XLV

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Due figure strisciavano silenziosamente vicino alla parete del corridoio, trattenendo i respiri per paura che perfino essi potessero tradirli. Come criminali, inseguivano le ombre dentro le quali nascondersi, pur di stare lontano dagli occhi che potevano sentire su di loro a ogni passo.

Ma il corridoio era deserto.

E gli occhi che sentivano erano solo nella loro testa.

Non dovevano. Davvero non dovevano.

Ma erano diventati impazienti. Ogni sguardo, ogni sospiro, ogni cenno nascosto erano come il vento che soffiava sulle braci di un fuoco ardente. Non faceva che diventare più grande, più ustionante, fino a consumarli per intero. Aveva bruciato ogni traccia di senno dalla loro mente.

Una porta era accanto a loro. La donna la aprì. Uno studio abbandonato, ricoperto di polvere e imperniato di odore di chiuso. Vi si gettò dentro senza esitazione, trascinando la figura dietro di sé.

-Mia-

-Shh...

Yona pose un dito sulle sue labbra. Anche quel semplice contatto portava Seokjin sull'orlo della pazzia. Corrugando la fronte, si beò del calore della sua mano, assaporando il modo in cui il corpo di lei si era avvicinato al proprio. Qualcosa di così banale, che gli sembrava tanto proibito ogni volta che si incontravano in pubblico. Davanti alla gente, non erano altro che due figure sconosciute, separate da una barriera invalicabile. Dovevano fingere che le loro dita non volessero intrecciarsi. Dovevano agire come se le loro bocche non volessero unirsi.

-Perdonami, dèi, perdonami... ma dobbiamo affrettarci o ci scopriranno.

Lui afferrò le mani della donna, portandosele alla bocca per baciarle teneramente mentre sul suo viso si andava a dipingere un'espressione apprensiva. Perché doveva essere così complicato?

-Non chiedere scusa, Seokjin. Se ci scopriranno sarai tu a subire le conseguenze peggiori- replicò la voce di Yona, che aveva preso ad accarezzare con delicatezza il viso ansioso di lui. L'uomo, abbandonandosi al suo tocco, chiuse le palpebre e cercò di distendere il volto. Voleva lasciarsi andare a quella marea fatta di passioni che minacciava di farlo annegare dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lei. Voleva farsi trascinare via dalla corrente senza preoccupazioni o ansie, senza la paura costante degli occhi che avrebbero potuti spiarli.

Delle conseguenze che avrebbero potuto incontrare.

Lei aveva ragione. Se fossero stati scoperti, sarebbe stato lui a incontrare la punizione maggiore. In quanto uomo, la gente avrebbe puntato il dito unicamente contro di lui. Fedifrago e traditore della propria stessa carne. Poco importava se sua moglie aveva già donato il suo amore con fin troppa generosità. Lui avrebbe rischiato la lama del boia per un errore simile.

Eppure, perfino l'immagine della scure che calava sul suo collo impallidiva quando sentiva la carezza di quella pelle dorata sulla sua.

Se anche li avessero scoperti, Yona se la sarebbe cavata. Era una nobile di alto rango, proveniente da una famiglia importante. Il peggio che avrebbe subito sarebbe stata la rottura del fidanzamento con Namjoon e la cessione della propria eredità. Se lei sarebbe stata al sicuro, Seokjin era disposto ad accettare l'eventualità della propria morte.

-Quanto vorrei che le cose non fossero in questo modo. È così... sbagliato, ma... non posso farne a meno.

L'uomo riaprì gli occhi, fissandolo le pupille corvine di lei. Non poteva fare a meno di bere la sua immagine come se fosse stata la sua unica fonte di acqua dopo anni di arsura.

Da quando era degenerato tutto a quel modo?

Quanto tempo era passato da che si erano conosciuti? Qualche settimana?

Il filo turchino (K.TH)Where stories live. Discover now