28 - Chuuya è un'enorme ciliegia capelluta

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Chuuya aveva reagito d'istinto. Tutta la sua razionalità era andata a farsi benedire in quel momento. Aveva le mani appoggiate sul viso di Dazai, gli occhi socchiusi e le labbra contro quelle del duca.

Ed eccola lì, l'emozione che aveva provato sulla spiaggia si fece viva di nuovo. Tutto il passato sembrava lontanissimo, la storia di un Chuuya di un altro universo. C'era solo il presente, il mondo che esisteva  fino ad un attimo prima sembrava essere stato cancellato. Erano solo loro due e quel divano foderato in velluto. E Chuuya adorava questa sensazione, per la prima volta si era accorto del rumore che fa un cuore mentre batte.

Dazai gli appoggiò le mani sui fianchi e lo attirò a sè. Chuuya non se lo aspettava e preso alla sprovvista si staccò di colpo boccheggiando.

- Hm? Non ti piace, marchese?

Chuuya sentì tutto il sangue che aveva in corpo affluire al viso, probabilmente ora la sua faccia era un'enorme ciliegia capelluta.

- Sì, ma... Mi hai preso alla provvista.

- Sì? Ti piace quindi?

Dazai gli lanciò un'occhiata obliqua e Chuuya ricambiò lo sguardo con occhi confusi. Poteva sentire il calore delle mani di Dazai attraversò i vestiti. Era troppo per lui. Il suo cervello andò letteralmente in cortocircuito. Si allontanò un attimo e premette una mano sul viso di Dazai per tenerlo lontano.

- Un attimo. Ho bisogno di un secondo.

- Sei così innocente, Chuuya-kun. Hai mai fatto pensieri sporchi nella tua vita?

Domanda sbagliata. Dazai si ritrovò a sputacchiare i pelucchi del cuscino che Chuuya gli aveva appena sbattuto in faccia con forza. Chuuya si alzò e lasciò la stanza, Dazai dal salotto sentì la porta della stanza di Chuuya due piani più sopra sbattere con forza.

Sospirò e si passò una mano sul viso. Non doveva provocare il marchese mentre era evidentemente in una tarda crisi ormonale, solo che le reazioni esagerate di Chuuya quando gli lanciava frecciatine erano impagabili e assurdamente divertenti.

Restò seduto per lunghi ed interminabili minuti su quel divano, poi si alzò. Fece un giro per la villa, un giro per il giardino e un altro giro per la villa. Era passata ormai un'ora, forse di più, da quando il marchese si era chiuso nella sua stanza. Dazai non aspettava di averlo sconvolto così tanto, prese coraggio e andò a bussare alla porta della camera di Chuuya.

Nessuna risposta.

Ora Dazai cominciava a preoccuparsi seriamente.

- Chuuya-kun?

Ancora nessuna risposta. Dazai mandò in malora tutte le buone maniere, abbassò la maniglia ed entrò. Chuuya era disteso a letto, a petto nudo. Aveva gli occhi chiusi, sembrava addormentato. Ma dal ritmo con cui il petto di Chuuya si alzava e si abbassava Dazai intuì che era sveglio. Si sedette sul letto accanto a lui.

- Va tutto bene?

- No.

Rispose il marchese e quella risposta schietta riuscì a sorprendere Dazai. Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire, nè cosa fare. Forse doveva scusarsi? Ma per cosa doveva scusarsi?

Gli occhi gli caddero sulle cicatrici sul petto di Chuuya e capì, si lasciò scappare un sospiro e si diede dello stupido per non averci pensato prima.

- Sai, Chuuya-kun. Io non amo il contatto fisico, per via di... Certi fatti che sono successi nella mia vita.

- A me sembra che ti piaccia, invece.

Chuuya socchiuse un occhio e lo guardò serio da sotto quelle ciglia lunghe e chiare.

- Ma ho scoperto che se sei tu a toccarmi, posso sopportarlo e mi piace. Perché so che tu non mi faresti mai del male.

Dazai aveva detto quelle parole solo per fare sentire meglio il marchese, ma subito dopo averle pronunciate si rese conto che erano vere, che credeva davvero in tutto quello che aveva appena detto.

Chuuya aprì anche l'altro occhio. Una mare in tempesta si posò su Dazai.

- Non ho intenzione di farti del male, Chuuya.

Dichiarò Dazai e un po' titubante tese la mano e la appoggiò sul petto di Chuuya, all'altezza dello sterno, su una delle numerose cicatrici.

Il marchese irrigidì le spalle e trattenne il respiro, ma non disse nulla. Dazai prese quel silenzio come un invito e fece scorrere la mano lungo la cicatrice. Chuuya si lasciò sfuggire un sospiro, poi di scatto si mise seduto per avere gli occhi all'altezza di quelli di Dazai.

- Non so niente di te.

- Non è vero. Sei l'unica persona al mondo che sa tante cose su di me.

- Eppure non so niente.

Le parole di Chuuya lo travolsero. Il marchese aveva ragione dopotutto.

- Non c'è niente di interessante da sapere.

- Sei proprio un idiota, Dazai. Non mi importa se sia interessante o meno. Io ti ho raccontato tutta la mia vita e mi è sembrato di togliermi un peso dal cuore.

- Meglio per te.

Dazai vide le Chuuya stringere i pugni e capì di essere andato un po' oltre, non sapeva se aspettarsi di essere colpito.

- Pensi che sia cieco? Credi che non mi renda conto che tu soffri? Ho intuito cosa nascondi dietro tutte quelle bende.

- Un grande fascino?

- Dazai, stai mettendo la mia infima pazienza alla prova. Non parli mai di te, è come se cercassi di annullarti, di sparire. Io forse vivo troppo nel passato, ma non è dimenticando quello che abbiamo alle spalle che si vive meglio il presente.

- Sei diventato un filosofo ora?

- Stai reagendo con battutine solo perché non vuoi esporti.

Sentenziò Chuuya guardandolo gelido e Dazai sobbalzò, il marchese l'aveva compreso, meglio di quanto lui avesse mai fatto.

- E anche se fosse? Non mi va di svelare i miei pensieri, la mia storia, me stesso al primo che capita.

- Ah, quindi io sono il primo che capita?

La voce di Chuuya era piena di delusione, tornò sdraiato e gli diede la schiena.

- Siamo entrambi scossi Dazai per quello che è successo oggi, va a casa. Torna fra qualche giorno e ne riparliamo a mente lucida.

- Chuuya...

- Non dire nulla, non le voglio le tue scuse e tantomeno le tue pessime lezioni sulla vita. Se non l'hai capito ti sto mandando via.

Dazai si alzò e senza dire nient'altro se ne andò, lasciando dietro di sé la porta aperta.

A. A.

*si prepara ad aprire un nuovo allevamento di procioni*

Abisso - SoukokuWhere stories live. Discover now