Hey tu, porco, levale le mani di dosso!

783 49 6
                                    

JIMIN'S POV

Osservò Yoongi portarsi alle labbra per la decima volta il suo iced-coffee. Aveva contato i sorsi uno ad uno, mentre sorseggiava il suo cappuccino bollente aromatizzato.
Glielo doveva chiedere? Oppure era qualcosa da dare per scontato?
Era passato decisamente troppo tempo da quando si era trovato in una situazione come quella e non sapeva come comportarsi. La realtà era che, quando si trattava di Yoongi, gli sorgevano sempre dei dubbi davvero stupidi: quella camicia gli sarebbe piaciuta? Il suo sorriso era abbastanza smagliante? Aveva sputacchiato residui di kimchi mentre parlava e mangiava contemporaneamente? Eppure era più che consapevole che quella camicia lo rendeva uno schianto, i suoi denti erano freschi di sbiancamento e che le sue maniere a tavola fossero a prova di pranzo con la fottuta regina d'Inghilterra.
Quel dubbio però era giorni che lo tormentava, si era insinuato negli anfratti della sua mente e ci aveva preso la residenza da quando, una sera, mentre Yoongi era andato a prenderlo al lavoro per riaccompagnarlo a casa, aveva ricevuto una telefonata che lui aveva ascoltato nascosto dietro la porta del palazzo.

"Si, certo che verrò. Te lo avevo promesso"

"D'accordo, mi libero di quell'altro e vengo da te"

"Si, anche tu"

Jimin non si considerava di certo un tipo geloso. Non aveva mai nutrito un qualsivoglia attaccamento e senso di possessione nei confronti di nessuno degli uomini che erano passati per il suo letto. Inoltre, sapeva di poter avere tutti i ragazzi che voleva, quindi peggio per gli altri se si lasciavano scappare un bel bocconcino come lui, ma in quel momento aveva sentito nascere qualche cosa alla bocca dello stomaco. Non poteva essere di certo il pranzo che aveva ordinato dal suo ristorante preferito, né tantomeno la cintura troppo stretta, era quella di Chanel, la sua preferita. Quel fastidio nasceva da qualcos'altro.
Il sospetto che Yoongi si sentisse con un altro o un'altra si era fatto strada in lui velocemente.
Ma no, lui non era un tipo geloso e dall'altra parte della cornetta ci sarebbe potuta benissimo essere la madre di Yoongi, giusto? E poi "quell'altro" non si riferiva di certo a lui, perché altrimenti il corvino non si sarebbe presentato, puntuale come una maledizione, sotto il suo ufficio per riaccompagnarlo a casa, giusto?
Deciso di non dare adito a quei dubbi, si era ravvivato i capelli e aveva sfoderato uno dei suoi migliori sorrisi superando il portone principale. Yoongi gli era sembrato tranquillo e rilassato come suo solito ma, nonostante ciò, nella sua testa non aveva potuto che formarsi quell'enorme dubbio: loro due non avevano mai ufficializzato la loro relazione e se questo piccolissimo dettaglio avesse dato la libertà all'altro di tenere due piedi in una scarpa?
Il solo pensiero di non avere l'esclusiva su Yoongi lo faceva agitare. Non aveva una relazione da anni e non ricordava neanche più cosa si provasse, ma era certo che si avvicinava molto a quello che c'era tra lui e il produttore, o almeno lo credeva. Yoongi gli piaceva da morire e il solo pensiero di avvicinarsi o farsi avvicinare da un altro uomo lo disgustava. Ma la cosa che gli faceva salire ancora di più il senso di nausea era pensare al corvino con qualcun altro, le sue dite lunghe e affusolate su un altro corpo, le labbra sottili e al sapore di menta su quelle diverse dalle proprie, ancora peggio se fossero state quelle di una ragazza.
Mio dio Jimin, come ti sei ridotto.
Non poteva farselo scappare e sapeva benissimo che avrebbe potuto risolvere tutta quella situazione di incertezza con una semplice domanda, ma temeva di fare la figura dello scemo. Cosa erano alle elementari dove gli allungava un bigliettino con scritto: ti vuoi mettere con me?
Suonava ridicolo solo a pensarlo.

-Carino che hai? Il tuo cappuccino non prenderà vita neanche se lo fissi così intensamente- Yoongi aveva quasi terminato il suo caffè e si era sporto sul tavolo sventolandogli una mano davanti al viso.

-Stavo solo pensando a una cosa- andiamo Jimin, ci deve essere una maniera velata per chiederglielo.

-Pensavi a quella cosa che abbiamo fatto l'altra sera? Perché anche a me capita di pensarci spesso, ieri al lavoro sono quasi andato a sbattere contro la porta dello studio, non mi è mai successo di vedere qualcuno riuscire a mettere...-

Between you and meWhere stories live. Discover now