9. Sensi di colpa

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Avvertenze! ⚠️
Il seguente capitolo contiene scene violente non adatte a un pubblico sensibile.





Girò intorno al corpo un asciugamano e uscì dal bagno.
Sussultò chiudendo gli occhi e inspirando per trattenere un grido.

"Che ci fai qui?" domandò Heather con tono basso avvicinandosi al letto.

Gather era steso sul materasso con gli occhi chiusi e le braccia intrecciate dietro la testa.
Heather si accorse che il ragazzo aveva gli auricolari e muoveva i piedi a ritmo di musica.

Scosse un paio di volte la testa rassegnata e si avvicinò all'armadio. Tirò fuori un maglioncino nero e un paio di jeans stretti a vita alta.

Si voltò verso il ragazzo ancora steso sul letto: non si era ancora accorto della sua presenza nella stanza.
Si alzò di scatto quando gli arrivarono addosso i vestiti della sua bodyguard.

"Che ci fai qui?" domandò lei una volta che Gather aveva tolto l'auricolare.

"Ti stavo aspettando! Ti va una passeggiata?" chiese sedendosi sul bordo del letto.

"No!" rispose afferrando i suoi indumenti e chiudendosi nuovamente in bagno.

"Dai! Andremo a mangiare anche il gelato" supplicò dietro la porta.

Heather alzò gli occhi al cielo sbuffando. Erano passati giorni da quando si era trasferita a casa degli Hamilton e ancora faticava ad abituarsi. In primo luogo la camera da letto: quella luce, quei colori la irritavano. La sua vecchia stanza conteneva il minimo indispensabile, invece quella nuova era così piena da sembrare piccola.

Non c'è niente di male in una passeggiata. Pensò mentre si asciugava i capelli con il phon.
Decise perciò di accettare.

Quando uscì si ritrovò davanti al viso quello di Gather con occhi supplichevoli. Le sue iridi danzavano, quel colore miele attirava l'attenzione della ragazza: così chiaro ma intenso.
Il labbro inferiore che porgeva, così rosa, così carnoso, così lucido...
Scosse la testa cacciando via quei pensieri che le facevano andare il cervello in tilt.d

Heather alzò un sopracciglio quando notò lo sguardo di lui scivolare dall'alto al basso sul suo corpo.

"Hai solo il nero nel tuo armadio? Conosci i colori?" chiese lui stupito.

"No!" ribatté secca infilandosi le scarpe e afferrando la sua arma, il telefono e le chiavi.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e decise di non ribattere: gli era sembrata un'impresa convincerla a uscire.

Da quando era arrivata, Gather aveva fatto di tutto per fare sentire la ragazza a suo agio. Gli era sembrata agitata, persa nei suoi pensieri, silenziosa, si limitava ad annuire, mangiava poco, alcune volte addirittura saltava i pasti.

Lei però faticava ad accettare l'idea di stare sotto lo stesso tetto di chi aveva ammazzato la sua famiglia.
Gli incubi, a causa di ciò, sembravano tormentarla ancora di più. Passava intere notti sveglia, a girovagare per la stanza, a torturarsi, a pensare.

C'era qualcos'altro che la distruggeva sempre di più: la libreria. Si mordeva le mani per non toccare quei libri. Ogni pagina erano come lama affilate che squarciavano la sua mente e il suo cuore.
Ogni mese, a ogni compleanno, a ogni festività, suo padre, Alex, le regalava libri.
Tutti i Fernandez coltivavano la passione per la lettura, ma Heather in special modo. I libri erano tutto per lei, così come suo padre. Perdendo il secondo, aveva perso anche l'interesse verso i primi.

Aveva chiesto invano al ragazzo di toglierli, aveva affermato di odiare di leggere, eppure Gather non lo aveva fatto. Quest'ultimo ci teneva che in ogni stanza, in ogni angolo della casa ci fossero dei libri.

Patto con il DiavoloWhere stories live. Discover now