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<<Che bello vederti camminare sulle tue stesse gambe>> dice George, tirando un sospiro di sollievo. Lando annuisce e mi guarda con occhi raggianti.

Chiacchieriamo per un'oretta buona sollevandoci l'umore a vicenda, finché George guarda l'orologio.

<<Ragazzi, per quanto io adori stare in vostra compagnia, ho un aereo che mi aspetta. Devo tornare a casa per il compleanno di mia mamma>> ci spiega, <<Lando, mi raccomando, trattamela bene, e tu, stellina mia, riprenditi. Ci vediamo tra qualche giorno>>.

Lo leggo negli occhi che è molto dispiaciuto di andarsene, ma ha già fatto fin troppo rimanendo qui e non potrei essere più contenta.

<<Certo, grazie mille George. Ti voglio bene>> dico. Lui mi dà un bacio in fronte e saluta anche Lando, prima di salire in macchina e sfrecciare verso l'aeroporto.

<<Ora che facciamo?>> domando al moro accanto a me. Siamo rimasti io e lui, e non ho la minima idea di cosa fare.

<<Adesso, io e te signorina, andiamo a casa dei tuoi genitori. Tutti i tuoi vestiti e le tue cose sono lì. Starai lì un paio di giorni e se ti sentirai meglio torneremo a Monaco>>, mi spiega, raccogliendo il borsone che avevo poggiato a terra.

<<Ma Lando non posso, devo tornare ad esercitarmi per la prossima gara. Cosa dirà Zak, e i meccanici? Non posso permettermelo Lando, devo tornare al lavor...>>, inizio a dire agitata ma ancora prima che me ne accorga, eccolo che mi prende la mano e mi trascina verso il parcheggio. Cerco di liberarmi, ma la sua presa è irremovibile, come se fosse di marmo.

Apre il bagagliaio e carica le borse in macchina, dopodiché viene dal lato passeggero e mi apre la portiera.

<<La prego, si accomodi pure>> mi invita, con modi galanti a sedermi. Lo guardo per capire se fa sul serio, e vedo che non fa una piega, quindi mi rassegno e salgo in macchina.

<<Ho già parlato con i tuoi genitori e anche loro pensano che sia meglio così per tutti. Inoltre erano altrettanto contenti di averti con loro un paio di giorni, per passare del tempo insieme>> mi spiega, imboccando l'uscita.

<<E quando saresti andato dai miei genitori?>> gli chiedo, curiosa.

<<Ieri sera tardi. Ho visto che ti stavano chiamando al cellulare, così ho risposto. Abbiamo parlato per un po' e gli ho spiegato la situazione. Loro mi hanno chiesto di tenerli informati, e quando i medici mi hanno detto che non ti saresti svegliata per un po', ho fatto un salto a casa tua e ho portato tutto lì>>. Mentre parla sembra come imbarazzato, impaurito dal dirmi queste cose. In un'altra situazione mi sarei irritata se si fosse messo a curiosare nel mio telefono, o si fosse preso la libertà di andare a casa dei miei genitori, e mettersi d'accordo con loro per fare tutto ciò.

Poggio la mia mano sulla sua, che è intenta a cambiare le marce e gli dico un 'grazie' che non basterebbe comunque dopo tutto ciò che ha fatto. Volta di scatto la testa nella mia direzione, come sorpreso da questo mio gesto, e giurerei di averlo visto arrossire, per la prima volta. Le sue guance erano di un rosato molto intenso, e per un istante ho sentito anche le mie avvampare. Mi sono affrettata a togliere la mano, per evitare una situazione che poteva essere imbarazzante forse per entrambi, ma il suo gesto mi ha colta alla sprovvista. Avevo appena rimesso la mano sul mio ginocchio quando lui la riprende e la mette dov'era qualche istante prima, stringendola ancora di più.

Fisso la sua mano sopra la mia, alzo gli occhi sul suo profilo e lo guardo con le labbra socchiuse, come sperando che dicesse qualcosa, ma ha lo sguardo fisso sulla strada, quindi decido di godermi il momento. Mi metto a guardare fuori dal finestrino, osservando il panorama che non vedevo da moltissimo tempo. I campi, le case, persino le nuvole, sono sempre quelle di una volta.

La malinconia si fa largo dentro di me, e con lei porta anche un pensiero che, senza rendermi conto, ho accantonato da tempo, ovvero quello di Charles. Charles e Charlotte che si baciano. Non faccio in tempo a farmi salire il solito nodo alla gola, perché Lando è già entrato nel vialetto di casa mia.

Si ferma davanti alla porta d'ingresso, e nemmeno un secondo più tardi ecco apparire i miei genitori. Scendo subito dalla macchina, interrompendo il contatto che c'era tra me e Lando, per corrergli incontro. Li abbraccio entrambi ed è subito una moltitudine di 'bambina mia', 'come stai', 'ci sei mancata tantissimo', 'per fortuna stai bene', 'siamo così contenti'.

Dopo minuti, che sembravano ore, ci stacchiamo e sono ben contenta di poter respirare un po' di aria fresca, anche se ammetto che farei di tutto per sentire ogni giorno questo abbraccio.

<<Papà, mamma, lui è Lando. Ma penso che vi conosciate già>> lo presento, spostandomi leggermente di lato, per permettergli di vederlo.

<<Oh Lando, non sai quanto ti siamo grati, grazie per aver badato a lei, e per averci aggiornati>>, lo ringrazia mia mamma, forse con troppa frenesia, <<sai bambina mia, volevamo venire in ospedale e restare con te finché non ti svegliavi, ma ci ha detto che sarebbe rimasto lui, e che se ci fossero stati sviluppi ci avrebbe chiamato e saremo subito corsi da te>> mi spiega.

Mi rivolgo verso di lui, e gli mimo un 'ti ringrazio' con le labbra. Uno dei tanti.

<<Entra pure tesoro, sistemati. La tua camera è sempre lì che ti aspetta>>, mi invita mio papà, accarezzandomi la testa. Seguita da Lando, vado al piano di sopra, in fondo al corridoio, ed ecco che rivedo la mia stanza. Non ho vissuto dentro queste mura per molto tempo, ma casa è sempre casa. E fa bene al cuore tornarci, anche se ogni tanto.

Arrivati in cima alle scale, raccogliamo le valigie che erano state messe lì, ed entriamo. Subito mille ricordi riemergono nella mia testa. Guardo le foto che ancora erano appese sulla bacheca di sughero sulla mia scrivania, e con la mente ritorno a quei momenti. Alzo lo sguardo e trovo la libreria che contiene i miei libri preferiti di quando ero più piccola, perfettamente immacolati. E poi apro l'armadio, e vedo i miei vestiti, ormai troppo piccoli per me, appesi lì, proprio come li ho lasciati l'ultima volta. Mi giro intorno malinconica, e mi impedisco di piangere, anche perché vengo interrotta da Lando che si lancia sul mio letto.

<<Mamma mia, che bello. Da quanto non mi sdraio su un letto, e che letto poi. Ma in Francia li fate tutti così?>>, domanda, rotolandosi da una parte all'altra, lanciando dei mormorii di piacere.

Alzo gli occhi al cielo, sorridendo e mi appresto a svuotare il necessario dalle valigie. Ben presto ho terminato, e mi siedo sull'ottomana che ho sotto la finestra ad ammirare il paesaggio.

<<Te cosa farai ora?>> chiedo a Lando, che nel frattempo si è ricomposto ed è seduto ai piedi del letto.

<<In realtà ho prenotato un albergo qui vicino, così non prenderai il volo di ritorno da sola. E anche perché così posso farti compagnia quando lo vorrai>>. L'ultima frase la dice sottovoce, quasi sperando che io non la senta.

So che mi pentirò per ciò che sto per chiedergli, so che è una pazzia, ma devo farlo.

<<E se rimanessi a dormire qui? Sono certa che i miei concordino con me su questo, ormai mia mamma è pazza di te. Se vuoi c'è una camera qui a destra che è libera>> gli propongo, indicando con il dito la camera in questione.

Dallo sguardo che mi rivolge mi accorgo che forse ho detto una cazzata, e vorrei rimangiati le parole. Ma la sua espressione cambia in un secondo, lasciando spazio ad un ampio sorriso, come se aspettasse questa domanda da ore.

<<Certamente Eva>>

Amore o velocità? || Lando NorrisWhere stories live. Discover now