30 - Chuuya, i procioni e le minacce

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Dazai socchiuse gli occhi.

La luce soffusa di una candela per un attimo lo accecò, provocandogli una fitta di mal di testa. Nonostante il mal di testa percepiva attorno a sè uno strano tepore, come se fosse stato avvolto in numerose coperte. Aprì piano un occhio e sbirciò l'ambiente circostante.

Nel camino del salotto bruciava del fuoco, il crepitio delle fiamme aveva un che di dolce e rilassante. Aprì anche l'altro occhio.

Era in un salottino dal pavimento di legno e le pareti dipinte di colori caldi in tinta con le tende e le poltrone. C'era una sola candela accesa accanto alla poltrona sulla quale era seduto e l'unica fonte di luce oltre a quella era il fuoco nel cammino che creava strani giochi di ombre sul pavimento e sulle pareti.

Era a casa del marchese?

Per un attimo fu assalito da un forte senso di smarrimento, la sensazione di aver saltato un passaggio nella sua vita lo assalì. O il paradiso era uguale alla casa del marchese (si sentiva più destinato all'inferno, però) oppure non era morto e stava per morire per mano di un Chuuya fuori di sè dalla rabbia.

Era certo di aver perso conoscenza in una pozza di sangue sulle piastrelle nere e fredde del suo bagno, come aveva fatto a risvegliarsi lì? Si guardò agitato le braccia. Bruciavano.

Erano state perfettamente fasciate, un lavoro così perfetto che solo Mori sapeva fare e la piega del gomito era avvolta in una garza, segno che gli erano state fatte delle trasfusioni. Come aveva fatto Mori ad arrivare fino a lui in tempo?

Troppe domande si affollarono nella sua testa e se non fosse stato così debole e stanco sarebbe stato aggredito da un forte nervosismo per non riuscire a ricostruire cosa gli era successo.

Fu tentato di alzarsi, ma appena raddrizzò la schiena un'ondata di nausea gli strinse lo stomaco, si rimise immediatamente seduto contro la poltrona. Dopo poco si rese conto che indossava vestiti mai visti. Qualcuno, o Mori o Chuuya, gli aveva pure cambiato i vestiti sporchi di sangue sostituito con una morbida camicia di lino e dei pantaloni morbidi e dal taglio orientale. Era quasi sicuro che abiti del genere potevano appartenere solo al marchese.

In quel momento la porta si aprì, udì un bisbiglio indistinto che cessò subito non appena il suo visitatore si era reso conto che era sveglio.

Un altro bisbiglio e la porta si richiuse.

Passarono lunghi e interminabili minuti prima che la porta si riaprisse. Chuuya comparve sulla porta, era vestito in maniera semplice, solo una camicia su dei pantaloni scuri, aveva i capelli scarmigliati come se fosse appena uscito da una rissa con due procioni selvatici e due occhiaie pronunciate.

- Tu... Brutto idiota, ringrazia gli dei che sei messo male se no ti riempivo di sberle fino a farti spuntare un terzo occhio.

Dazai fece fatica a trattenere una risata. Il marchese da arrabbiato sapeva essere davvero originale. Chuuya entrò nella stanza seguito da una cameriera che teneva in mano un vassoio di cibo.

- Sono vivo.

- La cosa ti dispiace?

Dazai non rispose, troppo impegnato a guardare il vassoio pieno di cibo. Nonostante la nausea causata dalla debolezza stava morendo di fame e il suo stomaco esigeva immediatamente di essere riempito. Chuuya prese il vassoio e lo posò sul tavolo accanto alla poltrona di Dazai.

- Serviti pure.

Dazai non se lo fece ripetere due volte e afferrò un pezzo di pane con una salsa invitante e si riempì la bocca.

- Hai appetito, bene.

Chuuya lo studiò per un lungo istante, poi si decise a spiegargli un po' la situazione.

- Mori dopo averti fatto una trasfusione ha deciso che a casa tua in quelle condizioni non potevi stare, ha detto che non ti voleva tra i piedi in clinica quindi ti abbiamo portato qui, lavato e messo comodo, stupido scroccone.

Sulle ultime parole Chuuya distolse lo sguardo con le guance appena arrossate. Dazai sussultò. Chuuya lo aveva lavato? Quindi probabilmente l'aveva vista mezzo nudo... O completamente nudo. E lui troppo impegnato ad essere privo di sensi si era perso la scena. Dazai si maledisse per questo.

Chuuya afferrò un dolcetto dal vassoio e se lo mise in bocca voracemente sporcandosi appena gli angoli della bocca di crema. Dazai fu tentato di alzare una mano e pulirgli le labbra, ma appena provò a spostare il peso per protendersi verso di lui fu colto da un giramento di testa che lo costrinse di nuovo contro la poltrona.

- Come avete fatto ad arrivare al momento giusto?

Domandò Dazai non riuscendo più a trattenere la curiosità.

- Io per puro caso. Ero preoccupato perché dopo la nostra discussione non avevo più visto il tuo brutto muso in giro.

- Ma che dolce che sei, eri preoccupato per me.

- Sta zitto o ti taglio la lingua. E NON PROVARE A FARE BATTUTINE SCONCE, BASTARDO.

Dazai in effetti stava per uscirsene con una delle sue frecciatine, ma si limitò a ridere nel vedere la faccia del marchese.

- Mori invece?

- Mori ha ricevuto una lettera che gli diceva di precipitarsi a casa tua, ne sai qualcosa?

Dazai strabuzzò gli occhi. Ma che accidenti? Una lettera? Chuuya si sfilò dalla carta un foglietto e glielo mise davanti agli occhi. Su una carta sporca ingiallita erano state incollate lettere di giornale di dimensione e caratteri diversi che formavano la frase: "Dazai sta per morire a casa sua, serve una trasfusione. Ora."

- Ma...

Dazai la guardò senza capire.

- Non l'hai scritta tu, deduco dalla tua faccia sconvolta.

- No assolutamente... Non ne sapevo nulla. Nè riesco a immaginare chi abbia potuto inviare questa lettera a Mori.

- Neanche io e il dottore siamo riusciti a capire.

Le parole di Chuuya furono seguite da un silenzio pieno solo dal crepitare del fuoco e Dazai che mangiava un boccone dopo l'altro. Quando finalmente il duca si sentì lo stomaco pieno lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e lanciò uno sguardo obliquo a Chuuya.

- Chuuya.

- Hm?

- Grazie di avermi trovato e salvato.

Il marchese si lasciò scappare un sospiro a metà tra lo stanco e l'esasperato. Non disse nulla. Dazai si prese un istante per ammirare il giovane davanti a lui.

Due occhi color tempesta brillavano di un colore troppo meraviglioso per essere descritto, mentre riflettevano le fiamme calde e accoglienti del fuoco, le guance arrossate, le labbra socchiuse in un'espressione pensierosa, i capelli adorabilmente in disordine e le mani che stringevano l'orlo della camicia. La voce di Chuuya riempì la stanza:

- Perchè?

In risposta solo il silenzio.

- Perchè fare un gesto del genere?

Chuuya si voltò di colpo a guardare Dazai, due occhi pieni di fuoco si puntarono in quelle di Dazai. Il duca sentì il suo cuore fermarsi un istante prima di cominciare a battere un po' più veloce di prima.

- Vedi Chuuya-kun... Quando ti impediscono di esprimerti, non ti resta che sopprimerti.

A. A.

Dovete sapere che ho deciso di scrivere questa storia perchè un sera, mentre stavo vivendo sentendomi inutile come al solito, ho ricevuto l'ispirazione divina e nella mia testa è comparsa la scena di questo capitolo. Dazai e Chuuya davanti al camino che parlano e Dazai che dice l'ultima frase del capitolo. E quindi sì, sto scrivendo una storia da più di quaranta capitoli solo per questa semplice scena. (:

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora