Capitolo 18

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Erano le dieci di sera e i miei amici mi stavano aspettando sotto casa, per poi andare tutti insieme al pub dove lavorava Agnés.
Mi infilo una gonna di pelle corta, una camicia scollata e degli stivaletti con tacco neri.
Aggiungo al mio look degli accessori in oro e sono pronta.

Appena apro il portone, trovo la BMW di Ethan quindi mi avvicino alla macchina.
"Eccomi ragaaa" dico entrando nella parte posteriore.
"Eccolaaa" dicono in coro.
Quando partiamo, in macchina cala un silenzio imbarazzante.
"Come va? Stai bene?" mi chiede Denise totalmente a caso.
"Ehm...sì, perchè non dovrei?" rispondo inarcando confusa il sopracciglio.
"Boh, niente...giusto per sapere" risponde guardandosi attorno la ragazza.
"Ve l'ha detto non è vero?" chiedo io ormai avendo capito cosa non andava.
"Sì" rispondo tutti in coro, un altra volta.
Mi porto le mani al viso, coprendomi per l'imbarazzo.
Scarlett, che era affianco a me, me le toglie dicendo con voce gentile "Eii è tutto a posto! Siamo amici giusto? Non ti giudichiamo! E poi...non c'è niente di male..."
"Lo so ma ho sbagliato. Ho fatto errore e ora mi perseguiterà" dico io scuotendo la testa
"Perchè ti perseguiterà?" chiede Ethan da davanti.
"Diciamo che tutta la squadra lo sa dopo una battutina di quel genio" rispondo io abbassando lo sguardo.
"Giuro che lo ammazzo quello stronzo" dice nervoso Dean.

Lui è molto protettivo con me e mi fa piacere, dato che ci tiene a me, ma alcune volte esagera.
Mi fa' da fratello maggiore e la cosa mi va bene, finchè si tratta di portarmi in giro all'una di notte e combattere con i cuscini, ma quando si intromette nella mia vita amorosa è un po' troppo.
Mi ricordo una volta che può fare un perfetto esempio: mi ero fidanzata da poco, era davvero carino, simpatico e gentile. Una sera, per il nostro anniversario di un mese, mi ha portata  in cima alla Torre Eiffel e un ragazzo non l'aveva mai fatto prima.
Tutto andava bene, finchè Dean ha pensato di chiamare la polizia perchè pensava che mi volesse buttare giù dalla Torre.
Ho detto tutto.

Ma tornando a noi.
Noto subito che il viso del mio amico si era irrigidito, quindi cerco di tranquillizzarlo.
"Va tutto bene Dean, so risolvere da sola. Poi provo comunque qualcosa per lui..."
"Tu provi amore verso quel coglione brasiliano?!" esclama arrabbiato Dean.
Denise, dietro di lui, gli mette le mani sulle spalle per cercare di calmarlo ma lui se le scrolla di dosso.
"Sì Dean, sì. Se no non sarei finita a letto con lui sai, o pensi che ci sia andata solo per divertirmi? Eh? Pensi questo di me?" sbotto pure io.
"No e lo sai che non lo penso"
"E allora smettila di insultarlo, perchè non mi ha drogata e poi scopata, quindi basta Dean. Lasciami in pace" esclamo io furiosa.
Il mio amico rimane in silenzio, così come tutti gli altri.
"Accosta" dico ad Ethan.
"Cosa? No!"
"Ho detto accosta" ribatto decisa.
Lui fa quello che gli dico e io scendo.
Prima di chiudere la portiera dico "Dite ad Agnés che mi può trovare a casa mia, non credo che mi muoverò di lì"
Sbatto la portiera e mi dirigo a passo svelto verso casa.

Le strade erano quasi vuote e, tranne per la musica proveniente dai locali, si sentivano solo i miei tacchi eccheggiare tra i muri dei palazzi.
Avevo fatto pochi metri ed ero già distrutta, quindi decido di entrare in un pub per riposarmi.
Entro nel primo che mi capita e vado subito verso il bancone.
"Dammi quello che vuoi, voglio solo bere" dico al barista.
Mi serve una Piña Colada e dopo averla finita dico al giovane "Vacci giù pesante!" Quindi mi prepara un Martini.
Io, che reggo abbastanza bene l'alcol, ordino al barista alcuni shottini di un alcolico a sua scelta.
"Vodka va bene?" mi chiede, abbastanza preoccupato.
"Perfetto"
Giù uno.
Giù due.
Un altro.
Un altro ancora.
Al quinto inizio a vederci doppio e a sentire tutto ovattato.
La testa si faceva sempre più pesante e il corpo mi formicolava tutto.
"Grazie mille, continua così" sbiascico al barista.
Cerco l'uscita, ma continuavo a cadere e sbattere contro la gente.
Mi sono sentita insultare e fischiare, ma finalmente arrivo alla porta.

Un gruppo di uomini, dai 30 a 40 anni, si era appostato su un tavolino vicino all'uscita.
Appena ci passo affianco mi fischiano ma io ero troppo brilla per accorgemene.
Esco e cammino, un po' storta, verso la fermata dell'autobus che portava fuori città.
In quel momento non sapevo dove stavo andando ma nella mia testa era come se stessi facendo la strada giusta.
Salgo sul bus e mi accorgo sono saliti gli stessi uomini del pub.
Li saluto sorridendo e loro ricambiando amichevolmente, o almeno così mi sembrava.
Dopo un po' di fermate, scendo e mi ritrovo sulla strada su cui ero stata ferma ad aspettare che la mia migliore amica mi venisse a prendere alle sei di un gelido mattino.
Ad ogni passo che facevo loro si avvicinavano sempre di più, finchè non mi si mettono davanti.
"Ei bellezza, dove stai dando di bello?" chiede uno.
"Non sono affari tuoi" rispondo io.
"Hai ragione, ma vogliamo solo portarti a casa" dice uno avvicinandosi un po' troppo.
"Oh si, dicci dove abiti che ti aiutiamo ad arrivarci"
"Magari invita qualche amica che ne dici?" dice un altro con un sorriso disgutoso, appoggiando la sua lurida mano poco sopra il mio fondoschiena.
"Non so ragazzi...non ci conosciamo...non dovrei fidarmi" sbiascico io, accerchiata.
"Perchè non dovresti? Siamo solo dei gentiluomini che vogliono riportarti a casa..."
"Non credo...aspetta, volete rubarmi le scarpe?" dico io ridendo.
"Oh fossero solo le scarpe...quel vestitino che hai sembra difficile da sfilare, ti aiutiamo noi" dice uno, iniziando a tirarmi giù la cerniera.
Altri due mi sfilano le spalline, ma quando stavo per rimanere in reggiseno, inizio a dimenarmi.
"Ei lasciatemi! Non voglio togliermi il vestito! Non toccatemi! Lasciatemi stare! Ahia! Vai via!" urlo in mezzo alla strada.
Loro non mi ascoltano e, senza togliermi le mani di dosso, iniziano a ridere sonoramente.
Poi sento una voce conosciuta.
"Ehi! Cosa state facendo?"
La figura si avvicina sempre di più e quando mi riconosce urla agli uomini "Lasciatela stare! Toglietele le mani di dosso! Fate schifo! Stronzi!"
Il gruppo mi lascia e scappa a gambe levate.
"Camila! Cosa ti hanno fatto! Vieni"
Neymar mi tira su e mettendomi una mano saldamente alla vita, mi porta a casa sua.

Mi siedo sul divano e lui torna dopo poco con un bicchiere d'acqua e si siede affianco a me.
Ma io al posto di bere, scoppio in lacrime e appoggio la testa sulla sua spalla.
"Oh Camila, mi dispiace. Non te lo meritavi. Ma perchè? Perchè ti sei ridotta così?"
"Non lo so. Ho bevuto un drink, poi un altro, poi un altro ancora ed eccomi qui" dico io tra un singhiozzo e l'altro.
Il calciatore non dice niente e mi abbraccia.
Mi sento protetta tra le sua braccia.
Chiudo gli occhi e in poco mi addormento, sulla spalla di Neymar.

BLESSED || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora