12. Nuove sensazioni

80 16 98
                                    



"Alza il braccio... Non Così! Sì, bravo. Più forte. Il tuo colpo deve essere letale. Fai un passo indietro, stringi il pugno e colpisci!"

"Basta così! Andiamo a mangiare qualcosa, ho fame" propose Gather ansimante mentre si liberava dai guanti da box.

"Sono passati solo dodici minuti" protestò lei guardandolo incredula.

Una volta aver fatto colazione, decisero di recarsi nella loro sala fitness. Dopo l'accaduto con Evas, la ragazza decise di insegnare a Gather qualche mossa per potersi autodifendere. Quella sala era come una vera e propria palestra: cyclette, ellittica, tapis roulant, pesi di varia misura, leg press e tanti altri.

"Cosa? Il tuo orologio ha qualcosa che non va!".

"Sono i tuoi neuroni a non andare" ribatté lei incrociando le braccia.

"Sono stanco, ho sete, sono sudato e ho fame" si lamentò Gather buttandosi sul tappeto da fitness.

Alzando gli occhi al cielo, gli porse la borraccia e gli annunciò: "Bevi, riprendiamo tra qualche minuto".

Con una mossa felina, il ragazzo afferrò la mano di lei e la tirò verso di lui. La borraccia rotolò sbattendo contro un disco in ghisa andando nel dimenticatoio.

Si ritrovarono uno sopra l'altro, con i respiri che si scontravano, i nasi che quasi si sfioravano e le labbra semichiuse.

I loro occhi danzavano, facevano avanti e indietro. D'un tratto un calore scottante si insediò nelle viscere della ragazza: una sensazione sconosciuta, mai provata.

"Mai abbassare la guardia" sussurrò Gather soffiando sulle labbra di lei. A quel gesto, quest'ultima sentì un morso allo stomaco, il cuore scivolarle dal suo posto e la mente spegnersi.

Nessun pensiero.

Nessuna lotta.

Solo lui.

Solo lui e lei.

C'era solo quel ragazzo che, armato con della bontà, del fascino e della gentilezza, un po' alla volta e con pazienza stava demolendo quei muri che si era costruita attorno. Piano piano si stava arrampicando fino a raggiungere il suo cuore e una volta lì, come una buganvillea, avrebbe diffuso il suo profumo. Avrebbe piantato il fiore della passione, dell'amore e della speranza e sostituito quello dell'odio e del desiderio di vendetta.

Gather prese una ciocca di capelli di lei e gliele portò dietro l'orecchio, sfiorando la sua guancia arrossata.

Terra chiama Heather! Doveva essere un allenamento, dovevi insegnargli a difendersi non a sbavare.

Appena tentò di allontanarsi, con una mossa felina, il ragazzo riuscì a invertire le posizioni.

"Non sono un novellino, qualcosa la so fare" sussurrò con un sorriso malizioso.

Heather non seppe cosa ribattere o come comportarsi. Il suo cervello era andato in tilt. Non era preparata, non si era mai ritrovata in situazioni così scomode e imbarazzanti.

Decise allora di non fare niente.

Abbasso lo sguardo e incontrò le labbra di lui: umide, piegate in un sorriso, carnose.

Toccale, Sarah. Che sapore avranno? Domandò una parte di lei.

"I tuoi occhi..." iniziò Gather guardandoli ammagliato.

Gli occhi di lei brillavano sotto la luce soffusa dei LED. Sembravano più chiari, brillanti. Per Gather erano una calamita, non riusciva a staccare i suoi da quelli di lei. Ogni volta che li guardava aveva la sensazione di essersi perduto tra le pagine di un libro.

Patto con il DiavoloOnde histórias criam vida. Descubra agora