Capitolo 24

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You're the cure, you're the pain.

~Ellie Goulding

Cammino sola come un cane in mezzo al corridoio, cercando disperatamente di togliermi questa espressione da fantasma che ho sul volto. Già sono abbastanza orribile di mio, figuriamoci se ci si aggiungono le occhiaie, e la mia faccia da zombie.

"Hey Ally" urla Jess da dietro.

Mi fermo e mi giro verso di lei "caspita! Non hai proprio una bella cera"

Fantastico! Avevo proprio bisogno di un incoraggiamento per sotterrarmi definitamente a terra.

"Non c'è bisogno che me lo ricordi" suono abbastanza acida

"Scusami.. " dice offesa

Non sono una di quelle persone che si cura di come si sentono gli altri alle mie parole. Posso suonare brusca, acida, stronza, ma se qualcosa mi da fastidio non esito a evidenziare il mio stato d'animo scontroso, sopratutto quando mi girano le ovaie a 360 gradi.

"Non è giornata" la evito.

So che se continuerà a starmi accanto non farà altro che irritarmi, e se non voglio ferirla in qualche modo sola faccio prima ad evitarla.

Fortunatamente acconsente e gira i tacchi per andarsene.

Prendo dal mio armadio le mie cose e sento i bisbigli da parte degli studenti ficcanaso. Altri passano guardandomi e ridendomi spudoratamente in faccia.
Ancora non posso credere a ciò che è successo ieri sera. Come mi è venuto in mente di fare una pazzia del genere?
Non biasimo tutti questi ragazzi, anch'io riderei di me stessa se fossi al loro posto.
Aveva ragione Dylan, sono stata una persona ridicola e irresponsabile.
Ho ancora la grande fitta trafilata al petto per come mi ha chiamata 'puttana'
Perché non gli ho risposto come ho sempre fatto? Forse perché lo sembravo, o forse perché il dolore è stato così forte da farmi tacere immediatamente. Non lo so. So solo che da quando abbiamo litigato, non faccio altro che provare a distrarmi con qualcos'altro per pensarci, ma la verità è che sono diventata fortemente dipendente da lui.

Un ragazzo alto si ferma davanti a me trattenendo una risata.

"Scusa? Tu sei Ally giusto?"

Sbuffo "si, perché?"

"Lo faresti un servizietto anche a me.. Non sei male devo dire" scoppia in una fragorosa risata susseguito da altre persone dietro.

Lo spingo, evitando di rispondergli. Mi sono già messa in ridicolo ieri sera, se inizio a parlare finirò per piangere dalla rabbia.
Ho questo grave difetto: piango, piango sempre nonostante cerco in tutti i modi di non mostrarmi vulnerabile agli altri.
Non perché mi feriscono le parole, beh a volte si, ma perché tutte le volte che mi arrabbio scoppio a piangere.
Sono un disastro!

Cammino verso il bagno e sfogo tutta la mia rabbia dando calci alla porta,e piangendo ininterrottamente. Improvvisamente una bionda, molto familiare per i miei gusti fa la sua teatrale entrata seguita da altre due oche, che sicuramente sono le sue schiave di turno.

"Oh ma guarda chi si vede! La nuova puttana della città" ride insieme alle altre.

"Non provare più a chiamarmi puttana." Ringhio.

"Oh perché non è così? Ieri sera hai dimostrato tutt'altro" decido di ignorarla come ho fatto con tutti.
Le tiro uno spintone, ed esco dal bagno.
Cammino a passo spedito, asciugandomi velocemente le lacrime ma la sua stessa voce rimbomba di nuovo nelle mie orecchie.

"Ti comportavi così anche a Seattle?" Urla "Vedo che tuo padre ti ha insegnato moltissime cose"

Mi gelo all'istante fermandomi in mezzo al corridoio.
Mi giro e la raggiungo immediatamente a pochi passi, dato che la signorina ha deciso di seguirmi.

You're worth itWhere stories live. Discover now