Capitolo 25.2

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Un raggio di sole filtra timidamente dalla finestra, obbligandomi a coprire il viso con un braccio, mentre l'intenso mal di testa mi ricorda la mia avversione per l'alcool. Cerco di afferrare la coperta, cercando un po' di riparo, quando sento un calore confortevole accanto a me. Mi avvicino senza esitazione, lasciandomi trasportare e cullare da questa sensazione di sicurezza, come una naufraga aggrappata a una zattera di salvezza. Ma improvvisamente un'immagine si palesa nella mia mente, un ricordo frammentato della serata trascorsa. "Oddio, ci siamo baciati".

Confusa e ancora stordita, cerco di alzarmi dal letto, ma un braccio muscoloso mi impedisce qualsiasi movimento. Rifletto rapidamente. Aspetta un attimo, come sono arrivata in camera mia? E cosa diavolo ho fatto?

In quel preciso istante, faccio scorrere il mio sguardo sul braccio tatuato che si trova sul mio petto e mi rendo conto che Tommaso mi sta praticamente dormendo addosso. Rimango immobile, cercando di elaborare ciò che sta accadendo.

Come mai è nel mio letto e, per di più, senza maglietta? E perché indosso solo una canottiera? La confusione e l'imbarazzo si mescolano in un vortice dentro di me.

Per un breve istante, mi lascio trasportare dalla sua bellezza, ammettendo a malincuore che almeno in quel momento non può vantarsi di nulla. Ma subito dopo mi riprendo, realizzando che la mia mente è ancora offuscata dall'alcool.

Decido di spostare il suo braccio, che si trova praticamente appoggiato sul mio seno, e con cautela scivolo fuori dal letto. In punta di piedi, con passi silenziosi, mi dirigo al piano di sotto, quando per poco non inciampo sopra a uno dei ragazzi ancora addormentato in un angolo buio della stanza. Sposto lo sguardo verso il divano e vedo Nora che dorme serenamente sopra Mattia, le loro figure avvolte in una coperta disordinata.

Tutto sembra essere fuori posto, come pezzi di un puzzle che non riesco a riunire. La confusione mi avvolge, mentre cerco di ricordare cosa diavolo sia successo quella notte. La mia mente è in preda a una serie di immagini sfocate e frammenti di conversazioni appena udite.

Decido di allontanarmi dalla scena, dirigendomi verso la cucina. Ho bisogno di acqua per placare la sete e di un momento di solitudine per schiarirmi le idee. Mi appoggio alla penisola, mentre le mie dita afferrano le tempie, cercando di lenire il mal di testa crescente. È in quel momento che una mano calda e familiare risale lentamente dal mio ginocchio fino all'orlo della maglia, provocandomi una scia di brividi lungo la pelle. Alzo lo sguardo e incontro due occhi celesti che mi fissano intensamente.

«Dormito bene, Honey?» mi dice con voce roca, mentre mi sfila il bicchiere d'acqua dalla mano e lo porta alle sue labbra.

«Sì?» rispondo incerta, le parole a fatica trovano un posto nella mia mente già affollata di pensieri. Sono già iniziati i tentativi di trovare una scusa o una spiegazione plausibile, ma lui anticipa i miei dubbi «Tranquilla. Abbiamo solo dormito. Eravamo entrambi ubriachi».

Un sospiro di sollievo misto a una strana sensazione di delusione si fa strada dentro di me. Scaccio subito quel pensiero e cerco di mantenere un tono leggero «Dici che dovremmo svegliare gli altri?»

Lui sorride, un sorriso che nasconde mille sfumature di significato, e risponde «Considerato che abbiamo una partita da giocare, direi proprio di sì.»

Dopo aver affrettato un boccone tutti insieme, Nora si è offerta di aiutarmi a mettere a posto il disordine lasciato dalla serata precedente. Non mi ha chiesto nulla riguardo a quanto accaduto ieri sera, e forse dovrei ringraziare il fatto che fosse in condizioni peggiori delle mie. Quando ripenso a ciò che ho fatto, un senso di colpa mi assale.

«Adele, sei pronta per andare alla partita? Però ti chiedo un favore. Devi guidare tu, io non sono in grado», mi dice, mentre chiudo la porta di casa.

Battito D'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora