8. Il giorno nero

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Avvertenze! ⚠️
Il seguente capitolo contiene scene violente non adatte a un pubblico sensibile.




"Zoe, i brownie sono pronti" gridò Sarah dalla cucina.
Un paio di secondi dopo e sentì dei piccoli passi avvicinarsi di corsa.

La piccola, dalle piccole code che fluttuano a ogni salto, si sedette sul tavolo attendendo che la sorella maggiore servisse il dolce tanto atteso.

"Ed ecco a te principessa, come li hai chiesti: morbidi e super dolci" enunciò Sarah appoggiando il piatto davanti a lei. Quest'ultima sorrise entusiasta.

"Grazie!" ringraziò la piccola con voce innocente.
Tra loro due, quella che più somigliava alla madre, occhi di un verde scuro e intenso, capelli così biondi da sembrare oro e le labbra sottili, era Zoe.
Mentre Sarah era una vera e propria fotocopia di suo padre: viso a forma d'ovale, capelli scuri come la pece e gli occhi color miele.

"Torno tra poco" assicurò la maggiore la sorella lasciandole un bacio tra i capelli e dirigendosi verso il salotto, dove la madre era intenta a leggere un libro.

"Hai parlato con papà?" domandò la figlia sedendosi al suo fianco.
Era passato un mese dall'ultima volta che aveva contattato la famiglia, e da quel giorno non si era più fatto sentire.

Selly alzò lo sguardo interrompendo la lettura e incontrò quello preoccupato di Sarah. Anche se era sua madre, la donna più vicina a lei, il suo sguardo riusciva comunque a intimorirla. Era penetrante, faceva tremare l'anima.

"No, figlia mia, no" rispose con rammarico.

"Perché non ci rivolgiamo alla polizia? Loro possono aiutarci, possono trovarlo" provò a dire Sarah, invano.

"No, Sarah. Tuo padre non è come tutti, il suo lavoro è altrettanto diverso e, come ben sai, assai pericoloso. Rivolgerci alla polizia vuol dire condannarlo per il resto della sua vita in carcere".

"Questa storia non mi piace, mamma. Perché non lascia questo "lavoro pericoloso"? Ci sono altri modi per guadagnarsi da vivere e poi non ne abbiamo bisogno, perché non torna?" domandò Sarah appoggiandosi allo schienale del divano di pelle color panna e puntò lo sguardo sulla fotografia di fianco alla TV.
Ritraeva tutti i Fernandez sorridenti durante una giornata soleggiata al mare.

"Lo sta già facendo. Ha chiesto di dargli un po' di tempo e di avere pazienza. Abbandonerà quel lavoro e si dedicherà per sempre alla sua famiglia e conosci tuo padre, le promesse le ha sempre mantenute" affermò Selly appoggiando la sua mano sulla spalla della figlia, rassicurandola.

"Controllo Zoe" la informò con tono piatto alzandosi e rifugiandosi nella sua stanza.
Passò le dita sull'ultimo libro regalatogli da suo padre, La canzone di Achille, e sentì le lacrime riempirle gli occhi.

Dove sei papà? Dove sei...

Si strofinò il volto e, come se niente fosse successo, ritornò in cucina.

"Sarah, mi versi del latte?" domandò la piccola vedendo la sorella entrare.

"Zoe, non sei più piccola, sei autonoma" la ammonì dolcemente la maggiore aprendo il frigorifero. Sentì la suoneria del cellulare risuonare in tutta la stanza.

Lo tirò fuori dalla tasca mentre con l'altra mano cercava di servire il latte alla piccola. Non fece in tempo di rispondere che l'aggeggio smise di suonare. Vide che aveva ricevuto una notifica.

Si voltò per appoggiare il bicchiere sul tavolo ma le cadde dalle mani dallo sgomento.

Gridò un no frustrante, straziante e lacerante. Zoe si spaventò così tanto da rinchiudersi in se stessa, con gli occhi lucidi e il viso impaurito.

Patto con il DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora