Capitolo 1

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When I'm gone, just carry on, don't mourn
Rejoice every time you hear the sound of my voice
Just know that I'm looking down on you smiling
And I didn't feel a thing, So baby don't feel no pain
Just smile back.

Eminem

Un'ora. Solo un'altra ora, e posso dire addio a tutta questo.

"Non vali niente!"

"Meriti di morire"

"È tutta colpa tua"

"Dammi i tuoi soldi. Devi darmi i soldi, sono tuo padre"

Le sue parole rimbombano nella mia testa, lasciando soltanto spazio all'odio. Ecco le uniche cose che sento per lui: soltanto pena e odio.

Sono in aereo e sto già soffocando.

Non riesco ancora a capire il perché del mio odio innato per gli aerei. Mi sento come se fossi prigioniera, e mi manca faticosamente l'aria. Un'ora fa ho lasciato Seattle, la città che ha raffigurato i miei ricordi migliori, ma che ultimamente, o meglio dire da quando tutto è andato storto -da quando mamma è morta- si è trasformata in un incubo. Tutto è diventato un incubo.

Sono diretta per la California, in cerca del mio nuovo destino. Un destino totalmente nuovo da ciò che la vita mi ha offerto fino a qualche ora fa. Non ho né parenti né amici, ed è questo quello di cui ho bisogno adesso: ricominciare tutto da zero, e costruirmi una vita lontano da mio padre.

A diciassette anni si pretende di vivere la propria vita con tranquillità, due genitori fantastici, un adolescenza libera e magari anche un fantastico fidanzato..un po' come ti fanno vedere nei film.

Ma questo non è stato riservato a me. La mia adolescenza è stata totalmente rapinata e non ho ancora capito come ci si sente ad essere frivoli e leggeri, esattamente come i miei

Sono cresciuta troppo presto, anche se mi considero sempre immatura sotto molti punti di vista.

A diciassette anni sognavo ad occhi aperti di volare sopra una ruota panoramica, invece, proprio in questo stupido momento, sto volando in aereo.

Non so cosa aspettarmi da questa 'fuga' per una nuova vita. So soltanto che attraversando il paese, non ho fatto altro che bene per me stessa. Non so come, ma sono riuscita ad affittare una casa ad un prezzo esageratamente basso per almeno due o tre mesi, finché non troverò un nuovo lavoro.

"Informiamo i gentili passeggeri di riagganciarsi le cinture di sicurezza, e di non viaggiare fuori dai propri posti assegnati. Siamo pronti per l'atterraggio".

La fastidiosa voce dell'hostess echeggia robotica per tutto l'aereo avvisandoci fantasticamente che siamo arrivati a destinazione.

L'aria calda della California mi avvolge non appena esco dall'aeroporto. I turisti stanno facendo a gara a chi prende il taxi per primo. Sinceramente non ho assolutamente né la voglia né le forze di avventarmi come una gallina a cui viene buttato del pane molliccio.

Così, aspetto la grande confusione, finché non passa un taxi e lo chiamo, per poi entrare frettolosamente.

"Mi porti in questa via" gli porgo un foglietto che dovrebbe portarci alla mia nuova abitazione.

Il tassista annuisce e parte diretto per la mia nuova vita. Osservo attentamente le vie della bella Los Angeles. Non riesco a godermela fino in fondo, non riesco a sentirmi interiormente lontana dai miei problemi. Ma fino adesso, non ho trovato nessuna soluzione per placare i miei demoni interiori. Sembra che ogni persona di questa città sia così indaffarata nei suoi pensieri che non si accorge neanche di cosa sta succedendo attorno a loro. A volte ci penso... quali sono i problemi della gente? Anche loro hanno una vita così complicata? Complicata quanto la mia? O forse peggio? Sorrido, guardando un piccolo bambino che cade involontariamente sul marciapiede e scatta in un pianto isterico. Lui ancora non sa che quando crescerà preferirà mille volte subire il dolore fisico a quello interiore, quello che ti lacera completamente l'anima.

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