IX

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Le ciglia incrostate di Estella combatterono per sciogliersi dal loro intreccio. Quando riuscirono a separarsi, permettendo alle sue palpebre di aprirsi, però, non vide altro che fumo. Fumo grigio che le lasciava intravedere solo i contorni del paesaggio davanti a lei.

Distrattamente, si accorse solo allora che le sue labbra secche e frastagliate erano schiuse e stavano emettendo un rantolo.

-Perdona, perdona, devo... io... tu... aish, perdona Estella.

Estella non capiva. Ma il rantolo spezzato sfuggì dalla sua bocca ancora una volta quando qualcosa di fresco le toccò la schiena. Ecco il problema. Un dolore acuto nasceva nella sua schiena a intervalli regolari, pulsante, affilato al punto da tagliarle il respiro. E degli sprazzi di suoni e immagini tornarono alla sua memoria.

Una voce che incitava ad aggiungerne un'altra e un'altra.

Ma un'altra cosa?

Il sibilo basso le accarezzava le orecchie insieme al vento generato dal movimento. Una frusta. Una frusta di pelle intrecciata, inspessita da nodi lungo la sua lunghezza e abbastanza elastica da roteare in aria baciò la sua pelle più e più volte.

Alla decima, aveva perso il senso dell'udito.

Una voce contava i colpi, ma alle sue orecchie non era altro che un gracchiare lontano, un verso incomprensibile.

Forse era alla ventesima che aveva perso definitivamente conoscenza.

-Estella, tu apri, per favore. Apri, tu bevi dovere.

Che bizzarra lingua era quella. Cosa intendeva dire? Attraverso il fumo, però, un viso iniziò a prendere posto nella sua visuale. E man mano che sbatteva di più le palpebre, iniziava ad assumere colore e definizione, scacciando il grigio che confondeva i contorni del mondo.

Una tigre.

Aveva davanti una bellissima tigre.

La tigre la guardava con fronte corrugata e occhi ansiosi.

-Estella, senti me? Bevi.

Qualcosa di fresco incontrò le sue labbra riarse, portandola a schiudere istintivamente la bocca. Il gentile tocco dell'acqua iniziò a camminarle lungo la gola, spegnendo il fuoco incastratovi all'interno e fuoriuscendo leggermente. Non le importava. La dolce carezza delle gocce che correvano lungo la sua pelle creò percorsi rinfrescanti sul suo corpo bollente. Estella rabbrividì.

Era troppo.

Anche quel piccolo, insignificante piacere era troppo.

La sua mente, in breve, tornò a offuscarsi di quel fumo denso che rendeva i suoi pensieri lenti e melmosi. E l'oscurità tornò ad accoglierla con braccia gentili.

Taehyung continuava a far saettare gli occhi dal corpo inerme sdraiato a terra al fuoco che stava cercando di generare

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Taehyung continuava a far saettare gli occhi dal corpo inerme sdraiato a terra al fuoco che stava cercando di generare. Con un sospiro, prese a soffiare delicatamente sulle sterpaglie e i rametti secchi che aveva accumulato in un cerchio, incoraggiando finalmente la fiamma ad allargarsi. L'apprensione nel suo cuore non faceva che portarlo a osservare il corpo che aveva dovuto sdraiare a pancia in giù, per fare in modo che nulla premesse sulle ferite nella sua schiena.

Il filo turchino (K.TH)Where stories live. Discover now