33 - La situazione è brutta, molto brutta

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Il suo sorriso si spense non appena vide un fiore nero sbocciare sulla guancia di Chuuya tra volute di fumo scuro.

Il campanile del paese batté i quattro rintocchi.

Il fumo cominciò a uscire abbondante dal corpo di Chuuya e cominciò ad avvolgersi attorno ai mobili della stanza, mescolandosi con le ombre.

Dazai si alzò di scatto ignorando la testa che girava e l'attacco di nausea che gli mandò in subbuglio lo stomaco e crollò seduto sul pavimento accanto al divano sul quale era sdraiato Chuuya, il copro del ragazzo emanava un'aurea che sapeva di morte. Dazai vide la stoffa del divano a contatto con la pelle del marchese consumarsi e scolorirsi, l'ultima volta (ne era sicuro) non era stato così.

Prese la mano di Chuuya e la strinse quasi aspettandosi di vedere la propria mano invecchiare e decomporsi a quel tocco, ma non successe nulla, il fumo venne riassorbito nel corpo di Chuuya.

Dazai con l'altra mano, tremante per lo sforzo, slacciò la morbida camicia di Chuuya e osservò il petto segnato di nero, le rose con i loro petali e le loro spine erano lì, più rigogliose che mai, decorate da bellissimi mandala. Con un sospiro il duca appoggiò una mano sul petto di Chuuya, proprio dove la rosa più grande sbocciava sul cuore.

A quel contatto il respiro del marchese si fece più regolare e rilassato, il viso meno corrucciato e l'espressione più rilassata. Dazai appoggiò la guancia al bordo del divano, il pavimento di legno era duro, ma non era nulla per lui che era rimasto sdraiato tutto il giorno sulle mattonelle del bagno, e guardò Chuuya da sotto le ciglia lunghe.

Si chiese come poteva essere assonnato dopo essere stato svenuto tutto il giorno, la stanchezza stava avendo il sopravvento si di lui e poco dopo, senza volerlo, si addormentò mezzo accasciato sul divano con una mano stretta in quella del marchese e l'altra appoggiata sul suo petto, ascoltando i suoi battiti e godendosi il calore di quel contatto.

Un colpo alla porta.

Dazai si mise dritto di scatto e gemette per una fitta di mal di testa e dolore alla schiena per aver dormito in quella posizione assurda. Il sole filtrava attraverso le tende, segno che era mattina da un pezzo. Chuuya dormiva ancora, i segni si erano un po' scoloriti, ma erano ancora lì. Provò a mollare la mano di Chuuya. Nessun fumo nero. Bene.

Un altro colpo alla porta.

Qualcuno stava bussando.

- Chi è?

Chiese con la voce impastata di sonno Dazai e quando sentì rispondere la voce di Tachihara si rilassò.

- Posso entrare? È urgente.

- Entra pure Tachihara, il nostro marchese ha avuto una delle sue serate.

- Oh, santo cielo.

Esclamò Tachihara entrando, osservò Chuuya preoccupato e si sbrigò a richiudergli la camicia, guardò preoccupato la rosa che aveva sulla guancia.

- La situazione è molto brutta, duca.

- Che succede?

- Abbiamo visite, visite non molto gradite.

- Mio cugino? Vuole parlare con il marchese?

- Esatto.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Tachihara e Dazai si guardarono nel panico. Chuuya era svenuto, con strani marchi sul corpo che andavano via via scomparendo. Non era decisamente il caso di presentarlo a un cacciatore di streghe in quelle condizioni.

Dopo un attimo di panico Dazai guardò Tachihara:

- Ho un'idea. Porta il marchese a letto, con un po' di trucco cerca di coprire il marchio sulla faccia e sulle mani. Io vado a parlare con mio cugino e gli dico che il marchese è malato e non può riceverlo.

- Mi piace questo piano, duca.

Sorrise Tachihara e si caricò il marchese sulle spalle.

- La prego di sbrigarsi, prima che a vostro cugino venga la pessima idea di curiosare in giro.

Dazai annuì e grandi passi uscì dalla stanza, diretto verso alla sala d'ingresso. Perchè accidenti non aveva un solo parente gentile, carino e sano di mente? Sarebbe stato decisamente meglio se fossero stati tutti morti, seppelliti sotto diversi metri di terra.

- Cugino, che sorpresa vederti qui. Hai passato una divertente notte con il marchese?

Ghignò Dostoevskij non appena lo vide. Aveva in mano il capello e il bastone da passeggio, a Dazai sarebbe piaciuto fargli ingoiare quello stupido capello e picchiarlo con quel bastone.

- Temo che abbiamo due idee diverse di "divertente". Il marchese è malato e mi sono preso cura di lui, sotto ordine del dottor Mori.

- Con che criterio i tuoi genitori hanno affidato la tua educazione ad un nobile? È per questo che manchi di conoscenze in diversi campi. Imbarazzante da parte dei tuoi, davvero.

- Almeno io non manco di buona educazione e intelligenza.

Il cacciatore di streghe scoppiò a ridere e entrò nel salone d'ingresso senza che nessuno lo avesse invitato. Dazai lo fulminò con lo sguardo.

- Non mi hai sentito? Il marchese è malato, svenuto a letto. Non può riceverti ora.

- Ho urgenza di vederlo.

- È svenuto.

- Di vederlo non di parlargli.

- Sembri un maniaco, vattene da questa casa e lascia quel povero ragazzo in pace.

- Se fa uso di stregoneria io ho il compito di scoprirlo e ucciderlo per garantire la sicurezza dei cittadini del regno.

Dazai lo guardò scettico:

- Pensi che osservare un pover uomo malato possa farti capire se uno è un pericolo pubblico o no?

Dazai fu tentato di spingerlo fuori di casa e chiudergli la porta in faccia. Non tollerava più la sua presenza.

- Cugino, fammi vedere il marchese.

- È un vero peccato che io non prendo ordini da te. Non sei benvenuto in questa casa, specialmente ora. Vattene.

Dazai lo guardò irremovibile, era di fronte a lui e gli bloccava il passaggio. Non lo avrebbe lasciato entrare per nessun motivo e il cacciatore di streghe se ne rese conto.

- Questo comportamento è sospetto, me lo ricorderò. Non venire a frignare da me, quando il tuo amato e prezioso marchese brucerà al rogo come quella prostituta della sua dipendente. Vi auguro buona giornata e buona guarigione.

Detto ciò Dostoevskij uscì dalla casa sbattendo la porta e Dazai tirò un sospiro di sollievo. Si pentì solo di non averlo sbattuto fuori di casa a calci.

Abisso - SoukokuHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin