23 - Un segreto tra me, te e il tuo cavallo

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La spiaggia era deserta, il mare sotto il cielo nero si agitava fuorioso. Avevano galoppato per un'ora verso nord. Ora erano arrivati fino in riva all'oceano.

Chuuya prese un profondo respiro, andava meglio. La cavalcata gli aveva schiarito le idee e il rumore del mare aveva da sempre il potere di calmarlo, dopotutto era un mercante, figlio di mercanti. Il mare era casa sua più di qualsiasi altro posto sulla terra ferma.

Sotto lo sguardo attonito di Dazai si levò le scarpe e le appese alla sella del cavallo, si arrotolò i pantaloni e lasciò che la spuma gelida delle onde che risaliva lungo la sabbia gli bagnasse i piedi.

- Va meglio, Chuuya-kun?

- Decisamente. Grazie per avermi fermato per ben due volte dal compiere un omicidio.

- Tre volte.

Sorrise Dazai sedendosi su un sasso poco lontano.

- Hai problemi con i cacciatori di streghe per via di quel tuo problemino genetico?

Chuuya non si aspettava una domanda così diretta, quindi non potè fare a meno di fulminare Dazai con lo sguardo. Poi però scosse la testa e andò a sedersi accanto a lui.

- In parte. Ma non è quello il problema principale.

Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale Dazai non potè fare a meno di chiedersi se il ragazzo avrebbe continuato a raccontare la storia di sua spontanea volontà.

- Mia madre è stata bruciata al rogo come strega. Mia madre genetica, non la mia attuale. Come avrai intuito, io sono stato adottato dai Nakahara.

- Sì, l'avevo capito.

- L'unica colpa che aveva era di avermi come figlio. Il figlio del diavolo, il bimbo maledetto era figlio suo. Durante uno dei miei attacchi, una volta, ho ammazzato una vecchietta del mio villaggio. Molti mi hanno visto e hanno cominciato a mettere in giro pessime voci sul mio e il suo conto. E alla fine mio padre l'ha consegnata alle autorità dicendo che l'aveva tradita con il diavolo.

- È anche perché hai i capelli rossi?

Chuuya annuì e affondò le dita nella sabbia appena umida. Ricordava così chiaramente il giorno in cui aveva assistito al rogo di sua madre. C'erano stati tre protagonisti quel giorno: lui, il fuoco, e la folla.
Sospirò e appoggiò la testa contro la spalla di Dazai.

C'era una così bella atmosfera in quel momento nonostante le pessime memorie che vi alleggiavano. A Chuuya ricordava la magia che aveva reso prezioso il momento del loro primo incontro, molti anni prima, nel giardino della grande abitazione dei Dazai.

Era un attimo significativo, lo capiva da come l'aria attorno a loro vibrava, carica di qualche strana energia.

- L'ho vista bruciare. Mi hanno costretto a vedere mia madre bruciare con i miei occhi, poi mio padre mi ha venduto ad un esorcista. Molte delle cicatrici me le ha fatte lui, voleva far uscire il demonio che c'era in me.

- Sei tutto un demonietto, Chuuya-kun.

Cercò di sdrammatizzare Dazai.

- Poi come ti hanno trovato i Nakahara?

- Oh, anche questa è una bella storia. Ho ucciso l'esorcista, per sbaglio. Ho ucciso un bel po' di gente per sbaglio ora che ci penso, ero un bambino solo, senza nessuno. Non ci volle molto che persone non molto raccomandabili mi catturarono, fui venduto come schiavo e mi comprò il marchese Nakahara in uno dei suoi viaggi, dopo che era morto il suo precedente servitore. Una notte, sempre per sbaglio, usando i miei poteri ho salvato l'intera carovana nella quale stavamo viaggiando uccidendo una trentina di ladroni. Da quel giorno il marchese mi ha preso sotto la sua ala protettiva e mi ha cresciuto come figlio.

- Hai vissuto una vita sola, ma sembra che ne abbia vissute un centinaio.

Commentò Dazai con una sorta di ammirazione nella voce, l'ammirazione di chi è vissuto solo di normalità e libri.

- Non ho nemmeno sangue nobile. Non meriterei di essere qui a parlare con un riccone come te se non fosse per mio padre adottivo.

- Sei più nobile di molti nobili di sangue che ci sono in giro, Chuuya-kun.

- Non voglio che Natsuo muoia come mia madre. Non voglio vederla morire come mia madre.

Dazai alzò la testa al cielo rapidamente e strizzò gli occhi. Nel cielo, verso nord, tra le nuvole, gli pareva di aver scorto un bagliore.

- Credo che le stelle siano in ascolto.

Mormorò Dazai quando Chuuya lo guardò interrogativo.

- È buio qui, duca. Nessuno può vedere quello che facciamo.

Sentenziò di colpo Chuuya cogliendolo di sorpresa. Dazai si chiese a cosa alludesse in particolare il marchese con quelle parole, sapeva che la disperazione, la paura, il desiderio di dimenticare il passato può spingere le persone a compiere imprese folli, assurde.

- No, nessuno. Resterà un segreto tra me, te e il tuo cavallo.

Mormorò il duca chinandosi appena verso di lui, era così buio che faceva persino fatica a distinguere la posizione di Chuuya, di sicuro era appoggiato contro Dazai e aveva le mani nella sabbia e le labbra contro le sue.

No, aspetta. In che senso?

Aveva le labbra contro le sue e Dazai ci mise un po' a metabolizzare quel fatto. Sgranò gli occhi, fu tutto inutile perché vide solo il buio. Non se lo aspettava, non dal marchese, però non si tirò indietro, non valutò nemmeno la possibilità di farlo, anzi fece scivolare una mano tra i capelli scompigliati del marchese e lo attirò a sè per la nuca.

Dazai non si aspettava che i baci fossero così umidi e così caldi e che il marchese fosse così impacciato a limonare e non si aspettava neanche che un bacio prima così delicato potesse trasformarsi in un tale gioco di labbra, morsi, lingue pieno di foga.

Chuuya si allontanò da lui dopo quella che a Dazai parve un'eternità, aveva ancora la mano appoggiata tra i suoi capelli.

- Un segreto tra me, te e il mio cavallo, dunque.

- Sì.

Sussurrò Dazai prima di baciarlo di nuovo. E fu in quel momento che provò una sensazione assurda, al di fuori di qualsiasi immaginario. Gli parve che qualcosa si fosse appena rotto dentro di lui con un sordo crack. Tutte le ragnatele che gli pareva avvolgessero il suo corpo, come se fosse un violino abbandonato in soffitta vennero strappate via da lui, lasciandolo un po' troppo esposto per i suoi gusti.

Forse alla fine bastava davvero poco per ritrovare sè stessi.

A. A.

(:
So che questo capitolo vi è piaciuto, lo so molto bene.

Abisso - SoukokuDär berättelser lever. Upptäck nu