudenzio.

" Allora... Io andrei. Chissà che non ci rincontriamo"

" Sarebbe un enorme piacere" affermò Elena

In pace e in conflittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora