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Namjoon non riusciva a sollevare la testa. Con le mani poggiate sulla fronte, riusciva solo a contemplare il pavimento nella speranza che la sala piena di gente potesse scomparire.

Voleva che la sua memoria potesse svanire con uno schiocco di dita.

Cinque ragazzi erano stati di fronte a loro, tremanti come foglie e dagli occhi terrorizzati. E così tante parole erano uscite dalla loro bocca. Molte sembravano essere ricorrenti, alcune erano piccoli dettagli unici. E Namjoon non voleva fare altro che dimenticare tutto.

Forse era un codardo.

Doveva esserlo, perché l'unica cosa che avrebbe fatto in quel momento era scappare. Invece era incastrato lì, in quello stupido trono rialzato come se fosse più importante di tutti gli altri esseri umani quando non era altro che un insetto, sospeso tra il credere alle testimonianze di quei cinque ragazzi, credere che il terrore era reale e che tutte le mostruosità che avevano pronunciato erano avvenute veramente, oppure credere che Chang Jein avesse cospirato in maniera così maniacale da trovare cinque testimoni fin troppo convincenti e riempire sua zia di vergogna.

Non poteva compiere quella scelta.

Non riusciva.

-Avete altre testimonianze da portare alla nostra attenzione?- chiese la voce ormai stanca della duchessa Min. Namjoon poteva sentire la pesantezza delle parole che erano state pronunciate prosciugare anche lo spirito degli altri presenti.

Quando un breve silenzio seguì la domanda, Namjoon sollevò il capo. Chang Jein sembrò deglutire nervosamente, sollevando lo sguardo su suo fratello. Durò solo per un momento, ma vide un lampo di preoccupazione attraversare i suoi occhi, quel tanto che bastava per trasmettere qualcosa a Seokjin. E suo fratello si irrigidì all'istante quando quella preoccupazione lo raggiunse, come se avesse un'idea ben chiara di ciò che stava per calare su di loro. Infine, sentì lo sguardo nervoso di Chang Jein posarsi anche su di lui. Si raddrizzò appena, ma non riuscì a far in tempo neppure a domandarsi che cosa significasse quella fugace apprensione.

-Una, mia signora. È rimasta un'ultima testimonianza, anche se... sarà leggermente diversa dalle altre.

Chang Jein deglutì ancora. Non era da lei essere così evidente nella sua tensione. Aveva avuto il coraggio di guardare negli occhi la sovrana dell'impero che dominava il continente mentre la accusava di atti indicibili senza mostrare un minimo di tremore o esitazione. Che cosa la rendeva così incerta?

-Saranno due persone a dare la testimonianza allo stesso tempo. Dal momento che per la maggior parte delle volte in cui si trovavano presso sua maestà erano insieme, i loro racconti si intersecano strettamente l'uno all'altro.

La giovane donna attese fino a che era evidente che nessuna replica si sarebbe sollevata davanti alla sua proposizione, prima di avvicinarsi per l'ultima volta alla piccola porta laterale. Namjoon chiuse gli occhi, tornando a massaggiarsi la fronte con le dita.

"Pensa, Namjoon."

Suo fratello evidentemente aveva aiutato a mettere su quel piano. Avrebbe davvero creato delle false prove pur di affondare l'imperatrice? No, Seokjin non era quel tipo di persona. Non era un manipolatore, né tanto meno un freddo bugiardo. Forse, però, c'era la possibilità fosse stato ingannato. Forse perfino Chang Jein poteva essere stata attratta da una bugia, una falsa vittima che si era prostrata a lei per chiedere aiuto, accendendo un fervido senso di giustizia.

Ma allora come spiegare la lettera di sua madre?

Un clamore improvviso lo trascinò via dai suoi pensieri. Dopo la prima testimonianza, la risposta della corte era diventata più mite, scemando man mano che la sorpresa iniziale si era esaurita e lasciando solo un sordo disagio. Ma sembrava che qualcosa avesse fatto risvegliare la folla, qualcosa di talmente scioccante da riaccendere versi di stupore ed espressioni oltraggiate.

Il filo turchino (K.TH)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora