52.

336 11 1
                                    

<<Sappi che non volevo questo per te, Eva>> bisbiglia, come se in un certo modo vedermi così facesse stare male anche lui.

Fa per alzarsi ma lo fermo. Sento che se se ne va, potrei crollare definitivamente. Forse è l'unica cosa che in questo momento, permette al mio cuore di stare ancora insieme.

Si risiede, e mi decido a guardarlo. Soffre. Soffre come non l'ho mai visto. Il volto è teso, immobile, ma gli occhi dicono tutto. E' angosciato, ed è come se stesse provando lo stesso dolore che provo io.

Spengo il telefono perchè non ne vale la pena continuare a guardare una cosa nella speranza che cambi, perché non lo farà. Cerco di illudermi da sola, mi dico che magari mi sbaglio, che sto vedendo male e che mi sto confondendo. Nella mia testa penso a qualsiasi possibile scusante, ma la verità è che non ce ne sono. E non ce ne saranno mai.

<<Ti prego, dimmi che non è vero, che è tutto uno scherzo. Dimmelo Lan, per favore>> lo supplico, colta da una speranza improvvisa.

Da come mi guarda, capisco che è tutto vero.

<<Mi dispiace Ev>>, tenta di dire, ma ciò che esce è un flebile sussurro, perchè anche lui sta per piangere. Vedo le lacrime che tremano nei suoi occhi, e il mio riflesso disperato.

Mi sdraio sulle sue gambe, e metto le mani sulle sue braccia, che intanto mi abbracciano cercando di tenermi insieme.

Il suo è un pianto silenzioso, che scontrandosi con il mio pieno di singhiozzi e tremori, è come una foresta colpita da un fulmine durante la notte.

Dopo minuti che sembravano senza fine, riesco a ricompormi, grazie anche ai suoi tocchi leggeri. Le sue dita passano tra i miei capelli, poi vanno sulle spalle e infine sulle braccia scoperte. Mi lascia dei brividi che mi permettono di distrarmi, e sono così leggere che sembrano vento.

Vorrei addormentarmi, restare così all'infinito, ma il mio telefono che squilla mi riporta alla realtà. Lo tiro fuori dalla mia tasca dei pantaloni e vedo che è mia mamma. Ignoro la chiamata, in quanto non voglio farla preoccupare, né tantomeno farle venire dei dubbi.

Mi alzo lentamente e cerco di darmi una sistemata.

<<Era mia mamma, forse è meglio se rientriamo. Tra poco è ora di cena>>, lo informo, con voce ancora roca, vedendo che mi guardava con aria interrogativa.

Lui annuisce quasi impercettibilmente con la testa e ci incamminiamo. Durante il tragitto non ci diciamo nulla, non una parola. Solo i nostri respiri, e gliene sono silenziosamente grata.

Arrivata davanti alla porta di casa, devo assicurarmi che non ci sia la minima ombra di ciò che è successo prima.

<<Come sto? Dimmi che non sembra che abbia pianto come una disperata per mezz'ora>> gli chiedo, dandomi un'ultima pettinata con le dita ai capelli.

<<Sei perfetta, come sempre>> mi risponde, sorridendomi. Le mie guance avvampano prima che io possa fare qualcosa, e non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Dannazione, quanto sono belli.

I miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce.

<<Entriamo?>>, mi domanda, non facendo una piega.

<<Ehm,... si certo>> dico imbarazzata, scuotendo la testa. Mi volto verso la porta, e subito vedo i miei nonni che mi accolgono con un sorriso raggiante.

<<Tesoro! Vieni qui dalla nonna>> esclama la signora sulla settantina con i capelli sempre perfettamente in ordine, che sta accanto a mio nonno. Mi tuffo tra le sue braccia e poco dopo anche quelle di mio nonno si aggiungono.

Amore o velocità? || Lando NorrisWhere stories live. Discover now