XIII

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La locanda in cui si erano sistemati non assomigliava a quelle bettole in cui Taehyung era abituato a rifugiarsi. Posti in cui uomini e donne venivano a bere fino a perdere i sensi, in cui coppie clandestine si infilavano per una notte di trasgressione e in cui si perdevano borse di monete d'oro nel giro d'istanti per una pessima mano di carte. La vicinanza con il palazzo reale doveva aver richiesto da quella locanda una maggiore raffinatezza, ammirabile negli interni curati e lindi, nella pacatezza della clientela che si intratteneva nella taverna sottostante le camere e nei modi eleganti della padrona che li accolse.

Taehyung aveva cercato di protestare contro la scelta di residenza, ma Jimin lo aveva prontamente silenziato infilando una borsa di pelle carica di monete nella sua bisaccia con una cipiglio sulla fronte.

-Domani mattina tornerò, in modo che potremo parlare ancora. Adesso, però, devo rientrare prima che si accorgano della mia assenza.

Taehyung, contraendo la bocca, si era girato verso il suo amico. La sua mano, inavvertitamente, si era estesa fino a prendergli delicatamente l'avambraccio.

-Devi... proprio?

Jimin sollevò gli occhi sorpresi su di lui. Dopo un istante intento a contemplare la sua espressione, si sciolse in un sorriso. Quel sorriso falso che voleva rassicurarlo, allontanando la sua preoccupazione nonostante la realtà della situazione.

-A domani, Tae.

E così, semplicemente, si voltò, seguito prontamente dalla silenziosa ombra di Jungkook e nascondendo i suoi tratti sotto al cappuccio mentre la sua schiena si faceva sempre più lontana. Taehyung, con una piega amara sulla bocca, non poté fare a meno di fissarlo fino a che non sparì oltre l'angolo della strada, il suo mantello ormai solo un ricordo della sua vista, così come il suo falso sorriso. Girandosi verso Estella, tirò le labbra in una smorfia per placare lo sguardo apprensivo che lo fissava insistentemente.

-Andiamo- disse con tono basso.

-Stanotte dormiremo in un vero letto.

Quello, in effetti, era un dettaglio a cui non aveva pensato. Dopo aver sistemato la formica nella stalla della locanda, aprì la porta sulla spaziosa stanza che la padrona aveva loro assegnato e posò gli occhi sul morbido letto al centro. Il grande, singolo letto che vi abitava. Bloccandosi sul posto, spalancò le palpebre mentre sentiva Estella scivolare silenziosamente accanto a lui, fissando con curiosità l'arredo.

-Che cos'è?- sentì mormorare alla timida voce vicino a sé. Taehyung, deglutendo, non riuscì a staccare gli occhi dall'oggetto.

-È un... letto. Per due persone- la sua bocca balbettò, terminando nella sua lingua madre. Non esisteva un termine corrispondente nella lingua di Estella perciò, come spesso accadeva, non aveva modo di tradurre la parola per lei. Ma ciò che lo premeva, in quel momento, più dell'accuratezza del suo linguaggio, era la dinamica che sembrava attendere quella notte.

-E... ecco possiamo... credo di poter chiedere alla padrona se può... cambiarci la stanza, darcene una con due letti separa...

La lingua di Taehyung si fermò non appena vide il corpo della ragazza rimbalzare sulla superficie del letto. Con uno sguardo incuriosito, una scintilla sorpresa che aggiungeva genuina fascinazione sul suo volto, Estella contemplava il materasso sotto di sé, sorreggendosi con le mani e dondolando sempre più forte, come a voler metterne alla prova la morbidezza.

-Perché dovremmo cambiare stanza? E a cosa serve questo letto?

Taehyung si morse le labbra. Trattenendo un sorriso, continuò a osservare mentre la ragazza appoggiava anche la schiena sul materasso, spalancando gli occhi prima di ricominciare a dondolare.

Il filo turchino (K.TH)Where stories live. Discover now