Capitolo 11

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Sapevo che mi sarei pentita di aver dato il mio numero a Nora. Da quel momento, ha iniziato a bombardarmi di messaggi ogni giorno. Provo a ignorarla, ma sembra che non abbia intenzione di smettere. È indubbiamente la persona più testarda che abbia mai incontrato.

E così, eccomi qui, immersa in una situazione imbarazzante. Oggi ero di corsa, poiché avevo una visita di controllo dall'ortopedico e nel trambusto, ho dimenticato la fascia elastica che di solito utilizzo come supporto al ginocchio negli spogliatoi. Sono uscita di fretta senza nemmeno accorgermi dell'errore. Purtroppo, Nora è uscita poco dopo di me e ha deciso che avrebbe dovuto restituirmi la fascia sul posto, senza aspettare.

Sono seduta a un tavolino del bar, circondata da un'atmosfera carica di ansia e imbarazzo, ad aspettare lei. Dopo un'eternità di trepidante attesa, la sento arrivare con un grido acuto: «ADELE!». Il suono della sua voce mi fa voltare di scatto, il calore sale alle guance mentre cerco disperatamente di nascondere il mio viso. Nora, con il respiro affannato, si avvicina al mio tavolo e si scusa: «Adele, mi dispiace per il ritardo, ma non riuscivo a trovare un parcheggio libero». Cerco di mantenere un'apparenza calma, anche se dentro di me c'è una tempesta di imbarazzo, e rispondo «Non preoccuparti, sono appena arrivata anch'io». La sua espressione si rilassa e mi chiede «Vuoi prendere qualcosa da bere?». Nonostante la fretta di tornare a casa, il suo sguardo vulnerabile mi fa esitare.

«No, grazie. Dovrei andare a casa, ho degli impegni», rispondo cercando una via di fuga. Nora abbassa lo sguardo per un attimo, poi lo rialza con un'aria speranzosa e suggerisce «Ah, capisco. Ma stavo pensando che potremmo fare un giro per i negozi insieme. Mi farebbe davvero piacere avere il tuo prezioso consiglio».

La sua espressione si illumina, quasi come quella di un cucciolo in attesa di un dolce permesso. Non riesco a negarle nulla di fronte a quella dolcezza disarmante. Dopotutto, cosa può succedere di male nel fare una breve passeggiata tra i negozi?
Respiro e cedo, con un sorriso timido «Va bene, ti accompagno».

Nora esplode di gioia, quasi saltellando sulla sedia. Ci alziamo insieme e ci dirigiamo verso la macchina, pronte per intraprendere il nostro piccolo avventuroso giro nel centro commerciale.

Quello che pensavo fosse un'innocente sessione di shopping si è trasformato rapidamente in una vera maratona. Sono passate quasi due ore da quando abbiamo cominciato a girare come trottole per i negozi. Nora è un concentrato di energia e pazzia. Credo abbia appena infranto il record per il maggior numero di capi di abbigliamento provati, ma finora non ha trovato nulla che le piaccia. Mi chiedo come abbia fatto a coinvolgermi in queste interminabili sessioni di shopping.

All'improvviso, si volta verso di me con un'espressione di entusiasmo sfrenato.

«Sento che questo è il negozio perfetto. Dai, entriamoci».

Sollevo un sopracciglio con scetticismo, ma la sua determinazione è contagiosa.

«Ok» dico, cercando di nascondere la mia stanchezza, «ma se non esci con almeno una busta, giuro che mi metto a urlare».

Un sorriso malizioso si disegna sul volto di Nora.

«Accetto, ma solo se mi prometti che proverai un vestito che scelgo io»

Rendendomi conto che accettare potrebbe prolungare la nostra odissea nei negozi, decido di cedere per il bene della nostra amicizia e della mia sanità mentale.

«Va bene!» rispondo con un sospiro, «sarò la tua cavia per questa volta».

Nora si tuffa tra gli scaffali e ritorna con due vestiti in mano, sventolando con entusiasmo. Uno è un aderente abito nero pieno di brillantini, mentre l'altro è un elegante abito lungo grigio con uno spacco laterale. Entriamo nei camerini e Nora mi porge il vestito grigio, facendomi segno di indossarlo.

Osservo il capo con un misto di curiosità e ansia. Non amo particolarmente il mio fisico e dubito che potrò mai permettermi di indossare qualcosa di così elegante. Considerando anche che non ho l'altezza di una modella, l'idea di indossare quell'abito sembra ancora più remota. Tuttavia, decido di metterlo solo per compiacerla e per vedere come mi sta. Mi infilo l'abito e mi guardo nello specchio. 

L'abito grigio aderisce al mio corpo, stringendosi delicatamente in vita e ricadendo morbido fino ai piedi. Sul lato sinistro, uno spacco attraente arriva a metà coscia. Mi sorprendo nel constatare che l'abito è incredibilmente bello. 

Nonostante l'aspetto favoloso, una fitta di insicurezza mi assale. Mi vedo enorme. I miei occhi si soffermano sulle cosce che sembrano troppo grandi, e automaticamente le mie mani si posizionano ai lati della vita nel tentativo di controllare le dimensioni. Inizio a valutare il mio corpo, misurando mentalmente le curve che mi circondano. Mi vedo enorme. Tutte le insicurezze si riversano nella mia mente. 

Non mi piaccio. 

Piano piano, i ricordi delle parole dolorose pronunciate da qualcuno che mi ha ferito tanto tempo fa riaffiorano nella mia memoria. "È ingrassata", aveva detto. La convinzione che non posso permettermi di indossare un vestito del genere si radica nel mio pensiero. Sono troppo grassa.

I miei pensieri vengono bruscamente interrotti dal tornado Nora. L'ho soprannominata così perché è una forza della natura: con il suo carattere vivace e i suoi modi di fare irresistibili, arriva senza preavviso portando con sé un vento di allegria e scompiglio.

«Sapevo che sarebbe stato perfetto per te. Appena l'ho visto, ho pensato: 'Questo è proprio di Adele. Al mio compleanno farà una strage!'», esclama scatenando il suo entusiasmo contagioso.

Non sono sicura di aver colto bene l'ultima parte «Scusa, Nora, cosa hai detto?»

«Che ti sta bene?!» risponde con un sorriso che illumina la stanza.

«No, dopo quella frase».

«Che farai una strage al mio compleanno», ribatte, ancora più eccitata, con gli occhi scintillanti di anticipazione.

La prospettiva di partecipare a una festa affollata mi scoraggia profondamente. Preferirei evitare di stare al centro dell'attenzione, ma quando incrocio lo sguardo supplichevole di Nora, capisco che non posso dire di no. Il suo sguardo tocca il mio cuore come una dolce melodia.

Sospiro, rassegnata, «D'accordo. Verrò al tuo compleanno».

«Evvai!», urla Nora, lanciandosi al mio collo in un abbraccio caloroso che sembra trascinare via ogni dubbio.

Con lei non riesco a dire di no, per questo so benissimo che sarà la mia condanna.

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