Un diavolo per capello

885 63 12
                                    

-La smetti di fissarmi il culo come un maniaco?! - ormai Jungkook non cercava neanche più di nasconderlo. Sentiva che il suo sguardo insistente avrebbe potuto tranquillamente fargli un buco nei pantaloni per vedere quello che c'era sotto.

-Stavo controllando che svolgessi correttamente l'esercizio-

Certo come no, mentre sto allenando le braccia.

Terminò la sua serie, sotto lo sguardo un po' assente del suo personal trainer, talmente assorto nella contemplazione del suo fondoschiena, che non si era accorto di essere immobile in mezzo alla palestra da almeno dieci minuti.
Come promesso, Taehyung era tornato ad allenarsi e ora, quella tensione che aveva accompagnato le loro ore passate lì dentro, era esplosa come una bolla. Oramai avevano superato, con un salto carpiato degno di medaglia d'oro olimpica, quella linea sulla quale avevano camminato per settimane e settimane. Jungkook lo punzecchiava senza alcun ritegno e lui gli rispondeva a tono, consapevole dell'effetto che poteva avere sull'altro. Per una volta nella sua vita, aveva deciso di lanciarsi in qualcosa di nuovo senza pensare troppo. Stava bene con il corvino, si divertiva e ne era tremendamente attratto. Gli piaceva quella costante aria elettrica che aleggiava tra di loro, lo mandava su di giri e lo faceva eccitare. Non aveva mai sperimentato niente di simile con nessun altro. In realtà sogghignava nel vedere come Jungkook lo guardava imbambolato e con la bava alla bocca mentre si piegava in avanti per fare gli esercizi, oppure come si mordeva forte il piercing quando, mentre gli teneva fermi i piedi, faceva gli addominali arrivandogli ad un soffio dalle labbra.
Si sentiva potente, avere quell'ascendente su quel corvino che ergeva barriere invalicabili con tutto il resto del mondo, gli piaceva da impazzire.

-Bene, direi che per oggi abbiamo finito- si buttò a terrà stremato, era un po' di tempo che non si allenava e i suoi poveri muscoli ne avevano risentito. La maglietta grigia era fradicia e gli si era incollata addosso in modo fastidioso. Non vedeva l'ora di farsi una doccia e di buttarsi sul suo amato letto, ma qualcuno aveva deciso per lui che quelli non sarebbero stati i suoi prossimi programmi.

-Le docce della palestra sono fuori uso questi giorni, non possiamo lavarci qui-

-Cosa? oh, ma andiamo, faccio schifo, non posso uscire di qui in queste condizioni! - cercò di staccarsi di dosso la maglia incollata alla pelle, mentre un odore tutt'altro che gradevole si levava da sotto le sue ascelle.

-Io non sono messo poi tanto meglio. Vuoi venire da me? Puoi fartela là la doccia- avrebbe dovuto dire di no, perché alla fine non abitava poi così tanto lontano da lì, poteva benissimo resistere fino a casa, ma non lo fece. Accettò l'invito, consapevole in cosa si stesse andando a cacciare.


Decisamente più lucido di quanto lo era stato qualche sera prima, in quel momento poteva osservare più attentamente l'appartamento di Jungkook. Era piccolo, ma ben arredato, con mobili moderni e scuri e pareti chiare. Lo avrebbe definito un minimalista, perché la casa gli appariva in un certo senso spoglia di oggetti personali, se non fosse stato per le colorate locandine di film famosi che spiccavano e ravvivavano l'ambiente.
Sopra il divano nero capeggiavano i manifesti di "Arancia Meccanica" e di "The Blues Brothers" e, solo in quel momento, gli tornò in mente la confessione che il corvino gli aveva fatto tempo addietro, agli albori di quella loro complicata amicizia.
Il sogno di Jungkook era quello di diventare un regista e questo spiegava, in parte, anche le accese discussioni che aveva avuto con i suoi amici riguardo a film che lui aveva ascoltato con poco interesse. Il lavoro come modello era solo un bieco ripiego per pagarsi l'accademia di cinema senza chiedere soldi ai genitori, con i quali doveva avere un rapporto non troppo roseo, come, dopotutto, quello che aveva con tutti gli altri abitanti dell'intero Pianeta Terra.
Non gli aveva mai domandato molto su questa sua passione, troppo preso da quella tensione sessuale che era cresciuta e si era sprigionata tra di loro. Forse, ora che la situazione aveva preso una svolta non troppo inaspettata, poteva approfondire quel lato di Jungkook ancora sconosciuto. Nonostante il carattere di merda, Taehyung era sicuro che se qualcuno si fosse impegnato a scavare sotto tutta quella stizza e scontrosità, avrebbe trovato altro. Forse era nella sua innata natura di persona estremamente socievole e in grado di fare amicizia con chiunque, ma sentiva di essere in grado di poter affrontare quell'impresa. Conoscersi meglio avrebbe anche giovato a quell'amicizia con benefici, se così la poteva chiamare, nata tra di loro.

Between you and meOnde histórias criam vida. Descubra agora