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Namjoon grugnì debolmente, seppellendo le labbra nei capelli scuri di lei mentre le sue dita prendevano ad arrotolare le lunghe ciocche.

-Il banchetto non sembrava finire più. L'imperatrice è rimasta fino all'ultimo.

Sentì un verso di comprensione provenire dal volto che stringeva, che prese a mescolarsi con una risata.

-E, inoltre, la mistica apparizione di una certa sacerdotessa ha attirato una buona dose di attenzione.

Un mormorio leggero gli rispose, ma fu distratto dai polpastrelli che, silenziosi e furtivi, avevano raggiunto il retro del suo collo e avevano preso a massaggiargli la nuca con lenti movimenti circolari.

-Dovevo svolgere il mio dovere. La comparsa di quella ragazza è un avvenimento che aspettavo da tempo.

Fu il turno di Namjoon di rilasciare un verso affermativo, anche se era evidente la domanda che aleggiava nell'aria. La giovane, infatti, si divincolò debolmente dalla sua mano e dalle labbra che baciavano il suo capo per potersi allontanare di qualche dito e guardarlo negli occhi.

-È una visione che ho avuto molto tempo addietro, Namjoon. Una visione ricorrente. Appena sono venuta a conoscenza dell'arrivo di una straniera dalla pelle scura a palazzo accompagnata da Taehyung, sapevo già che dovevo intervenire.

Il giovane la guardò, in silenzio. La sua mano si appoggiò sulla sua guancia, mentre il suo pollice prese a strofinarle debolmente la pelle.

-E come sei venuta a sapere dell'arrivo della straniera dalla pelle scura?

La donna scosse il capo, lasciando che una smorfia ironica le dipingesse le labbra.

-Andiamo, non fare finta di non sapere che il tempio ha spie ovunque nel palazzo.

Namjoon abbassò gli occhi, ritrovandosi a fissare le labbra rosee a un soffio dalle sue mentre continuava ad accarezzarle il viso con il pollice.

-Quindi... sapevi davvero chi era quella ragazza?

Le labbra che fissava con tanta intensità si appiattirono leggermente e un piccolo sospiro fuoriuscì dal naso di lei.

-Prima o poi, crederai che gli dèi mi rivelano davvero la verità del mondo. O pensi che io sia una bugiarda?

La domanda non fu posta con tono accusatorio, ma solo con una debole pacatezza. Namjoon tacque. Voleva crederle. La sua mente maledettamente legata ai fatti, ai dati misurabili, alla realtà visibile voleva davvero accettare che lei avesse delle visioni miracolose. Eppure, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto anche accettare l'esistenza di quegli dèi che gli sembravano tanto assurdi. E se avesse accettato l'esistenza degli dèi, avrebbe dovuto anche conseguentemente accettare in qualche modo l'autorità del tempio. Ma come avrebbe potuto, quando il tempio non sembrava essere altro che un nido di bugie e sfruttamento di menti più deboli? Come potevano gli dèi lasciare che un'organizzazione del genere li rappresentasse?

-Namjoon.

Il giovane sbatté le palpebre, risollevando gli occhi sulle pupille scure che lo studiavano e attendevano. Attendevano sempre pazientemente che facesse pace con la sua mente rumorosa. Lui, allora, poggiò la fronte su quella di lei, lasciando che i loro nasi si strofinassero delicatamente.

-Io credo che tu dici la verità. E quello che è successo oggi è inconfutabile. Che siano gli dèi o che sia qualcos'altro...

Namjoon lasciò che il suo pollice raggiungesse la bocca di lei, guardandola negli occhi con determinazione mentre accarezzava la morbida pelle del labbro superiore.

-... io ho fede in te. Sei tu il mio tempio. Sei tu la mia divinità.

Una lieve risata sfuggì dalle labbra di lei, ma Namjoon la seppellì con le sue labbra. Respirando la sua aria, accarezzando la sua lingua, avvicinandosi alla sua essenza, non era mai stato più certo delle sue parole. Fuori da quella stanza, lei era la somma Luna dell'impero. Per lui, un principe imperiale, non era nulla più di questo. Non poteva. Ma in quella stanza, lei era la sua Luna.

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