Capitolo 19

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Mi risveglio in un salotto conosciuto.
Ero sdraiata sul divano, con una coperta pesante addosso.
Stiracchiandomi mi metto seduta e mi passo una mano sulla fronte, che mi faceva male.
"Finalmente ti sei svegliata!" esclama Neymar, arrivando in sala.
Io mi ricordavo davvero poco di cosa fosse successo la sera prima ma avevo in mente solo il momento in cui ero scoppiata in lacrime sulla spalla del calciatore.
"Dovrei andare in bagno" dico io cercando di rimandare giù i drink.
Lui mi porta a quello più vicino, dato che ne avevo almeno 6.
Appena alzo la tavoletta, rigetto la cena e gli alcolici della sera prima.
"Mi ero scordata di quanto fosse brutto il post sbornia" dico io mettendomi una mano sulla fronte e sbuffando.
"Resta qui, ti porto dell'acqua" dice Neymar, correndo fuori dal bagno.
Io continuo a rigettare nel gabinetto e per poco non vomito l'anima.

Dopo pochissimo, il brasiliano torna con un bicchiere d'acqua e me lo da.
Si siede per terra affianco a me e rimaniamo in silenzio per un po'.
"Grazie" dico io stremata al calciatore.
"Figurati. Quegli uomini ti stavano umiliando e io sarei dovuto a guardare? Non devi ringraziarmi" risponde lui, guardando i miei occhi gonfi e rossi.
"Scusa del disturbo, ora torno a casa" dico alzandomi da terra.
"No tranquilla, non disturbi"
"No seriamente devo tornare, se no i miei amici si preoccuperanno. Ci vediamo al centro"
Torno in salotto per mettermi le scarpe ma Neymar mi ferma prima.
"Aspetta, ti do qualcosa di più comodo"
Mi da una tuta e una maglietta, tutte e due sue.
"Grazie, veramente" gli dico guardandolo dritto negli occhi.
Me li infilo velocemente ed esco per non perdere l'autobus.

Appena arrivo a casa prendo il telefono per chiamare i miei amici e quando lo accendo vedo sullo schermo diverse chiamate perse, soprattutto da parte di Agnés.
Quindi la chiamo.
"Camila?"
"Sì"
"ODDIO CHE SOLLIEVO. Raga è a casa" dice, immagino, agli altri.
"Scusa, davvero. Ieri mi sono comportata come una scema, ha reagito troppo ed è successo un casino" dico io piena di sensi di colpa.
"Tranquilla, l'importante è che tu stia bene. Stai bene vero?"
"Ehm...sì. Però mi dispiace di avervi fatto preoccupare, ero uscita senza telefono e non vi ho potuto scrivere che stavo bene ed ero da...ero al sicuro"
"Camila, ascoltami, stai tranquilla. A noi importa solo che tu stia bene e che tu sia a casa tua. Quando vuoi ci puoi raccontare cosa è successo" mi dice con voce dolce Agnés.
"Grazie, ora mi preparo che devo andare al lavoro"
"Ciao Cami...e non metterti in altri guai" mi rimprovera la mia migliore amica.
"Certamente, ci vediamo Agnès" la saluto e metto giù.

Cerco velocemente nell'armadio qualcosa da mettere e, dopo un po' di ricerca, trovo una tuta e una felpa oversize della nike.
Quindi me li infilo e, prendendo le cose essenziali, esco di casa.
Non ero nemmeno truccata e avevo degli occhi gonfi e che facevano fatica a rimanere aperti.
Per fortuna in borsa aveva degli occhiali da sole, che mi hanno salvata.

Parcheggio e salgo sul grande ascensore, per tornare in superficie.
Tutti mi guardavano straniti, e avevano ragione: chi è che si mette gli occhiali da sole in una nuvolosa giornata di novembre?
Questa deficiente quiiii.

Quindi, passando sotto non pochi sguardi, entro nel centro e mi dirigo velocemente in ufficio, per non dare nell'occhio.
Appena mi chiudo la porta alle spalle faccio un lungo sospiro e lancio gli occhiali sul divanetto.
Ero stanchissima.
Mi faceva ancora male la testa e avevo lo stomaco sottosopra.

Accendo il computer, che aveva come sfondo Parigi di notte, e controllo cosa avevo in programma.
Appena la vedo, mi si ferma il cuore.
Quella sera, c'era una partita in casa e io non ne avevo la minima idea.
Non ero assolutamente nelle condizioni e non avevo nessuna scusa pronta.
"Cazzo" esclamo sbattendo la mano contro la scrivania.
In quel preciso momento, entra uno dei dirigenti, che mi guarda accigliato.
"Oh ehm...ho appena perso a candy crush" dico io senza pensarci e affrettandomi a rimettere gli occhiali da sole.
Lui non dice niente e io divento ancora più rossa in viso.
"Signorina Gomes, volevo dirle che, in merito all'importante partita di stasera, dovrà partecipare ad un video per i nostri social" mi comunica lui.
"Ah...ehm, ok. Ma adesso?" gli chiedo io.
"Sì, la stanno aspettando al campo"
"Oh, grazie. Vado subito"
"E per carità, si tolga quegli occhiali"
Io rido imbarazzata ma non li sposto nemmeno di un millimetro.

"Permesso! Permesso! Grazie, scusi, grazie mille!" urlo mentre corro verso il campo d'allenamento.
Arrivo con il respiro affannato e tutti si girano verso di me a guardarmi.
"Camila eccoti!" esclama Philippe, venendomi incontro.
"Scusami tanto, me n'ero completamente dimenticata" dico io, cercando di riprendermi.
"Tranquilla, ora seguimi" mi fa segno di seguirlo verso il bordo campo, dove erano posizionate delle telecamere e, naturalmente, i cameramen.

"Ma cosa dovrei dire?" chiedo sottovoce al mio collega mentre la troupe si stava preparando ad avviare il video.
"Ti avevo mandato un email, c'è scritto tutto lì" mi risponde lui.
"Ahhh sì sì..l'email..."
Magari l'avevo pure letta, ma ero troppo brilla.
Chissà cosa gli ho risposto.
Sbarro gli occhi al solo pensiero, ma il cameraman fa partire la registrazione.

"Buongiorno a tutti! Oggi io e Camila vi faremo vedere come lavorano i vostri calciatori preferiti!" dice pieno di entusiasmo Philippe.
Poi le telecamere ci seguono fino a dentro al campo e il mio collega mi lancia occhiate per farmi capire che dovevo iniziare a parlare.
Quando finalmente me ne accorgo, inizio a dire le prime cose che mi venivano "Sì ehm...allora oggi i calciatori del Paris si stanno allenando ancora di più per l'importante partita di stasera, che vede il Paris contro...contro...un altra squadra forte...ehm, andiamo a vedere da più vicino come si allenano!"
Philippe mi guarda corrugando le sopracciglia io abbasso lo sguardo, diventando rossa come un peperone per l'imbarazzo.

Ci avviciniamo a Verratti, che si stava allenando su qualche passaggio insieme a Paredes.
"Camila!" esclama Marco, alzando la mano per un cinque, che batto.
"Philippe, amico mio!" saluta sorridente il mio collega.
Mentre Philippe e i due stavano parlando, io mi guardo intorno, cercando precisamente una persona, ma provavo a non farlo notare.

Non lo trovavo, maledizione!
Dov'era finito?
Tutti si stavano allenando e lui non si era presentato, strano...
Quindi decido di andare a chiedere direttamente all'allenatore.

"Philippe, devo andare un momento dal mister" avviso il mio collega, prima di sparire.
Lui annuisce e io vado.

"Camila Gomes, che sopresa!" esclama Galtier.
"Buongiorno mister" dico sorridente.
"Cosa ci fai qui?" mi chiede lui, continuando a osservare attentamente la sua squadra.
"Oh...ehm, volevo chiederle se per caso oggi c'è Neymar...all'allenamento" rispondo timidamente.
"Ahhh Neymar, mi sa che è il tuo giorno sfortunato. Credo che arriverà un po' in ritardo...alla sera si da' da fare ecco" mi spiega lui ridendo.
"In che senso si da' da fare?" chiedo io perplessa.
"Oh...molto probabilmente non lo sai eh? Beh, in questo periodo Neymar si sta un po' "sfogando", diciamo così, a modo suo" risponde grattandosi la corta barba.
Ci metto pochissimo a capire e sento il mio corpo scaldarsi da una rabbia mai provata.
"Buon per lui. Buon lavoro mister" dico io tra i denti stretti
"Anche a te Camila!"

Cammino spedita verso l'edificio principale.
Continuo per la mia strada, i miei passi risuonano nei corridoi stranamente vuoti.
"Ciao Cami-" mi saluta Emilie, ma io ero già fuori.

Appena uscita, vedo la sua macchina estrosa e mi precipito a bussare al finestrino oscurato.
Nessuno risponde, ma sento la portiera aprirsi dall'altra parte.
Quando lo vedo il mio cuore salta un battito, ma cerco di mettere da parte le emozioni.
Mentre Neymar mi guarda con tutta calma io raggiro la macchina per mettermi di fronte a lui.
Mi pianto coi piedi sul cemento e lo guardo dritto negli occhi.
Rimaniamo in silenzio: io nera dalla rabbia, lui calmo come il mare.
Mi esce una smorfia di disgusto e gli dico quasi sussurrando "Come hai potuto farmi questo?"
"Cosa?" chiede lui corrugando la fronte.
"Andiamo, non fare il finto tonto" ribatto io a denti stretti, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi.
"Non capisco di cosa tu stia parlando, Camila" continua lui, alzando leggermente la testa.
"Si che lo sai. Come so che dentro quella macchina ci sarà una delle tante povere donne che hai usato per solo una notte" dico io colma di rabbia.
"Non c'è nessuno qui dentro, puoi controllare tu stessa" dice il calciatore calmo, indicando la portiera.
"Non voglio nemmeno toccarla, chissà che ci hai fatto. Ma tanto avrai usato un'auto per ogni donna che ti sei fatto" ribatto io con una smorfia di ribrezzo sul viso.
"E cosa te ne frega? Il mio letto è solo per te" mi dice guardandomi negli occhi e allarga la bocca in un sorrisetto malizioso.
Stringo i pugni e faccio un passo avanti, trovandomi a pochi centrimetri dal brasiliano.
Lo guardo profondamente negli occhi, mentre lui continuava a guardarmi soddisfatto, come se avesse vinto un altro dei suoi tanti trofei.
"Mi disgusti" gli dico in faccia.
Giro i tacchi e vado.
Mentre stavo tornando dentro, vedo con la coda dell'occhio che, alzando le braccia in segno di protesta, Neymar torna in macchina e la mette in moto.
Io faccio un lungo respiro e torno in ufficio.

BLESSED || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora