12 - Molto romantici i fiori secchi

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Qualche giorno dopo la grande festa di ferragosto, il duca era nella sua stanza seduto su una poltrona vecchia e costosa (apparteneva a qualche antenato ormai molto decomposto) intento a leggere un libro di poesie, muoveva appena le labbra di tanto in tanto come per sottolineare una qualche parola significativa che i suoi occhi incontravano. Aveva accanto una boccetta d'inchiostro e un pennino per lasciare qua e là, accanto a passi che lo colpivano particolarmente, un commento a bordo pagina.

Si ritrovò a pensare di colpo a un paio di occhi blu, storse il naso.

- Mi ha proprio fregato, eh?

Mormorò tra sè e sè appoggiando il pennino sul tavolo e socchiudendo gli occhi. Doveva assolutamente trovare una ragazza da sposare, ma da qualche mese ormai tutte le volte che sentiva parlare d'amore ripensava a quel giovane. Non gli importava se era un uomo (non era nemmeno sicuro se il suo sentimento fosse amore o ammirazione), non gli importava se aveva un passato oscuro e sconosciuto sul quale, persino lui, faticava a fare luce.

Sentì la porta aprirsi e sospirò, dal modo in cui la porta si era aperta aveva riconosciuto una delle domestiche, Rosalie. Non si voltò verso l'entrata.

- Cosa c'è Rosalie? Ricordati che devi bussare. Non prenderti tutte queste libertà solo perché sei la cameriera preferita di mio padre?

- Chiedo scusa, signorino. Vostro padre desidera vederla, immediatamente.

Dazai chiuse il libro con estrema calma, lo appoggiò sul tavolo e si alzò, ogni suo gesto era carico di seducente e irritante bellezza, Dazai era consapevole che con quel suo modo di fare sarebbe riuscito a conquistare l'amore di qualsiasi donna. Ad essere sinceri, in passato, si era divertito parecchio con il cuore di qualche nobildonna.

- Ti seguo, Rosalie.

La domestica annuì e fece strada lungo i corridoi della villa. Suo padre lo aspettava nel suo ufficio, un'enorme stanza ricolma di libri che nonostante le enorme vetrate era sempre avvolta in una triste penombra. Suo padre era seduto alla scrivania che sorseggiava un té mentre leggeva il giornale ignorando i plichi di fogli che aspettavano di essere letti e firmati. Nel vederli Dazai pensò che quello scansafatiche di Chuuya lavorava molto meglio di suo padre.

- Padre, eccomi.

- Oh, il mio adorato figliolo. Accomodati pure.

L'uomo indicò una poltrona accanto alla scrivania, su un basso tavolo c'era un vassoio di biscotti e una teiera colma di té. Dazai prese posto in silenzio.

- È ora che, caro mio, scegliete una moglie. Sono sempre più vecchio e vorrei dei nipotini.

- Giusto, dei nipotini. Non vi basto io?

Il padre scoppiò a ridere talmente forte che dovette appoggiare la tazza che aveva in mano, il sorriso scoprì sotto dei baffi venati di bianco dei denti ingialliti e un incisivo d'oro.

- Mi dispiace, figliolo. Sono quasi soddisfatto del lavoro che ho fatto con te.

Dazai socchiuse gli occhi e lo guardò in silenzio. Passarono diversi secondi prima che con tutta la calma del mondo rispose:

- E se non avessi intenzione di sposarmi, padre?

- Non hai capito. Non hai possibilità di scelta.

- Se posso permettermi di correggervi. Voi non avete intenzione di darmi possibilità di scelta. Poniamo per ipotesi che un giorno io mi ribellassi alla vostra volontà e facessi di testa mia.

Abisso - SoukokuWhere stories live. Discover now