XXXIX

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Quando i leggeri colpi alla porta attirarono la loro attenzione, Taehyung ed Estella voltarono placidamente lo sguardo. Lui, però, non si sollevò dalla sua posizione ne lei lo allontanò da sé. Lo lasciò nella tranquillità che sembrava averlo immerso, seduto a terra e posato contro il suo corpo, con la testa sorretta dalla spalla di lei e il busto appoggiato alla sua schiena. Estella non aveva neppure battibeccato con lui in merito. In silenzio, aveva semplicemente lasciato che si avvicinasse lentamente, sempre più vicino a lei man mano che proseguiva nel suo lavoro al telaio. La sera prima, in effetti, la separazione era stata particolarmente ardua. Forse a causa dell'intensità del momento che avevano vissuto, quando era arrivato il tempo per Taehyung di tornare nella sua stanza per coricarsi, i loro corpi avevano indugiato, cercando di trattenersi un altro po', solo qualche istante in più. Sguardi saettanti si attardavano sul volto dell'altro, in attesa di qualcosa.

Ma cosa?

Inizialmente, Estella non riusciva a capirlo. Lo afferrò solo quando la presenza di Taehyung era scomparsa dalla stanza e si era ritrovata nel grande letto freddo, circondato da quelle pesanti tende che amplificavano l'oscurità. Era freddo, grande, oscuro. E solitario. E lo era anche il letto di Taehyung, pensò. In una giornata come quella, era ancora più freddo, grande, oscuro e solitario.

E forse Taehyung si sarebbe sentito esattamente come lei. Forse anche lui avrebbe voluto girarsi e sentire accanto a sé la presenza confortante di una persona che poteva capirlo. Qualcuno che potesse tenere i brutti ricordi lontani. O che potesse aiutare a dissipare il dolore se fossero arrivati improvvisamente. Dal momento che sapeva che anche lui aveva i suoi oscuri pensieri, non poteva fare a meno di pensarlo.

Ma, alla fine, avevano lasciato che tutto continuasse come al solito. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di parlare, di avanzare all'altro quella proposta. Erano troppo timorosi per fare il primo passo.

-Chi è?

La domanda di Taehyung giunse placida dopo diversi istanti da che lo sconosciuto aveva bussato alla porta della stanza di Estella. Dall'altra parte, per contro, giunse una voce tesa ma famigliare.

-Sono Namjoon. Potrei parlare con te ed Estella?

Solo allora il giovane si raddrizzò appena, protendendosi un accenno in avanti con un'aria confusa sul viso. E anche la giovane non poté fare a meno di interrompere le sue mani per guardare la porta con curiosità. Perché mai il principe avrebbe voluto parlarle? A meno che... non avesse in qualche modo a che fare con quello che aveva scoperto?

Dopo qualche istante di silenzio, Taehyung si voltò verso di lei. Davanti alla muta richiesta nel suo sguardo, lei annuì altrettanto pacatamente con un semplice cenno del capo. Il giovane, allora, tornò a rilassare il corpo contro la sua schiena.

-Entra pure, hyung.

La porta si aprì con cauta lentezza, permettendo al giovane uomo dietro di essa di entrare mantenendo il suo sguardo abbassato per diversi istanti. Dopo essersi voltato per chiuderla dietro di sé, finalmente, sembrò riuscire a sollevare gli occhi su di loro. Al primo impatto, Estella poté notare le sue sopracciglia saettare verso l'alto quando vide la vicinanza che scambiavano, ma in breve sembrò cercare di mascherare il suo stupore con un'espressione più neutra e un timido sorriso.

-Mi... dispiace presentarmi così, all'improvviso e... senza un evidente motivo. Spero di non essere un disturbo.

Estella aveva tenuto lo sguardo su di lui mentre rimaneva fermo a pochi passi dalla soglia, perciò scosse il capo alle sue parole.

-Siedi. Accomoda- pronunciò lei vedendo l'esitazione perseverare nel giovane, che la guardò con rinnovato stupore alla sua replica. Dopo poco, però, la ringraziò, sistemandosi sulla sedia posta vicino alla finestra che doveva essere utilizzata da Taehyung, ma che aveva abbandonato da ormai molto tempo.

Il filo turchino (K.TH)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora