29 - Borse piene di sangue

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A differenza di quello che Chuuya gli aveva detto Dazai non si presentò a casa sua due giorni dopo. Nemmeno tre e nemmeno quattro.

Chuuya stava cominciando a preoccuparsi e arrabbiarsi. Il duca riusciva davvero a farlo arrabbiare tanto quanto gli faceva battere il cuore.

Il quinto giorno decise che era ora di andare a tirarlo fuori da casa sua a calci, perciò sellò il suo cavallo e in poco tempo raggiunse la dimora dei Dazai. Il cancello era aperto. Nell'enorme giardino stava lavorando il giardiniere. Quando vide il marchese arrivare gli si avvicinò con l'annaffiatoio in mano.

- Come posso aiutarla?

- Sono qui per vedere Osamu Dazai.

Il giardiniere annuì e prese il cavallo per le briglie.

- I signori non ci sono, ma credo che non ci siano problemi se vi lascio entrare.

Detto ciò il giardiniere fischiò e subito arrivò un ragazzino, evidentemente si trattava dell'aiuto giardiniere.

- Fai entrare questo giovanotto, mentre io lego il cavallo.

Il ragazzino annuì e fece segno a Chuuya di seguirlo. In poco tempo il marchese si ritrovò nell'enorme salone d'ingresso.

- Vai a destra, poi a sinistra. Poi su per tre rampe di scale e sarete nelle stanze del signorino.

Disse l'aiuto giardiniere prima di andarsene. Chuuya si ritrovò da solo nell'enorme villa di Dazai. Non c'era nessuno in giro, la maggior parte delle tende erano chiuse.

Sembrava una casa di morti.

Chuuya seguì le indicazioni del ragazzino e si incamminò attraverso austeri ritratti, candelabri elaborati coperti di cera e statue di marmo dallo sguardo severo ricoperte di polvere.

Salì le scale in silenzio e quando mise piede sul penultimo scalino quello cigolò facendo sobbalzare Chuuya.

Doveva essere arrivato nella parte della casa appartenente a Dazai. Un lungo corridoio si apriva davanti a lui. Un lungo tappeto persiano lo attraversava tutto.

- Dazai?

Chiamò piano Chuuya e la sua voce gli tornò indietro portata dall'eco.

Bussò alla prima porta che trovò. Non rispose nessuno, allora Chuuya la aprì appena e sbirciò al suo interno.

Un ufficio vuoto.

Riprovò con la stanza successiva. Una camera vuota. Stava per chiudere la porta ed andarsene quando sentì un tonfo sordo e poi un respiro tremante.

- Dazai?

Chiamò di nuovo, ma solo il silenzio rispose. Entrò nella stanza da letto, era enorme. Nel letto di ebano scuro poteva starci persino un elefante da tanto che era grande, c'era una porta a sinistra. Chuuya ipotizzò che si trattasse della cabina armadio. Fece il giro della stanza per accertarsi che non ci fosse nessuno.

Era vuota.

Chuuya cominciò a pensare di essersi immaginato tutto o di essere stato vittima dello scherzo di un fantasma. Uscendo passò davanti la cabina armadio, inaspettatamente il suo piede finì in una pozzanghera d'acqua e per poco il marchese non scivolò.

Solo dopo un istante di smarrimento si rese conto che non era acqua quella che lo aveva quasi ucciso.

Un liquido rosso misto ad acqua filtrava da sotto la porta e si stava allargando in una pozzanghera sempre più grande.

Chuuya spalancò la porta della cabina armadio. La stanza era buia, l'unica luce era quella che proveniva dalla camera da letto, ma nonostante la penombra Chuuya capì di essersi sbagliato.

Quella non era la cabina armadio, era un bagno. E al centro in una pozza di sangue, semi avvolto in bende stracciate c'era Dazai.

Un omicidio?

No...

Una lama scintillò poco lontano dalle dita di Dazai e Chuuya capì.

Un suicidio.

- Dazai!

Corse da lui, si inginocchiò accanto a lui. I vestiti di Chuuya si sporcarono del sangue di Dazai. Chuuya, che non credeva in nessun dio si ritrovò a pregare chiunque stesse nei cieli che Dazai fosse ancora vivo.

Pregò che non fosse troppo tardi.

Prese una benda da per terra e la avvolse stretta poco sotto la spalla di Dazai nel tentativo di rallentare l'emorragia. Fece la stessa cosa con l'altro braccio. Due tagli profondi attraversavano verticalmente le braccia di Dazai.

Aveva bisogno di qualcosa per fare dei punti. Ma non aveva mai curato una ferita di tale gravità, non sapeva cosa fare. Cercando di non farsi prendere dal panico avvolse gli avambracci di Dazai strettamente nelle bende che trovò sparse per tutto il bagno.

Solo dopo si concesse un attimo di pausa per controllare se il duca fosse vivo.

Il cuore batteva debole, sempre più lentamente sotto il palmo di Chuuya. Cosa poteva fare? Doveva chiamare aiuto? Ma non poteva lasciarlo solo, forse avrebbe potuto affacciarsi sul giardino e gridare al giardiniere di chiamare un medico. Sì, era la cosa giusta da fare.

Si alzò e uscendo dal bagno andò a sbattere contro qualcuno.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa quel qualcuno lo spinse da parte e corse accanto a Dazai.

Dopo un istante di confusione Chuuya riconobbe Mori-San, il medico che lo aveva soccorso non molto tempo prima. Come faceva a sapere che Dazai aveva bisogno di lui?

Il sollievo di Chuuya in quel momento però allontanò tutti i suoi dubbi e le sue domande.

- Si può ancora salvare.

A quelle parole Chuuya sentì un'ondata di sollievo risalirgli dallo stomaco fino al cervello.

- Ha perso molto sangue, però. Portami dell'acqua.

Chuuya si mise sull'attenti e recuperò un bicchiere e una brocca d'acqua abbandonata sulla scrivania della camera di Dazai. Quando raggiunse Mori il medico stava ricucendo le braccia di Dazai, abilmente e con mani esperte.

- Dagli da bere.

- Ma lo soffoco.

Tentò di protestare Chuuya, Dazai non era di certo nella posizione migliore per ricevere acqua in bocca, ma Mori lanciò un'occhiata gelida a Chuuya, il quale si sbrigò a fare come il medico gli aveva detto.

- Ora prendi la sacca di sangue dalla mia borsa.

- La cosa?

- La sacca di sangue.

Ripetè spazientito Mori, come se fosse normalissimo girare con una sacca di sangue in borsa.

- Presa.

- Portala di là assieme alla borsa e aiutami a spostare questo idiota.

Chuuya eseguì e raggiunse Mori, stava per chiedere se Dazai fosse ancora vivo quando quel emise uno strano rantolio, il verso preoccupò Chuuya più che tranquillizzarlo. Insieme, il marchese e il dottore, spostarono il corpo privo di sensi di Dazai sul letto. Le lenzuola bianche si macchiarono del sangue che tutti e tre avevano addosso.

Il dottore sistemò tutto per fare una trasfusione di sangue a Dazai con una calma che Chuuya non possedeva assolutamente in quel momento. Se Dazai non fosse stato in punto di morte l'avrebbe preso a calci fino a farlo svenire.

Chuuya osservò Mori appendere la sacca di sangue al letto a baldacchino, c'era una sporgenza che sembrava fatta apposta la quale fece intuire a Chuuya che era una cosa che capitava spesso.

Chuuya, mentre crollava stancamente su una delle numerose poltrone nella stanza del duca, si lasciò scappare insieme ad un sospiro:

- Dottore, per fortuna è arrivato giusto in tempo, grazie al cielo.

- Ma quale cielo e cielo. Grazie alla lettera che ho ricevuto.

Lettera? Quale lettera?

A. A.

Lo so, mi state odiando sempre di più. Ma mi sono fatta perdonare con due capitoli in un giorno (;

Abisso - SoukokuWhere stories live. Discover now