XVI

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-Smettila di spingermi.

-Allora sbrigati!

-Non mi hai ancora dato una motivazione valida per farlo.

Il giovane ignorò il commento annoiato del fratello, mantenendo l'ampio sorriso sulle labbra mentre continuava a incitare il corpo del maggiore attraverso il corridoio.

-Te l'ho detto. L'imperatrice ha organizzato un banchetto a cui sono invitate tutte le più alte famiglie nobiliari della capitale.

-E cosa ci sarebbe di speciale in questo banchetto per cui sembri così impaziente all'idea?

I tacchi delle scarpe del giovane dall'ampio sorriso risuonarono allegramente contro il pavimento di marmo, riempiendo l'ambiente silenzioso con una concitata percussione.

-Sembra, da alcune indiscrezioni che...

Suo fratello, sollevando un sopracciglio, non riuscì a mantenere del tutto la sua maschera di indifferenza, voltandosi verso il giovane quando la frase rimase sospesa nell'aria.

-Che?

Il ragazzo trattenne una risata.

-Sembra che un cantastorie amico della famiglia reale sia rientrato a Taeyang dopo un lungo viaggio.

Suo fratello sollevò le sopracciglia, fermandosi sul posto.

-Taehyung? È tornato?

Il giovane annuì impaziente, voltandosi infine davanti alla grande porta di legno intagliata. Benché i due battenti fossero aperti, si poteva chiaramente notare l'oro intarsiato nella forma di un grande sole, spezzato a metà in quanto perfettamente al centro della porta stessa, circondato da eleganti ghirigori che si estendevano fino allo stipite per rappresentarne i raggi. Oltre di essa, però, la vera attrazione che attirava lo sguardo era l'imponente sala che si estendeva di fronte a loro. Il maestoso lampadario che stava sospeso sopra di essa, con i dieci mastodontici bracci carichi di candele che lo facevano assomigliare a un albero di cristallo, le costellazioni di gonne ampie e corsetti di raso che accompagnavano gli schieramenti di nobili sparsi per la sala e, infine, il trono dorato intorno a cui tutti roteavano.

Seppur vuoto, catturava avidamente l'attenzione degli osservatori con le sue foglie di acanto scolpite nel legno, il cui oro rifletteva con generosità la luce delle candele, e il velluto rosso della seduta che sembrava emanare il potere del suo possessore anche quando esso non vi era seduto sopra. Era curioso come quella semplice sedia incutesse un tale timore reverenziale nei presenti che nessuno osava neppure avvicinarvisi. Era quel tacito patto che tutti sembravano conoscere che impediva di usurpare l'autorità che possedeva in virtù del titolo che simboleggiava.

Sospirando con un sorriso impaziente, il giovane fece un passo in avanti, lasciando finalmente che la luce della sala inglobasse la sua figura e che la sua presenza, come quella di suo fratello, divenisse finalmente nota. L'araldo alla loro destra fermo all'ingresso, a quel punto, colpì due volte il terreno con il suo bastone intarsiato, lasciando che la sua possente voce si diffondesse sopra il chiacchiericcio dei presenti.

-I messeri Min Yoongi e Hoseok, del ducato Min.

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Il filo turchino (K.TH)Where stories live. Discover now