La strega cattiva

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Jungkook lo aveva fissato per minuti interminabili mentre cercava di elaborare le sue parole, durante i quali Taehyung aveva passato al vaglio ogni sua possibile reazione, tra le quali spiccava la distruzione di ogni oggetto che fungesse da soprammobile nel suo piccolo appartamento.

-Mia madre ti ha proposto cosa?! - la voce del corvino, solitamente calda e vellutata, era salita di qualche ottava.

-Prima che tu ti faccia strane idee. Non le ho ancora dato una risposta, ho tempo fino a questa sera- mise le mani avanti, nel vano tentativo di spegnere gli zampilli di fuoco che gli sembrava di vedere saltare fuori dalle orecchie del modello. Era certo che da un momento all'altro lo avrebbe visto eruttare lava incandescente da ogni poro e lui avrebbe dovuto giocare a "the floor is lava" saltando da un mobile all'altro.

La risata isterica che riempì la stanza gli fece accapponare la pelle. Se Jungkook avesse dato completamente di matto, era certo che non avrebbe avuto la più pallida idea di come gestirlo, anzi il primo istinto sarebbe stato probabilmente quello di darsela a gambe levate senza guardarsi indietro.

-Io...- Jungkook aveva stretto i capelli in due pugni arruffandoli ancora di più e dando il colpo di grazia finale al tentativo di piega in cui si era prodigato per quella serata.

-Non ci posso credere. Per un secondo credevo che avesse iniziato a rinunciare ad avermi completamente sotto il suo controllo. Dio, che stupido che sono stato. Ho abbassato la guardia e lei se ne è subito approfittata- la frustrazione e lo sdegno chiaramente percepibili.

-Forse dovrei semplicemente prendere e andarmene da qui. Far perdere le mie tracce e riiniziare da capo, ma sarebbe come dargliela vinta, sarebbe come alzare bandiera bianca e ammettere che non ho le forze per farmi valere-

Jungkook affondò pesantemente nel divano, la testa tra le mani, le spalle curve e tese. Avrebbe tanto voluto avvicinarsi, stringerlo forte e sussurrargli che avrebbero trovato una soluzione, ma non fu in grado di muovere un passo.
Ormai la situazione non riguardava più solamente Jungkook e i suoi genitori, vi era irrimediabilmente stato trascinato dentro e ora sulla sua testa pendeva una spada di Damocle pronta a farlo a fettine.

-Magari potremmo parlarle insieme, cercare di convincerla a rinunciare almeno al matrimonio- azzardò, pentendosene immediatamente quando vide il corvino scattare in piedi come se avesse delle braci ardenti sotto il culo.

-Rinunciare al matrimonio? Taehyung io non voglio neanche una briciola di quello che loro vogliono offrirmi. Non voglio un'azienda di moda, non voglio una moglie che non ho scelto di sposare, non voglio continuare ad essere un burattino nelle mani di mia madre e non voglio una relazione segreta con te! - sbottò agitato, prendendo a camminare su e giù per il piccolo salotto -E non voglio andarmene dalla Korea, non prima di essere entrato e aver finito l'accademia di cinema! -

Taehyung si sentiva un completo imbecille. Ingenuamente, quando aveva deciso di discutere con Jungkook di quell'offerta, aveva pensato che si sarebbero seduti a tavolino e avrebbero stilato una lista di punti e di argomentazioni valide e talmente convincenti da far desistere la signora Kang dal voler orchestrare le loro future vite. Banalmente, non aveva pensato che il corvino avesse avuto bisogno di un po' di tempo per assimilare e poi sfogare la frustrazione che giorno dopo giorno gli cresceva dentro. Magari, prima di aprire bocca, avrebbe dovuto anche nascondere tutti i suoi soprammobili rendendo la casa a prova di repentini sbalzi d'ira.

-Vuoi quel lavoro non è vero? - la domanda, più che lecita, lo colpì in pieno petto.

Desiderava quel lavoro? Ovviamente. Era la realizzazione del suo sogno.
Era disposto a pagare il prezzo richiesto per diventare uno stilista? Probabilmente, se le cose tra lui e Jungkook fossero state ancora embrionali e precarie, avrebbe risposto di sì.
Ma la situazione era decisamente diversa. Appena qualche ora prima, lui stesso si era fatto avanti e aveva confermato e ufficializzato la loro relazione e ne era felice, davvero felice, non poteva e non voleva di certo tornare sui suoi passi. Quindi, in quel preciso momento, la risposta a quella domanda era un risoluto no, non a quelle condizioni, anzi probabilmente a nessuna delle condizioni che la signora Kang poteva imporre.

Between you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora