XXXIV

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Per un istante, la sua mente pensò di sentire il calore del corpo di sua madre, intenta ad accarezzare dolcemente i suoi capelli. In breve, però, scartò quell'immagine. Era passato troppo tempo perché potesse ricordare il suo abbraccio e lui non era altro che un bambino in fasce quando se n'era andata. Non sapeva neppure se l'aveva mai stretto a quel modo.

La seconda immagine che salì alla sua memoria fu il volto di sua nonna. Quel calore accogliente che lo circondava gli ricordava quando stringeva le coperte attorno a lui nelle notti in cui le dita di Inverno penetravano sotto le finestre e ricoprivano la casa di spifferi. Sua nonna lo costringeva a mettersi a letto nonostante lui volesse continuare a giocare e infilava la coperta sotto al suo corpo in modo che lo stringesse come un bozzolo, sollecitando uno scroscio di risate quando lo sforzo si trasformava in una lotta in cui il bambino cercava di lanciare le coperte più lontane da sé. Sua nonna non era una donna che elargiva il suo affetto facilmente, quantomeno non con il contatto fisico. Ma ricordava ancora il calore che quei momenti di vicinanza provocavano in lui.

Sua nonna, però, non c'era più. Inverno l'aveva presa con sé, insieme a suo nonno, per trasformarla in eleganti fiocchi di neve. Fu allora che la domanda finalmente sorse nella sua mente: da dove aveva origine quel confortante tepore che lo stava avvolgendo? Chi stava accarezzando con cura il suo volto?

Cercò di scavare nella sua memoria per far emergere l'ultimo ricordo cosciente che potesse rammentare. Che cosa stava facendo prima che il nulla lo rapisse? E la visione, allora, tornò violenta come un fulmine, tagliandogli il respiro e raggelando quel calore che si era insinuato nel suo corpo.

Le sue ginocchia immerse nel tappeto.

La sua guancia premuta a terra e la sua bocca soffocata da un panno che uccideva i suoi rauchi lamenti.

L'archetto spezzato, sporco di sangue, abbandonato vicino al suo viso.

Taehyung spalancò gli occhi, ansimando. Lei dov'era? Era ancora lì? Si sarebbe svegliato nel mezzo della sua tortura? Che cos'era quel calore sconosciuto? Non aveva nulla di riconducibile a lei, a meno non fosse una novità a cui non era stato esposto. Era la cera bollente delle candele che aveva versato sul suo corpo nudo? Oppure l'attizzatoio del camino, rubicondo a causa dei morsi delle fiamme?

Ma quando i suoi occhi si focalizzarono sul viso sopra di lui, quello che vide fu un'espressione angosciata e una nuvola scura che bloccava la luce della stanza. Per istinto o per incredulità non avrebbe saputo dire, ma vide la sua mano sollevarsi verso i voluminosi ricci scuri. Con delicatezza, come se cercasse di accarezzare un timoroso passero, sfiorò le ciocche all'estremità, percependo la concretezza di quei meravigliosi capelli.

-Taehyung? Mi senti?

I suoi occhi si spostarono sul viso apprensivo di Estella. Perché lo stava guardando a quel modo? Perché si trovava sopra di lui? E perché poteva ancora sentire quel calore? Qualcosa gli strofinò con innocenza la guancia. Fu solo in quel momento che vide la mano bruna posata sul suo viso e il timido pollice che lo accarezzava.

-Estella?- riuscì finalmente a rilasciare. La sua voce, però, era frastagliata e spiacevole come rocce frantumate.

-Oh Dea, grazie...- la sentì sospirare a fior di labbra, prima di lasciare che il suo capo crollasse in avanti. Taehyung la osservò mentre inspirava lentamente, mantenendo gli occhi serrati. Nel mentre, ebbe modo di constatare di essere appoggiato a un cuscino, anche se non sapeva come ci fosse arrivato, dal momento che non sembrava trovarsi sul suo letto. Il cuscino, però, non era di eccezionale comodità. Bizzarramente, pareva avere una fessura al centro che faceva piegare la sua testa in maniera scomoda, ma chi avrebbe dormito su un cuscino fatto a quel modo?

Il filo turchino (K.TH)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora