6. Il caso della domestica

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Heather sbuffò scivolando sulla sedia. Erano rinchiusi in quell'uffici da tre ore ormai, e Heather ne aveva già abbastanza. Difronte a lei era seduto Gather con lo sguardo perso nel vuoto, qualche volta lo faceva cadere su di lei.
Sorrideva quando la vedeva alzare gli occhi al cielo, bofonchiare qualcosa d'incomprensibile buttare qualche occhiataccia a suo zio.

Nella stanza, oltre ai due ragazzi, c'erano Carlos, Lucas e l'avvocato di quest'ultimo.

"Sto per cambiare idea" ringhiò la ragazza esaurendo le ultime briciole di pazienza.

Lucas e Carlos la guardarono sbigottiti per un paio di secondi, poi spostarono lo sguardo sull'avvocato e lo incitarono a sbrigarsi.

Gather scosse il capo abbozzando un piccolo sorriso.
Quella situazione non gli piaceva, gli faceva riaffiorare solo i ricordi e i dolori, e anche lui non vedeva l'ora di uscire da lì.

Passata una decina di minuti, i due uomini annunciarono che il documento era pronto. Heather diede un'occhiata veloce a ciò che era scritto, e arrivata alla penultima voce, alzò un sopracciglio.

"Che significa?" domandò voltandosi verso Carlos. Gather, curioso, si avvicinò anche lui e lesse ad alta voce.

"Qualora si dovessero verificare o percepire dei "sentimenti" il contratto sarà annullato. Ma che cazzo!?"

Heather fissò a lungo Carlos, sapeva che era opera sua, lo aveva capito dal modo in cui li guardava.

Anche a lui non era sfuggito le occhiate che si era scambiati durante la cena. Aveva paura che lei potesse avvicinarsi al ragazzo e mandare in fumo tutto il loro lavoro.

Sfidandolo, firmò il foglio, senza staccare gli occhi da quelli di ghiaccio dello zio, e uscì da quel buco di ufficio. Era molto ampio, con arredamento di tipo classico: mobili in legno dall'aria fine e nobile, sobrio ed elegante.

Heather teneva lo sguardo sulla libreria, strizzava gli occhi cercando di leggere i titoli di alcuni libri. Notò il suo libro preferito, di un tempo però, Il Ritratto di Dorian Gray. Si morse il dito per seppellire l'istinto di alzarsi e andare a sfogliarlo, e magari annusare l'odore delle pagine, passare le dita sull'inchiostro.

Una volta fuori, si accese una sigaretta nel tentativo di rilassarsi e scordare ciò che Carlos aveva fatto.

Fottiti!

Osservò dal terzo piano il via vai dei dipendenti. Correvano, non si davano pace. Sguardo annoiato, stanco, volto smorto e pallido, eppure le loro gambe continuavano ad andare a tutta velocità. Le loro menti avevano un unico pensiero: portare a termine il compito e iniziare un altro, nel tentativo di avere qualche rialzamento nelle buste paga.

Che vita di merda!

Appoggiò i gomiti sulla ringhiera in vetro e alzò la testa verso l'alto facendo uscire il fumo dalle labbra screpolate dal freddo.

"Mi scusi, è vietato fumare qui". Heather girò la testa lentamente, con un sopracciglio alzato, e osservò la ragazza.
Era la classica dipendente: gonna fino alle ginocchia, camicia bianca leggermente sbottonata, il cartellino intorno al collo, i capelli raccolti in un chignon alto e perfetto. Non aveva un trucco esagerato, solo le labbra, un rosso così accesso da infastidire.

Heather, a passo lento, si mise in piedi, si avvicinò alla ragazza e afferrò tra le dita il suo cartellino.

"Senta... Miss Amelia, non rompere il cazzo" ringhiò Milton stringendo la presa.

La ragazza, Amelia, sentì il sangue gelare nelle vene al sentire quel tono di voce e quello sguardo omicida.

Mandò giù il groppo in gola e, chinando leggermente la testa, se ne andò senza voltarsi un'altra volta. Smise addirittura di fare pensieri su di lei, aveva deciso di dimenticare la cosa come se non fosse mai successa.

Patto con il DiavoloWhere stories live. Discover now