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Il tragitto per tornare all'hotel lo faccio tutto a testa bassa. Non guardo nemmeno l'ambiente che mi circonda, né se sto seguendo la strada giusta. Mi lascio guidare dal mio senso dell'orientamento. 

Al mio arrivo le porte scorrevoli dell'edificio si aprono davanti a me, e sto per dirigermi verso le scale quando una voce che mi scalda il cuore richiama la mia attenzione. 

<<Eva! Dove pensi di andare? Vieni qui, forza>> esclama George. Fatico ad identificare da dove viene quella voce ma una mano sventolante mi chiama verso i divani del bar. 

Senza dire nulla, mi faccio spazio tra le sue braccia. Poggio il viso sul suo petto e lascio che mi avvolga in un caloroso abbraccio. 

<<La mia stellina, guarda te come me l'hanno ridotta>>, sussurra tra i miei capelli. Mi dondola a sinistra e a destra, fino a quando decido di staccarmi e di ricompormi. 

<<Che ci fai già qui?>> gli domando, rendendomi conto solo in quel momento che le qualifiche non erano ancora terminate. 

<<Sono uscito per un guasto in Q1, e siccome non c'era più nulla da fare in garage, sono tornato qui, anche perché sapevo che prima o poi saresti tornata, e io e te abbiamo bisogno di parlare>>, mi spiega. Mi sento quasi una scema, perché ero talmente assorta, che non mi sono nemmeno accorta che il mio migliore amico non correva con me. 

Nella mia mente cerco di fare un po' di ordine, per creare un discorso di senso compiuto, e permettendogli di capire ciò che mi sta succedendo. 

<<Sto così perché ho fatto un errore da stupida, e ho perso la macchina. Non so cosa mi passasse per la testa, ma sono stata davvero fortunata, qualche metro più in là e mi sarei fatta veramente male>> gli racconto, portandomi le mani alla fronte, ripensando a ciò che è successo poco fa, e a come sarebbe potuta finire. 

<<Ho visto che cosa è successo... Ma te Eva questi errori di solito non li fai. Cosa ti succede? A cosa stavi pensando?>>, mi domanda George, poggiandomi una mano sul ginocchio. E' visibilmente preoccupato, sta corrugando la fronte e mi scruta. Prima un occhio, poi l'altro.

Faccio un respiro profondo, e tiro fuori il cellulare dalla tasca. Vado sulla chat di Charles, e con le dita tremolanti premo sulle foto. Glielo porgo con mano poco ferma, e aspetto una sua reazione. 

Scorre le foto una ad una, e i lineamenti del suo viso cambiano ogni volta. Vedo che sussulta, e capisco che è arrivato in fondo. 

Mi ridà il telefono, e inizia a guardare un punto indefinito sul pavimento. 

<<Allora, cosa ne pensi?>> gli chiedo, in attesa di una risposta. Il suo silenzio è una tortura, lancinante. 

<<Penso che per il momento dovremmo lasciare perdere la cosa, gliene parlerai una volta tornata a casa. Non prendere decisioni affrettate e poco ponderate. Comportati come se non stesse succedendo nulla, rispondigli normalmente, e cerca di non lasciar trasparire nulla. Domani sera avrai il tempo di chiarire>> mi risponde risoluto, prendendo in mano la situazione.

Fa un grande respiro, e chiude per un istante gli occhi. Quando li riapre, mi sta guardando. 

<<C'è anche da dire che quelle foto parlano abbastanza da sole. Io non sono un indovino, né ho la sfera magica, ma sono decisamente sospette. Magari stiamo fraintendendo tutto, e ci stiamo facendo influenzare dalla situazione e dalle nostre emozioni. L'unica soluzione che abbiamo è parlargli. Non solo tu, ma anche io ho un bel discorso da fargli. Che razza di comportamento è questo? Lasciarti qui per andare ad un matrimonio? Ma non esiste!>> esclama, alzandosi di scatto in piedi, visibilmente seccato. 

Fa qualche passo avanti e indietro, si passa la mano sul viso ormai stanco, e poi si risiede.

<<Eva, devi promettermi che starai tranquilla. Promettimi che spegnerai questo telefono fino a domani finita la gara. Non possiamo permetterci di avere altri pensieri. Domani ci saranno i tuoi genitori, pensa a loro, e pensa a fargli vedere che pilota talentuosa sei. Non voglio vedere questo muso lungo, assolutamente. Ci sono io per te. Siamo tutti qui per te. Vedi che non è nulla, e non sta succedendo nulla>>. Ora George è inginocchiato davanti a me, alla mia stessa altezza. 

Ha poggiato entrambe le mani sulle mie ginocchia e mi sta fissando dritta negli occhi. Sento una lacrima che mi riga il viso, e la asciugo velocemente. Annuisco molte volte con la testa, forse più che per convincere me stessa, che per dirgli che ho capito. 

Ci alziamo entrambi in piedi e mi abbraccia nuovamente, in un abbraccio più stretto e fermo, che lascia trasparire tutto il suo affetto. Mi bacia sulla testa, e mi prende il viso tra le mani.

<<Ora, vai di sopra e fatti una bella doccia, mangia qualcosa e poi a letto presto, mi raccomando>> mi dice. 

Gli rivolgo un sorriso carico di ammirazione e di gratitudine e un "grazie" bisbigliato. 

Lo saluto nuovamente e salgo sulle scale, fino a raggiungere la mia camera. Passo la carta magnetica e non appena entro noto il tavolo che è apparecchiato, con una cena a base di...McDonald?

<<Sorpresa!>> esclama Lando, sbucando da dietro la porta, <<mi chiedevo quando saresti arrivata, ormai non mi sento più le gambe da quanto sono in piedi>>. 

<<Ma hai fatto tutto te?>>, gli domando sgranando gli occhi. Sono piacevolmente stupita da tutto questo, non me lo sarei mai aspettata. E penso proprio che fosse ciò di cui avevo disperatamente bisogno. 

<<Ovvio, e chi sennò? Dai sbrigati, vai a farti la doccia, altrimenti dovrò mangiarmi anche il tuo panino>> mi ordina, indicando il bagno. Poggio le cose che avevo in mano, e in 10 minuti sono fresca e profumata, e già in pigiama. 

Mi lancio sul letto, e vedo che Lando ha già messo su un film: una Notte da Leoni. 

<<Come facevi a sapere che è il mio film preferito?>> gli chiedo, su di giri, mentre addento il panino.

<<Ho i miei assi nella manica>> mi risponde, facendomi l'occhiolino. 

Ci godiamo il film, ridendo, e scambiandoci alcuni pareri. Era da una vita che non passavo una serata come questa. Spensierata e tranquilla, come se fossimo in un mondo parallelo, destinati a non tornare mai più. E la cosa che mi ha fatto più piacere è stato il fatto che non mi ha posto una singola domanda sugli accadimenti di oggi pomeriggio. E gliene sono immensamente grata. 

Terminato il film, è già abbastanza tardi, e quindi ci sbrighiamo a sistemare tutto e ci laviamo i denti. 

Sto già per addormentarmi quando Lando si infila sotto le coperte e mi augura buonanotte. 

Ci scambiamo qualche battutina dell'ultimo minuto, riprendendo alcune delle scene che ci hanno fatto più ridere del film di poco fa, ma tutto ad un tratto sento un nodo alla gola, e le lacrime che accennano ad uscire. 

Mi ammutolisco e cerco di non pensarci, ma è troppo tardi. Scoppio in un pianto silenzioso, come le parole che non ho avuto il coraggio di dire. Né a Lando, né a Charles, né a nessuno.

Spero che Lando non se ne accorga, e che abbia già preso sonno, ma vengo tradita da alcuni singhiozzi che scappano dal mio controllo. 

<<Eva...>> sento bisbigliare dalla sua parte. Non mi sono accorta che era ancora sveglio, e ancora prima che io possa dire qualcosa, il suo braccio mi sta già cingendo la vita. Con un rapido movimento, mi tira a sè. 

La sua presa è salda, il suo corpo caldo a contatto con il mio, e il suo respiro è delicato sul mio collo. Sento il suo cuore battere contro la mia schiena, mentre il mio vorrebbe uscire dal petto. Mi stringo a lui, e in un istante le mie paure cessano di esistere. Vorrei rimanere così per sempre, se fosse possibile. 

Questo suo gesto è come una promessa sussurrata. Lui ci sarà. Sempre. 

Amore o velocità? || Lando NorrisOnde histórias criam vida. Descubra agora