Capitolo 50.2

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Domani mattina i ragazzi partiranno emozionati per partecipare alla finale che tanto desideravano. La tensione nell'aria è palpabile mentre, dopo un'accurata spiegazione delle nostre richieste, Alessandro concede un'opportunità unica: la possibilità di modificare il nostro orario di allenamento. Devo ammettere che Nora si dimostra incredibilmente convincente quando vuole ottenere qualcosa.

Con passo svelto, mi dirigo verso lo spogliatoio, ansiosa di condividere la straordinaria notizia con Tommaso. Mentre afferro il telefono, noto una sua notifica lampeggiante che attira immediatamente la mia attenzione. "Ho appena scoperto che stasera avremo un allenamento insieme", recita il messaggio, "così potrò tornare a torturarvi... anche se avrei preferito qualcosa di diverso."

Un brivido mi attraversa la schiena mentre l'improvviso desiderio si impossessa di me. Nascondo il viso tra le mani, l'imbarazzo mi invade per aver anche solo considerato un pensiero del genere. Se un semplice messaggio può provocare un tale effetto su di me, non posso fare a meno di chiedermi cosa potrebbe mai succedere questa sera.

Mi sono cambiata in fretta, conscia del fatto che il cambio di orario ci ha rubato preziose ore di allenamento. Ora dobbiamo sfruttare al massimo ogni istante. Mentre mi concentro nel sistemare i paracalli, un rumore improvviso mi fa sobbalzare. Alzo gli occhi di scatto e incontro lo sguardo intenso e penetrante di quegli occhi. Un brivido di eccitazione mi attraversa la schiena, ma devo mantenere la compostezza. La maglietta che indossa lo avvolge in modo seducente, mettendo in risalto ogni singolo dettaglio del suo fisico statuario.

«Vedo con piacere che ancora entri senza bussare?!» dico con un sorriso malizioso, cercando di nascondere la mia crescente agitazione.

«Io invece vedo che continui a non chiudere la porta. Poteva essere chiunque...» ribatte con un tono carico di promesse, facendo scorrere lentamente le dita lungo il mio braccio, lasciando una scia ardente di brividi sulla mia pelle. Conosco bene le sue intenzioni, ma non si è ancora reso conto che in questo gioco sono io ad essere maestra. Senza esitazione, infilo le mani sotto la sua maglietta, facendo dei cerchi leggeri sul suo petto scolpito. Ogni mio tocco fa contrarre i suoi muscoli, mentre il suo respiro si fa sempre più affannato. Con una mossa audace, mi afferra una ciocca dei miei capelli cercando di avvicinare il suo corpo al mio, ma con un rapido movimento mi svincolo di lato e sussurro all'orecchio.

«Non ti conviene iniziare questo gioco con me», dico con voce roca e un sorriso sfuggente.

Faccio un cenno con la mano e, con un'aria di sfida, esco dallo spogliatoio lasciandolo pietrificato. Le sue labbra si aprono leggermente, ma non riesce a emettere neanche una parola. Rimango sorpresa dal mio stesso comportamento, non ho mai fatto nulla del genere in vita mia, tanto meno provocare un ragazzo. E' riuscito a tirare fuori aspetti del mio carattere che non credevo esistessero.

Quando raggiungo Nora, non riesco a smettere di sorridere per quanto accaduto, tanto che mi chiede con curiosità «A cosa devo questo tuo buonumore?.

Le mie guance sono ancora arrossate dall'adrenalina che scorre nelle mie vene.

«Niente di particolare," le dico, cercando di nascondere l'entusiasmo che mi pervade. Ma il suo passaggio fa cadere nel vuoto le mie parole.

«Ahhh... Capisco... Il merito è della mia capacità di persuadere le persone», aggiunge.

Il suono della voce di Alessandro ci fa sobbalzare.

«Bene, noto con piacere che siete cariche stasera» afferma, il suo tono nasconde una sfumatura di complicità. Ci giriamo lentamente, spaventate da ciò che ci aspetta.

«Visto che non abbiamo tempo da perdere, che ne dite se facciamo un bel giro di potenziamento?!» propone Alessandro, il suo sguardo brillante di sfida. Faccio segno di sì con la testa, pronta ad affrontare qualsiasi cosa mi venga lanciata addosso. E Alessandro aggiunge, con un brivido di malizia «Con i pesi alle caviglie!».

Le mie dita si stringono in pugni, pronte ad affrontare la sfida che ci attende. Sento la determinazione scorrere dentro di me mentre guardo negli occhi Nora, entrambe consapevoli che questa è la nostra punizione per aver osato cercare di modificare l'allenamento a meno di due settimane dalla gara.

In silenzio, iniziamo la nostra routine, partendo dagli esercizi per le gambe. I pesi alle caviglie si stringono intorno alle mie gambe come catene, aumentando l'oppressione e la fatica. Ogni passo è un impegno titanico, ma mi rifiuto di cedere. Questa è la nostra prova, il nostro momento per dimostrare la nostra forza e la nostra resilienza.

Dopo mezz'ora di sforzo estenuante, sento i muscoli tremare e il respiro affannato. Ma non posso permettermi di fermarmi, non ancora. Anche se il nostro tentativo di nascondere l'affaticamento si rivela inutile, Alessandro ci grida di prendere cinque minuti di pausa.

Ci sediamo a terra, con la schiena appoggiata al muro. Il sudore scorre lungo la mia fronte, ma la determinazione brucia ancora dentro di me.

«Nora, secondo te ha intenzione di ucciderci?» chiedo, cercando di nascondere l'ansia nella mia voce.

Lei mi guarda con gli occhi che riflettono la mia stessa preoccupazione.

«Se fosse un giorno normale, ti direi di no... Ma ora, inizio a dubitare anche io», dico. Sbuffo e mi allungo, appoggiando la testa sulle gambe. Dopo qualche minuto, una pallonata mi arriva direttamente sulla testa. Alzo di scatto la testa e urlo «Sul serio? Chi è stato?!»

Vedo i ragazzi sbiancare e istintivamente mi volto verso l'unica persona capace di fare una cosa del genere. Ed eccolo lì, che viene verso di me con quel suo sorrisetto compiaciuto.

«È stato un incidente», dice.

«E ti aspetti che ci creda?» rispondo. Si fa pericolosamente vicino al mio viso tanto che riesco a sentire il suo respiro. Di istinto i miei occhi si posano sulla sua bocca, su quelle labbra che vorrei baciare fino a non sentire più le mie.

«Sai, Honey, non sei l'unica ad essere brava in questo gioco», dice andandosene e lasciandomi da sola con il mio desiderio insoddisfatto. Ma se crede di avere in mano le redini del gioco, si sbaglia di grosso. Così gioco l'ultima carta che mi è rimasta, afferro la maglia e la sfilo, resto in short e reggiseno sportivo. Tommaso mi dà le spalle, per questo si accorge del mio gesto nel momento in cui i suoi compagni iniziano a fischiare nella mia direzione. Si volta con gli occhi pieni di sorpresa, ma anche di rabbia per lo spettacolo che sto riservando non solo a lui ma anche al resto dei presenti. Con due falcate si posiziona davanti a me e mi infila a forza la sua maglia.

«Si tratta di un privilegio riservato solo a me», mi dice e prima di tornare ad allenarsi aggiunge «Questa me la paghi».

Non ci posso fare nulla, lui è in grado di mettere sottosopra la mia testa.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now