16 - Dazai non sa ancora rattopparsi

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Qualcuno lo toccò su una spalla.

Il duca trasalì e alzò di scatto la testa, davanti a lui il suo medico e tutore sorrideva amabilmente sventolando un aggeggio affilato e tagliente.

- Buongiorno, Dazai-kun. Dormito bene?

- Mori.

Salutò con un segno del capo Dazai. Il sole stava sorgendo, la stanza cominciava a illuminarsi della tenue luce dell'alba, gli intarsi d'oro che decoravano i mobili della stanza brillavano e l'atmosfera nella camera da letto aveva un che di dolce e delicato. Il duca sbadigliò coprendosi la bocca con il dorso della mano, poi esaminò le condizioni del marchese.

Dormiva ancora, immobile, nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato la sera prima. I tatuaggi sul petto erano quasi scomparsi del tutto, ma si intravedevano ancora, sbiaditi, sulla pelle. La rosa all'altezza del cuore, tuttavia, era ancora di un nero scuro e ben visibile.

- Mi è stato detto che avevi un caso interessante da mostrarmi.

Sorrise Mori, mettendosi in tasca l'oggetto che aveva in mano e avvicinandosi a osservare le condizioni di Chuuya.

- E sono felice di constatare che sia così. Che ne dici se riportiamo il marchese Nakahara nella sua stanza?

- Avrei voluto farlo molto prima, ma avevo paura di spostarlo.

Ammise Dazai. Poi allontanò la mano da Chuuya e il solito fumo, sebbene più leggero e meno abbondante rispetto a quella notte, fuoriuscì dai segni che ricoprivano il corpo di Chuuya, come se lui si stesse lentamente trasformando in fumo.

Il duca dopo qualche secondo, il tempo necessario perché Mori potesse analizzare al meglio la situazione, toccò la guancia a Chuuya facendo tornare tutto come prima. Poi mentre prendeva in braccio il marchese e si avviava verso la sua stanza da letto, spiegò rapidamente i fatti di quella notte e come, inspiegabilmente, il suo tocco sembrava limitare l'avanzare della maledizione.

Dazai adagiò Chuuya nel suo letto e si buttò sulla prima poltrona che trovò libera all'interno della stanza con un sospiro carico di stanchezza. Poi si ricordò che se mollava Chuuya poteva succedere un disastro, si alzò di colpo e raggiunse il corpo del marchese con un'espressione di assonnato sconforto.

- Non sono molto sicuro sia una maledizione, Dazai-kun.

- Ah no?

- Sembra genetica.

- Puoi curarlo?

- Santo cielo, Dazai. Non ti ricordi nulla di ciò che ti ho insegnato? Le malattie genetiche sono difficilissime da curare. A parte il fatto che dubito che questa sia una malattia, penso solo sia una sua peculiarità.

- Quindi tu sapevi dell'esistenza della magia?

- All'incirca.

- Magia, alchimia e medicina non sono poi tanto diverse come si crede. Ora fammi il piacere di tacere e lasciami visitare il marchese.

Dazai tacque e quando vide che anche il segno all'altezza del cuore stava svanendo si alzò per poi sprofondare nella tanto agognata poltrona. Mori intanto visitò con attenzione il corpo di Chuuya, quando sollevò una palpebra per vedere gli occhi, Dazai notò con sollievo che erano tornati normali.

Alla fine della visita il dottore sentenziò solamente: - Ha la febbre.

Dazai lo guardò pieno di perplessità.

- Scusa? Non mi sembra una normale influenza questa.

Mori scoppiò a ridere e scosse la testa.

- Non ho mai detto questo. Ora perché non vai a dormire un po' Dazai-kun? Mi occupo io del marchese, tra un pò le tue occhiaie toccano per terra. È importante riposarsi, soprattutto dopo che si è perso molto sangue.

Abisso - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora