Capitolo 3

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Non posso crederci, non voglio nemmeno crederci. Ma con tutte le scuole della California, proprio in questa dovevo capitare? E per giunta con questo stronzo?
La mia vita è un totale disastro.
Pensavo che arrivando qui, avrei finalmente cambiato vita, e che per una volta anche per me, le cose sarebbero andate per il verso giusto. Solo dopo questo mi rendo conto di essermi sbagliata terribilmente.

Non solo lo devo sopportare durante l'ora di storia e per tutte le volte che lo devo pagare, ma è venuto fuori che il signorino ha la maggior parte delle classi in comune con me. Perché tutte queste disgrazie a me?

Sospirando corro verso l'uscita di scuola. Sono qui da nemmeno 48 ore e mi sto già lamentando. Non è possibile che non riesca a vivere in pace. Lo odio, non sopporto proprio la sua presenza e il solo pensiero di doverlo vedere più di quanto mi aspettassi mi irrita maggiormente.

Una mano fredda si avvolge attorno al mio polso, e sussulto quando mi volto per vedere chi è.

Dylan.

Ce la faranno i nostri eroi?

"Che vuoi?" Con uno strattone mi libero dalla sua presa.

"Ti accompagno a casa, abitiamo vicino" dice tranquillamente.

Okay.
Sinceramente la mia voglia di ritornare a casa a piedi dopo mezz'ora è pari a zero. Ma non posso andarci con questo Idiota, non riesco più a sopportare la sua presenza.

"Okay, ma ad una condizione" mi arrendo.

Fa un mezzo sorriso "Mi porti dritta a casa e non fai nessun genere di commento" gli punto il dito sul petto.

Lui sorride "agli ordini bellezza"

Lo guardo di traverso "E non chiamarmi bellezza"

Lo sento ridacchiare da dietro e con finto carisma da gentiluomo apre la macchina dalla mia parte, mettendo un braccio dietro la sua schiena.

Entro in macchina e spero che il tragitto sia più breve di quanto previsto. Dal mio canto, decido di ignorarlo completamente e non rivolgergli minimamente parola, ma questo silenzio è abbastanza imbarazzante.

"Dimmi un po', sei di Seattle giusto?" Chiede per iniziare qualche probabile conversazione.

"Si. Come lo sai?" Mi giro immediatamente verso di lui.

Ridacchia "Hey, sei sempre così acida e scontrosa? Sei stata proprio tu a scrivermelo per e-mail." Mi fa notare facendomi passare per la sbadati che sono.

Un attimo. Sbaglio o mi ha appena dato dell'acida e scontrosa?
Proprio quando sto per ribattere, si ferma davanti alle nostre due abitazioni spegnendo il motore. Con una velocità estrema, mi slaccio immediatamente la cintura ed esco sbattendo la portiera un po' troppo forte. Non nego di averlo fatto apposta.

"Vacci piano con la ma bimba" mi fulmina con lo sguardo.

Sospiro "adesso che hai fatto il simpaticone per 24 ore di seguito, puoi anche darci un  taglio e darmi le chiavi." Apro la mano davanti a lui, aspettando impazientemente che me le porga.

Scuote la testa facendo quell'odioso ghigno.
"Non credo proprio." Afferma pieno di se.

Spero vivamente di aver udito male, perché giuro, potrei avere un intenso esaurimento nervoso, proprio in questo istante.

"Ascolta Derek, Darwin o come cavolo ti chiami, non sono in vena della tua simpatia al momento quindi smettila di fare il coglione o giuro che avrai a che fare con la parte più rude di me" sono incazzata nera. In questo momento preciso dovrei semplicememte chiamare la polizia, e porre fine a questa buffonata.

"Wow... sono terribilmente spaventato, ti prego non  farmi del male" si copre il viso, fingendo di essere impaurito.

"Dammi quelle fottute chiavi" Grido.

"Forse se me lo chiederai gentilmente." Fa spallucce.

Ma allora vuole veramente essere castrato questo pomeriggio?

Faccio un passo pronta a riprendermele ma lui ne fa uno indietro. So già benissimo cosa succederà, lo vedo dalla malizia dei suoi occhi.

Fa altri passi indietro e con una mossa veloce corro, cercando di raggiungerlo ma lui mi precede e fa la stessa identica cosa.

Mi fermo. Non possiamo andare avanti così e correre come due imbecilli. Diciassette anni e sembra dimostrarne cinque, porca miseria!

"Dimmi che cosa vuoi?" Chiedo sospirando. Ormai con lui o si va a patti oppure non si va da nessuna parte.

Avere a che fare con un deficiente è il peggio che sia mai potuto accadere, ma ormai sono in questa stupida città e non appena troverò lavoro, la prima cosa che farò sarà proprio andarmene via e cercare una casa da persone normali.

"Devi venire con me in un posto." Sorride, contento di aver ottenuto quello che voleva dall'inizio.

"Non ci penso nemmeno."

Tutto ma non passare con lui un altro viaggio nella sua stupida auto.

"Molto bene, allora niente chiavi." Alza le spalle facendo per andarsene.

Sospiro. "Aspetta!" Lo richiamo grattandomi la fronte.

"Almeno mi dici dove dobbiamo andare?"

"No." Risponde. "Preparati, fai quello che devi fare e esci."

Gli metto la mano davanti, alza gli occhi al cielo e mi porge le sue chiavi.

Benissimo. Ora si fa come dico io.

"Muoviti" Mi avvisa e io annuisco sorridendo.

Ma vi pare che adesso che le chiavi stia ad obbedire ai suoi ordini?

Figuriamoci!

Mi prendo il mio tempo per mettere la mia roba in camera mia e subito dopo, con tutta la tranquillità del mondo mi faccio un omelette per pranzo.

Mi affitta la casa e pretende anche di farmi da suo burattinaio.

Un rumore sospetto proviene dalla porta e mi acciglio non appena viene aperta completamente.

Mi viene da sbattere la testa contro il muro non appena rivedo la sua odiosa faccia.

"Chiavi di riserva, tesoro!" Me le tintinna avanzando verso di me.

Fantastico!
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You're worth itWhere stories live. Discover now