Passi avanti

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Taehyung non si era presentato in palestra per la settimana successiva e Jungkook non gli aveva più scritto. Fortunatamente, alla sfilata mancava ancora più di un mese e non era dunque momentaneamente necessaria la presenza dei modelli, per cui fu facile evitarlo anche al lavoro. Aveva rimuginato su quello che era successo per tutto il tempo e non riusciva ancora a capacitarsene. In un primo momento aveva dato colpa all'alcool, perché era palese che Jungkook fosse un maschio asiatico etero, lo aveva detto lui stesso a quello stupido gioco che non era mai stato con un uomo.

Di certo, però, non poteva ignorare quella specie di flirt che si era creato tra di loro e il fatto che lui aveva sviluppato una stupida cotta per l'altro. Per quanto fosse spaventato alla sola idea e per quanto facesse ancora un'immensa fatica ad accettarlo, non poteva negare che quella tensione che si era creata lo mandava in panico e allo stesso tempo su di giri.

Era sempre più confuso.

Proprio per questo, aveva deciso di buttarsi a capofitto nel lavoro, in modo da arrivare a casa talmente stanco da riuscire a raggiungere a malapena il letto prima di collassare. Si era portato avanti con l'organizzazione dell'agenda di Jung-Su per almeno l'intero mese, aveva sistemato tutte quelle boriose scartoffie che giorno dopo giorno, da bravo procrastinatore quale era, accumulava sulla sua scrivania nella speranza che qualche fatina dei documenti le sistemasse da parte sua. Era persino sceso in sartoria da Jang-Mi per aiutarla a prendere le misure di alcuni capi e aveva portato la colazione al tredicesimo piano a Jimin, fermandosi ad ascoltare i suoi problemi di cuore, pur di non pensare ai propri.

Dopo essere letteralmente scappati da quella serata che aveva preso una piega che non preannunciava nulla di buono, Jimin si era fermato a dormire nel suo appartamento, un po' perché doveva smaltire la sbornia e non aveva le forze di tornare fino a casa sua, un po' perché aveva bisogno del suo amico.

A quanto pare, mentre Taehyung era impegnato fuori con Jungkook, Jimin era indaffarato a vincere una gloriosa battaglia con la lingua di Yoongi che gli era finita accidentalmente in gola. Gli aveva raccontato che avevano limonato di brutto davanti alla porta del bagno, fino a che il proprietario di casa non aveva tentato un approccio ancora più diretto, scendendo con le mani a palpargli il culo. In quel momento il biondo si era riscosso e con il fiato corto e le guance in fiamme, aveva tagliato la corda.

-Non puoi continuare a scappare ogni volta che ti bacia- gli aveva quasi sussurrato a mo' di rimprovero nel buio della sua stanza, mentre se ne stavano rannicchiati sotto le coperte.

-Tae, credo che mi piaccia sul serio- quello di Jimin era stato quasi un pigolio, ma a quella stretta vicinanza arrivò chiaro e forte alle sue orecchie. Sorrise di fronte alla tenerezza del suo migliore amico. L'ultima volta che ricordava l'ammissione di una cosa del genere erano al terzo anno di liceo e Jimin aveva iniziato ad uscire con quello che poi sarebbe diventato il suo primo ragazzo, ma anche la sua prima brutta rottura, che lo aveva forse un po' trasformato in quello sfacciato latin lover.

-Sono felicissimo per te Chim- lo abbracciò stretto, scoccandogli un bacio sulla testa. Avrebbe tanto voluto che ci fosse quella stessa chiarezza nel suo cuore e nella sua testa, ma quel corvino sbruffone non faceva altro che alimentare i suoi nascenti dubbi. Si era sentito un vero codardo per non aver risposto a quel messaggio e per non essersi presentato al loro appuntamento in palestra, aveva anche pensato di recarcisi il giorno successivo, appioppando la scusa del cellulare rotto e del troppo lavoro, ma poi il coraggio gli era venuto meno e si era ritrovato seduto sul divano con una vaschetta di gelato in grembo e un grosso cucchiaio in mano. A fanculo tutti gli sforzi della palestra. Ad aggravare la situazione c'era il fatto che non riusciva a togliersi la sensazione della vicinanza di Jungkook, della sua lingua calda che scorreva sul suo collo. Si era ritrovato a desiderare che quella lingua scorresse anche da qualche altra parte, magari più giù, dove aveva sentito un forte calore crescere e ingrossarsi. Si era perfino ritrovato a chiedersi cosa sarebbe successo se Jimin non li avesse interrotti. Si sarebbero baciati? La cosa sarebbe degenerata? Forse era meglio non saperlo.

Between you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora