Capitolo 38.2

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Le ferie sono volate via, portando con sé le nostre preziose giornate di libertà. I ragazzi sono stati impegnati in partite fuori città, lasciando la palestra interamente a nostra disposizione. Ammetto che è strano non averli intorno, è strano non pensare a qualche scherzo da fare, ed è strano ammettere che mi manchino un po'. La mancanza è una sensazione amara, a cui faccio fatica ad abituarmi. Anche se dedichiamo ogni singolo minuto del nostro tempo alla preparazione della gara, mentirei se dicessi che non penso a ciò che è accaduto in montagna.

È vero, nella vita ci sono alti e bassi, e forse è proprio perché essa rappresenta la più grande montagna russa che a volte si arriva a odiarla. Sono sempre stata bloccata, perché ho sempre dato troppa importanza ai "se" e ai "ma". Vorrei solo vivere al meglio ogni momento, senza avere la costante paura di fallire. Vorrei avere la spensieratezza di Nora e, perché no, anche il suo coraggio, che sembra sfidare ogni limite.

Gli unici momenti in cui io e Tommaso abbiamo scambiato due parole sono stati durante le videochiamate tra Nora e Mattia. Non ho avuto il coraggio né di scrivergli né di chiamarlo, probabilmente lui ha capito che avevo bisogno di un po' di tempo per mettere in ordine i miei pensieri, e non ha fatto altri passi. Mi ha definito "battito d'ali", ma per me lui è come un terremoto, capace di scuotere ogni parte di me, rompendo ogni barriera che ho eretto.

«Adele, svegliati, non ho tempo da perdere», mi riporta bruscamente alla realtà Alessandro, la sua voce tagliente risuona nell'aria.

Ha ragione, devo smettere di perdermi nei meandri dei miei pensieri.

«Scusami, ricomincio subito», rispondo affrettata, cercando di concentrarmi sulla pratica.

Dopo più di tre ore di prove ininterrotte, usciamo faticosamente dalla palestra, le gocce di sudore che rigano il nostro viso testimoniano l'intensità dell'allenamento. Le nostre magliette sono intrise e appiccicate alla pelle, mentre le gambe sono pesanti come macigni e i muscoli indolenziti urlano di stanchezza.

«Oggi sembrava che il diavolo avesse preso il controllo, ci ha veramente massacrate», dice Nora, massaggiandosi una spalla con un'espressione esausta.

«Le mie gambe sono diventate insensibili», aggiungo, cedendo alla fatica e lasciandomi cadere sul borsone, sentendone la consistenza ruvida contro la mia pelle sudata.

«Ciao ragazze. Giornata pesante?» è Mattia, sorprendendoci mentre si avvicina. Siamo così esauste che non ci eravamo nemmeno accorte che fosse lì di fronte a noi.

Gli occhi di Nora si illuminano e corre incontro a Mattia.

«Ma che ci fai qui? Non dovevate tornare stasera?»

«Quello era il piano. Ma avevamo le nostre macchine, quindi abbiamo pensato di ripartire subito dopo la partita.»

«Come è andata?» chiedo, guardandomi intorno quasi a cercare conferma che ci sia anche lui.

«Benissimo. Abbiamo superato le selezioni, quindi tenetevi forte. Siamo arrivati secondi nella divisione e abbiamo guadagnato il posto nelle squadre che parteciperanno ai campionati nazionali», dice Mattia con un sorriso di orgoglio.

Mi tocca tapparmi le orecchie perché Nora sta praticamente strillando di gioia.

«Sono contenta per voi. Ma io ho bisogno di andare a casa e mettermi del ghiaccio sul ginocchio, quindi perdonatemi se vi saluto», dico rivolgendomi ad entrambi, sentendo la fatica che inizia a prendere il sopravvento.

«Non preoccuparti. Ci sentiamo più tardi», mi risponde Nora.

Faccio cenno di sì con la mano mentre mi avvio verso la macchina, sentendo le gambe che mi sostengono a malapena.

Sono rimasta un po' delusa, mi aspettavo di trovarlo anche lui all'uscita, ma non potevo pretendere chissà cosa. Dopotutto, siamo solo amici. Siamo solo amici, giusto? La mia domanda si perde nell'istante in cui, arrivata davanti al cancello di casa, lo trovo appoggiato alla sua jeep, con il volto leggermente arrossato per lo sforzo dell'allenamento.

Il mio cuore sobbalza all'improvviso. "Stupido cuore", penso dentro di me, cercando di mantenere la calma.

«Mi stai pedinando?» riesco a dire con un sorriso divertito, cercando di nascondere l'emozione che mi sta attraversando.

«Ciao Honey, felice di rivederti. Se vogliamo essere precisi, ti sto aspettando, dato che mi hai trovato già qui», risponde con un'espressione amichevole.

«Vero», apro il cancello e aggiungo, «Ti va di entrare?»

«In realtà, sono passato solo per salutarti e per invitarti a cena da me stasera. Nora e Mattia saranno lì anche loro», dice con un sorriso che mi fa battere il cuore più forte.

«Li ho visti cinque minuti fa, non potevano dirmelo?»

«Gli ho chiesto di non farlo perché volevo chiederti se ti andava di rimanere a dormire da me», confessa, cercando di nascondere un leggero imbarazzo.

Ok, devo ammettere che non mi aspettavo una richiesta del genere. La mia bocca si muove autonomamente, come se non fosse collegata alla mia testa.

«Sì», rispondo con un sorriso che tradisce l'entusiasmo che provo.

Mi sorride, rientra in macchina, abbassa il finestrino e aggiunge «Ci vediamo alle otto da me, Honey», mentre il suo sguardo intenso si fissa nei miei occhi. Riesco solo a muovere su e giù la testa, impotente, mentre osservo la sua macchina scomparire dietro il vialetto. Un senso di eccitazione e apprensione si fondono dentro di me. Il mio cuore batte veloce mentre cerco il telefono febbrilmente e digito il numero di Nora. Non le do nemmeno il tempo di rispondere che la blocco.

«Ho bisogno di aiuto. Non sono brava in queste situazioni. Mi ha chiesto di rimanere a dormire da lui e la mia stupida bocca che non sta zitta gli ha risposto di sì. Sì, lo so, abbiamo già condiviso momenti intimi in passato, ma questa volta è diverso, è un invito esplicito. Quindi, ti prego, come dovrei comportarmi?». Dall'altra parte sento solo silenzio, un silenzio che sembra durare un'eternità.

«Nora, ci sei?».

«Sì, scusami Adele. Stavo cercando di capire se eri veramente tu oppure un'altra persona. Non credo di averti mai sentita parlare così tanto. Ad essere onesta, credo che sia la prima volta che mi chiedi aiuto. Credo sia fantastico. Comunque, non riesco a capire in che modo dovrei aiutarti?!».

«Per me non è qualcosa che faccio di solito, o almeno non più. Oddio, forse avrei dovuto rifiutare», inizio a sentire l'ansia prendere il sopravvento.

«Adele, respira. Come hai detto tu, hai già condiviso la tua intimità con lui altre volte, non sarà così diverso. Quindi prendi una borsa e mettici dentro tutto quello che ti serve per passare una notte fuori. Ci vediamo tra poco».

Vorrei dire altro, ma Nora ha già chiuso la chiamata. Mi guardo allo specchio, cercando di rassicurarmi, "Va bene, Adele, ce la puoi fare. È solo una notte con Speed".

Ma più me lo ripeto, più la paura si insinua dentro di me. Ormai non c'è via di ritorno. Afferro un cambio di abiti e tutto ciò di cui ho bisogno, faccio un bel respiro ed esco nuovamente di casa, lasciandomi alle spalle la sicurezza familiare.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now