21. Lui era volato e una parte di lei era volata con lui.

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L'auto andava a tutta velocità, cercò di spingere il pedale, ma non si fermava, non voleva fermarsi. La mano di lui si aggrappò a quella di lei, stringendola più forte che poteva. Si scambiarono un'occhiata, dispiaciuta, speranzosa, impaurita e d'addio.

Aprì gli occhi di scatto, respirando affannosamente. Sudata e con il cuore in gola, cercò di guardarsi intorno.

Strizzò un paio di volte le palpebre cercando di mettere a fuoco, quando incontrò il soffitto bianco che le accecò la vista, si rese conto di essere in ospedale.

Sì, sono proprio in ospedale.
Ancora viva. Pensò lei sospirando, nel tentativo di calmarsi.

Una fitta di dolore al fianco la costrinse a stringere i denti, poi una alla gamba, al collo... Erano così atroci e sparsi che non seppe dove le facesse davvero male.

"Heather!"

Qualcuno la chiamò. Lo sentiva lontano e non sapeva riconoscere di chi fosse quella voce. Poi le venne in mente l'incubo, poi l'incidente, la discussione... Con uno scatto provò ad alzarsi ma una fitta al fianco la costrinse nuovamente a stringere i denti, la ignorò e provò nuovamente ad alzarsi.

"Heather, dove vuoi andare? Devi riposare". Era Carlos, con il solito tono da rimprovero.

Gather. Non pensava a niente, se non a lui. Si guardò intorno, non era lì.

Sarà in qualche altra stanza. Pensò appoggiando prima le dita poi tutti e due i piedi sul pavimento freddo dell'ospedale.

Fece per alzarsi ma si interruppe quando la porta si spalancò. La speranza di vedere entrare il ragazzo di cui si innamorò si spense del tutto quando vide entrare il dottore che la seguiva da quando fece piede lì e il signor Hamilton. Notò lo sguardo di quest'ultimo.
Vuoto e stanco.
Il volto pallido e smorto. Era l'incarnazione della stanchezza.

È dimagrito. Pensò, notandolo.

"Signorina Milton, come si sente?" le domandò il dottore mentre con una torcia cercava di guardare i suoi occhi fissi su quelli di Lucas.
Stava aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa in grado di spegnere la sua curiosità.

Dì qualcosa, Lucas. Forza, ti prego...

"Heather, rispondi" la incentivò Carlos appoggiandole delicatamente una mano sulla spalla. A quel tocco, la ragazza sussultò e si voltò verso suo zio, confusa.

"Come ti senti?" le domandò nuovamente il dottore.

Gather. Voglio sapere dov'è. Ditemi dov'è. Supplicò con gli occhi i presenti in quella stanza. Aveva paura di chiederlo. Aveva paura di sentire le loro risposte, ma se quello era l'unico modo per mettere in pace la sua anima tormentata, era pronta a sentire.

"Dov'è?" domandò lei finalmente.

Lucas fissò il volto della ragazza, pieno di ferite e da chiazze violacee, pallido e cadaverico. Le labbra bianche e le occhiaie evidenti.

Innervosita e bruciando l'ultimo briciolo di pazienza, chiuse gli occhi e sospirò.

"Ho chiesto, dov'è?" chiese nuovamente stringendo i denti. A prendere parola non era Lucas, dalla gola secca e annodata, come se avesse un macigno sulla bocca dello stomaco che gli bloccava ogni sua azione, ma era il dottore, dall'aspetto giovane, con un paio di occhi chiari come l'acqua e dal volto stanco.

"È un miracolo che tu sia ancora qui con noi. Ci hai messo del tempo per svegliarti, ben tre giorni, ma eccoti qui, viva e vegeta. È stato un incidente letale, c'era solo 0,1% di probabilità che qualcuno di voi sopravviva. Un pezzo della portiera si era staccato e si era incastrato al tuo fianco, ha danneggiato lievemente il rene sinistro, facendoti perdere molto sangue..." si interruppe sospirando.

Patto con il DiavoloTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang