IV

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-Estella!

La ragazza sussultò violentemente. Con il petto ansimante, si voltò verso sua madre, che la fissava irritata con le mani appoggiate sui fianchi.

-Ti sei lavata le orecchie stamattina? È la terza volta che ti chiamo!

Estella fu solo in grado di borbottare una scusa incerta, quasi incomprensibile a causa delle parole tremanti e masticate.

-Stai zitta.

Un brivido le scosse il corpo, bloccandole le gambe e generando un fastidioso tremore nelle sue mani. La ragazza serrò gli occhi, stringendo le labbra.

-Rosa è venuta per discutere l'arazzo per la nascita del bambino. Potresti prestare attenzione?

Lei riaprì velocemente gli occhi, annuendo con fin troppa veemenza mentre concentrava tutte le sue forze nel tentare di prestare attenzione alle parole della donna che si stava affacciando all'ingresso della capanna. Donna Rosa, la capofamiglia che deteneva il compito di conservare e sbriciolare la pietra dell'Unione, nonché rinchiuderla dentro i sacchetti che i nascituri avrebbero portato al collo e creare la tintura che avrebbero usato durante le cerimonie. Doveva concentrarsi su quello.

-Non mi piace!

Estella ispirò a fondo, incastrando le mani sotto le gambe. Per quanta forza ci metteva nello schiacciarle, però, sembrava che i tremori non cessassero. Era passato più di un ciclo di luna da quel pomeriggio. Perché non riusciva ancora a dimenticare?

-Non avremo bisogno di nulla di eccezionale. Un piccolo arazzo sarà sufficiente.

-Ma, Rosa, non è il tuo primogenito?

-È un maschio, per disgrazia. Non ho certo motivo di festeggiare. Tutto ciò che sarà buono a fare nella sua vita sarà lavorare i campi e montare sua moglie. A che mi serve un essere stupido come una formica?

Il brivido che la attraversò questa volta fu ancora più violento del precedente, al punto che i suoi piedi sbatterono contro il terreno per via della scossa che li animò. Le voci delle due donne si silenziarono.

-Bambina? Hai i brividi? Sei ammalata?

-Mamma ha detto che non mi devo far toccare lì.

Il corpo di Estella si ritrasse non appena sentì una presenza vicino a lei. Si allontanò il più possibile dalla mano che si stava avvicinando al suo viso, prima di sbattere le palpebre e vedere che quella mano apparteneva a sua madre.

-Tua madre ti ha mentito.

-Bambina? Che succede?

Estella sollevò gli occhi su Hilda. Sentiva lo sguardo interrogativo di donna Rosa su di sé, ma cercò di concentrarsi solo sugli occhi di sua madre. Erano severi e contornati da folte sopracciglia, ma nascondevano un calore che era sempre riuscito a confortarla quando era piccola. Perché non stava funzionando?

-È il nostro piccolo segreto. Gli altri non capirebbero.

-Sì, non mi sento bene, madre- replicò infine, tirando le labbra in un tremante sorriso di mestizia. Donna Hilda annuì, portando una mano sulla fronte della ragazza.

-Fidati di me. Non succederà nulla di male.

-Non hai febbre. Cosa senti? Ti gira la testa?

Estella annuì con lo sguardo incollato al terreno e, afferrandosi la pancia, si massaggiò la zona, suggerendo di essere in preda a un moto di nausea. Sua madre, dopo averla osservata in silenzio per qualche istante, sospirò.

Il filo turchino (K.TH)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora