1. Cinque anni prima

388 37 144
                                    

Avvertenze! ⚠️
Il seguente capitolo contiene scene violente non adatte a un pubblico sensibile.



Inspirò socchiudendo gli occhi. Si asciugò le lacrime gelide, salì i gradini e varcò la soglia della caserma.

Mano a mano che si avvicinava alla scrivania dell'agente che si occupava del caso di suo padre, sentiva il cuore esplodere nel petto.

Era un uomo sulla trentina, dall'aspetto duro, sopracciglia sempre aggrottare e denti stretti.

"Salve, sono la figlia del defunto Alex Fernandez, Sarah Fernandez. Avete trovato qualcosa inerente all'omicidio di mio padre?" domandò lei con le mani infilate nelle tasche della giacca.

"No, non ancora" digrignò l'agente tenendo sempre lo sguardo incollato sui documenti dinanzi a lui.

Sarah chiuse gli occhi e sospirò a denti stretti.

Calma, Sarah. Calma. Si ripeté cercando di non saltargli addosso.

"Mi guardi in faccia mentre le parlo" asserì lei su di giri. L'uomo alzò gli occhi e con un sopracciglio incurvato chiese "Che c'è?".

Alla ragazza sfuggì una risata sciocca.

"Che c'è?" domandò lei imitando la sua voce. "Sta scherzando, spero? Sono passate due settimane, due fottute settimane dall'omicidio di mio padre e lei mi sta dicendo che non ha ancora trovato niente. Secondo lei cosa c'è?" domandò Sarah alzando leggermente il tono.

Alcuni suoi collaboratori si voltarono verso di loro attirati dal tono della ragazza. Il brusio che dominava la piccola stanzetta cessò prestando attenzione a Sarah e all'agente.

"No. Non abbiamo trovato niente. Le telecamere non funzionavano da un paio di giorni, l'arma del delitto non è ancora stata trovata, cosa devo cercare? Barcollo nel buio come tutti gli altri" sbraitò lui di rimando impazientito.

Aprì la bocca la ragazza per ribattere ma venne preceduta dall'uomo.

"Se non ricordo male, suo padre non era un santo ed era nella lista dei ricercati: era un clandestino. Non ti sei mia chiesta perché lo hanno ucciso? Forse hanno fatto bene a farlo fuori".

Un peso in meno. Pensò lui alzando le sopracciglia.

"Non parlare così di mio padre, o..." asserì lei ma venne nuovamente interrotta dall'agente che si alzò in piedi.

"Altrimenti cosa? Sai dove ti trovi o la vendetta ti sta accecando? Guardati intorno, con un solo cenno del capo ti farò rinchiudere in una delle celle e non vedrai mai più la luce. Ora vattene, ho da fare" minacciò liquidandola infine con un cenno della mano.

Lo fissò disgustata. Voleva afferrare quella spillatrice e sbattergliela sulla testa fino a vedere il cranio completamente fracassato.

"Mi guardi bene e faccia in modo di non scordare mai questo volto, perché lo rivedrà molto presto. Farò quello che non siete stati in grado di fare. Con lui che ha avuto il coraggio di uccidere mio padre lo porterò fin qui, con i suoi stessi testicoli in bocca e il volto così sfigurato che faticherete a riconoscerlo" asserì lei con astio prima di uscire dall'edificio.

Bastardi! Brutti bastardi! Brutti figli di... Incompetenti! Pensò mentre calciava qualsiasi cosa si presentasse davanti a lei.

La frustrazione, il senso d'impotenza e delle mani legate, di essere inutili, la divorava.

Si mise a camminare per schiarire le idee e cercare di calmarsi.
Non aveva una minima idea da dove partire, con chi parlare, cosa cercare o chi contattare.
Di una cosa era certa, chi aveva ucciso Alex non la avrebbe fatta franca, lo avrebbe trovato a costo della sua stessa vita.

Patto con il DiavoloOnde histórias criam vida. Descubra agora