Capitolo 8

1K 149 42
                                    

Scendo in cucina con il borsone a tracolla, e il pavimento freddo sotto i piedi mi sveglia dal torpore. Mia madre, intenta a mescolare qualcosa sul fornello, alza lo sguardo quando il rumore dei miei passi cattura la sua attenzione. Trovo due occhi indagatori che scrutano in cerca di risposte, un mix di preoccupazione e curiosità. Vorrei evitare spiegazioni, nascondermi dietro il silenzio, ma dopo questo periodo di autoreclusione, sento che è il minimo nei suoi confronti.

Sospiro, quasi cercando il coraggio nel respiro profondo, butto fuori l'aria e dico solo «Devo andare ad allenarmi.' Un sorriso di comprensione spunta sul volto di mia madre, un misto di orgoglio e sollievo. Senza aspettare una sua risposta, corro fuori in direzione della macchina.

La luce del sole, calda e accogliente, accarezza la mia pelle mentre mi dirigo in direzione della macchina.

È stato difficile stare lontana dalla mia passione per così tanto tempo, ma finalmente sono pronta a tornare in pista. Sono consapevole di essere rimasta ferma troppo a lungo, e proprio per questo motivo non faccio in tempo a varcare la soglia che mi ritrovo Alessandro, il mio allenatore, con le braccia incrociate e un'espressione che non promette nulla di buono. Sto per aprire bocca, ma lui mi zittisce posizionando davanti agli occhi un programma di lavoro personalizzato. Per poco la mia mascella non cade a terra per lo stupore, ma so che se voglio avere una possibilità di partecipare ai campionati a squadre, devo mettermi sotto e dare il massimo.

Prima di sparire dentro lo spogliatoio, mi richiama «Tra cinque minuti ti aspetto nel mio ufficio».

Entrando, noto subito la presenza di una ragazza che non avevo mai visto prima. Alessandro interrompe i miei pensieri «Ragazze, vi presento Nora. Si è trasferita da poco da una società vicina. Farà parte della nostra squadra e gareggerà insieme a voi per la qualificazione alla finale. Spero che la accoglierete nel modo giusto».

Fisso la ragazza che si trova di fronte a me, cercando di capire le sue caratteristiche. Approssimativamente della mia stessa età e altezza, ha un fisico tipico di chi ha dedicato la propria vita a questo sport. Ma ciò che risalta è il ciuffo rosa che spicca tra i suoi capelli neri. Devo ammettere che il suo stile eccentrico è un po' fuori dalle mie preferenze personali, tuttavia, dato che Alessandro ha deciso di includerla nel team a soli trenta giorni dall'inizio delle competizioni, sicuramente avrà notevoli capacità. Per me conta solo questo.

Le altre iniziano ad uscire dall'ufficio, e io mi volto per fare lo stesso quando vengo richiamata, «Adele, sarai in coppia con Nora. Voglio vedere voi due lavorare insieme. E dato che entrambe siete notoriamente testarde e perfezioniste, ho intenzione di concentrare tutta la mia attenzione su di voi. Quest'anno voglio una doppia classificazione. Anzi, pretendo che entrambe vi classificate per le finali dei vostri attrezzi».

Non posso fare a meno di rispondere con la stessa sicurezza e determinazione «Alessandro, per quanto mi riguarda, puoi star tranquillo. Non ho alcuna intenzione di fallire».

Mentre mi avvio verso l'uscita, una domanda improvvisa mi colpisce come un pugno nello stomaco «Adele, come stai?».

«Bene» rispondo con un sorriso finto, anche se ogni fibra del mio essere urla il contrario.

Sono diventata brava a mentire. Perchè non dire la veritá è più facile.

Man mano che il tempo passa, mi ritrovo sempre più silenziosa. Non parlo più di me stessa. Non racconto più le mie battaglie interiori, le lotte che mi tengono sveglia di notte, né il motivo per cui mi sento costantemente estranea nel mondo che mi circonda.

Forse un giorno avrò il coraggio di aprire il mio cuore, di mostrare agli altri le mie fragilità. Ma oggi, sto bene. Almeno è quello che continuo a ripetermi.

Mi dirigo verso gli spogliatoi, con Nora che mi segue come un ombra.

«Sono contenta di lavorare con te», mi dice mentre ci cambiamo, rispondo, cercando di non darle troppa confidenza. Ma lei non sembra voler smettere, «Sai speravo tanto di finire in coppia con te. Alessandro mi ha parlato molto dei tuoi allenamenti. Dio, non sai quanto sono eccitata all'idea che faremo parte della stessa squadra. Avevo paura a cambiare società. Non sapevo dove sarei finita. Ma quando ho scoperto che sarei venuta in questa palestra, non stavo più nella pelle».

Le sue parole scorrono come un fiume in piena, inarrestabili e senza sosta. Mi chiedo se abbia mai bisogno di prendere fiato. Un sorriso ironico si dipinge sul mio volto, «Certo che ti piace parlare così tanto!' Lei, quasi compiaciuta, ribatte «Vero?! Me lo dicono tutti. Ho questa tendenza a parlare senza sosta, come se non riuscissi proprio a controllarmi».

Mentre ascolto ogni sua singola parola, realizzo che avere una compagna di allenamento così loquace potrebbe trasformare la nostra collaborazione in un'esperienza molto più impegnativa di quanto avessi immaginato. Ho rinunciato alla mia 'prigione' personale per dedicarmi anima e corpo alla ginnastica, non certo per farmi venire l'emicrania con conversazioni interminabili.

Decido di intervenire «Senti, Nora», dico, «sono felice che tu sia così entusiasta, ma che ne dici se ora ci concentriamo e ci cambiamo in silenzio? Potremmo continuare la conversazione dopo». Un'occhiata di comprensione tra di noi, il suo dito posato sulle labbra in un gesto di accordo tacito.

Sollevo gli occhi al cielo, respiro cercando di trovare pazienza. So che dovrò imparare a gestire questa situazione se voglio mantenere la mia concentrazione e serenità durante il lungo percorso che ci attende. "Saranno mesi lunghissimi", penso tra me e me, consapevole che questo sarà solo uno dei tanti ostacoli che dovrò superare nel mio percorso sportivo.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now