Gabriel...
Gabriel...
Gabriel...
Continuava a chiamarlo, ma non era sicura che le labbra secche e spellate stessero effettivamente pronunciando il suo nome. Forse, aveva la forza di mormorarlo solo nella sua testa. Ma doveva continuare a chiamarlo. Se si fosse avvicinato troppo al fiume, sarebbe potuto cadere in acqua. Il suo Gabriel era troppo piccolo per saper nuotare e le acque diventavano profonde molto velocemente.
Estella sbatté le palpebre ma tutto ciò che vide fu fumo grigio davanti agli occhi.
Dov'era Gabriel?
Credette di scorgere la sponda del fiume davanti a sé, ma era difficile scacciare il fumo dalla sua visione. Provò a voltare il capo per guardarsi attorno ma una fitta di dolore le camminò lungo il collo, raggiungendo la sua testa e bloccando ogni movimento.
Dolore.
Si accorse solo allora di un costante, fastidioso bruciare e tirare. Ma non riusciva a raccogliere abbastanza lucidità da capire che cos'era o da dove veniva.
Gabriel?
Avrebbe dovuto sgridarlo per essersi allontanato così tanto. Lei odiava sgridarlo.
-Estella?
La ragazza sbatté le palpebre. Non era sicura se la voce maschile fosse reale o si trovasse solo nella sua testa. Il fumo, ancora, non se ne andava, neppure dalla sua mente.
-Estella? Estella! Siibal!
Un'ombra prese il posto del fumo. Un'ombra scura, una sagoma che non riusciva a distinguere si frappose tra lei e il fiume.
No, doveva cercare Gabriel!
Provò a spostare la figura ma le sue mani non si mossero. Sentì qualcosa toccarle la pelle e un brivido violento le scosse il corpo. La figura, improvvisamente, si bloccò.
-Estella, io... vo... aish! A-aiuta? Te!
La ragazza non capiva.
-Ga... iel?
La voce era legno vecchio, spezzato e carbonizzato. Era ruvida, frastagliata e disomogenea.
-Estella, io aiuta te!
No, Estella non aveva bisogno di aiuto. Estella doveva trovare Gabriel. Ma, prima che potesse raccogliere tutta la forza rimastale per alzarsi e andare a cercarlo, sentì un fresca carezza circondarle i polsi. Il suo corpo, per qualche motivo, improvvisamente sembrò pesare quanto un macigno. E prima che lei potesse accorgersene, stava crollando in avanti, accasciandosi al terreno.
Taehyung sbatté la palpebre.
Guardandosi attorno, corrugò la fronte. Iniziò a girare su sé stesso, fermo sul posto mentre contemplava l'ambiente che lo circondava. Il deserto era sparito. Niente più sabbia e sabbia e sabbia all'orizzonte. Alberi, invece, abitavano la sua visione. Sparsi e rinsecchiti, ma presenti ed emergenti da un terreno a sprazzi decorato da ciuffi di sterpaglie.
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Il filo turchino (K.TH)
FanfictionEstella aveva sedici anni quando il giovane cantastorie dalla voce calda e il sorriso fanciullesco arrivò per la prima volta nel suo villaggio. Parlava una lingua bizzarra, la lingua del grande impero che sorgeva a occidente, ma lei amava le canzoni...