Gatte da pelare

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Hoseok's POV

Forse le cose si erano evolute un po' troppo velocemente rispetto a quello che aveva previsto.
La osservò aggirarsi per l'appartamento indossando solamente la sua t-shirt che le faceva da vestito scoprendo le gambe pallide e lisce. Stava preparando la colazione per entrambi, tutta concentrata a non far bruciare i pancake che aveva preso ad impilare su un piatto.
Il caschetto scuro era spettinato, segno che era sveglia da poco e che non aveva ancora fatto tappa al bagno per sistemarsi.
Si passò una mano sul viso cercando di trattenere uno sbuffo di frustrazione.
Doveva dirglielo.

Fin da bambino era sempre stato un pessimo bugiardo. Non era mai riuscito a scampare neanche alla più semplice delle marachelle per via del suo innato talento nel farsi scoprire sempre con le mani, affondate fino ai gomiti, nella marmellata. Proprio per quella sua naturale incapacità, aveva da sempre evitato di mentire. La cazzata gli si sarebbe letta in faccia con una semplicità disarmante. La verità, dopotutto, era sempre la miglior soluzione. Non sapeva neanche lui come era riuscito a mantenere quel segreto fino a quel momento, persino con Jin, che lo conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva che il suo amico non era di certo uno stupido e che, anche se non lo dava a vedere, osservava attentamente ogni sua mossa, come una mamma premurosa che vive nella costante paura che il figlioletto possa in qualche modo farsi male. Era anche vero, però, che in quel periodo Jin era più distratto e la causa era nient'altro che un ragazzone adorabile che si scioglieva in un brodo di giuggiole ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Nonostante Jin continuasse a ripetere che non era minimamente interessato e lo avesse paragonato più volte a una calamità naturale, se non all'ottava piaga d'Egitto, lui che lo conosceva bene era più che certo che, passo dopo passo, Namjoon stava abbattendo quelle barriere di indifferenza, offrendo una mano per scendere da quel luccicante piedistallo sul quale il maggiore amava salire per farsi meglio ammirare dalla folla. L'istinto protettivo che lo contraddistingueva lo aveva già portato a prendere sotto la sua ala quell'avvenente professore dalle fossette adorabili.
Il suo problema, però, non era decisamente Jin, per quanto sapesse che se fosse venuto a sapere di quel piccolo dettaglio, probabilmente gli avrebbe fatto una delle sue paternali che si concludevano con un Hoseok che si aggirava per la casa inseguito da un Jin armato di ciabatta e mestolo che lo minacciava di sottoporlo alle peggiori torture che gli venissero in mente.

Il suo problema era decisamente più basso, più pallido e decisamente più propenso all'omicidio. 

Taeyang aveva preso a decorare i pancake con la frutta fresca e lo sciroppo d'acero e quando si voltò per appoggiare il piatto in tavola, per poco non fece cadere tutto a terra dallo spavento nel ritrovarsi sulla soglia della cucina Hoseok con la faccia ancora stravolta dal sonno, i capelli rossi che sparavano in tutte le direzioni e una canotta colorata infilata al contrario.

-Hoba, sei sveglio! Mi ha fatto prendere uno spavento, vieni a sederti, la colazione è pronta- gli bastò un suo sorriso per accantonare in un angolino della sua mente tutti i pensieri che lo avevano incupito.

-Buongiorno! – le scoccò un bacio rumoroso sulle labbra, prima di sedersi afferrando la tazza con il caffè.
Mangiarono in un silenzio rilassato e scambiandosi occhiate zuccherate.
Era stramaledettamente cotto.
Da quando aveva rivisto Taeyang quella sera a casa del fratello, non era più riuscito a togliersela dalla testa.
Era una ragazza, una bellissima ragazza!
Aveva fatto fatica a credere ai suoi occhi e così, senza pensarci due volte, con una scusa arrangiata all'ultimo era riuscito a chiederle il numero di telefono e da quel momento non aveva fatto passare un giorno senza che si sentissero. Hoseok era sempre stato un tipo solare e socievole, non aveva mai faticato a farsi delle nuove amicizie, né tantomeno a farsi avanti con qualche ragazza, ma con Taeyang era decisamente un'altra storia. >
Prima di tutto la conosceva già, si poteva dire che l'avesse vista crescere ed era sempre stata per lui come la sorellina che non aveva mai avuto. Quella sera, invece, gli aveva suscitato cose che non credeva possibili. Se lo era ripetuto all'infinito che, okay che era diventata una bella ragazza, ma rimaneva pur sempre la sorella di un suo amico e lui non era il tipo da fare quel genere di cose. Invece, nell'arco di pochi giorni, aveva già mandato a puttane i suoi buoni propositi e l'aveva invitata per uscire e poi tutto era capitolato velocemente.
Avevano continuato a vedersi ed era sembrata una cosa fra vecchi amici, fino a che un pomeriggio in gelateria, mentre tentava in tutti i modi di non guardarla come un maniaco mentre leccava la pallina di panna dal suo cono, aveva pregato tutti gli dei che conosceva per far finire quella tortura che stava mettendo a dura prova la serenità del suo basso ventre.
Alla fine, seduti in quel tavolino appartato, non ce l'aveva fatta più, soprattutto quando aveva visto un rivolo di gelato sciolto colarle a lato della bocca e gli si era fiondato addosso.
E poi...beh quel giorno Jin non era in casa e non sarebbe rientrato tanto presto e così...al diavolo!
Ne aveva approfittato, solo uno stupido non lo avrebbe fatto!

Between you and meWhere stories live. Discover now