Capitolo 33.2

686 94 17
                                    

Sciare è come andare in bicicletta. Mi chiedo chi abbia inventato questa frase. Dicono che una volta che impari, non lo dimentichi mai, ma per me sembra un'altra storia. Invece, credo di aver sviluppato uno stile di discesa tutto mio, la discesa con il sedere.

Per fortuna mia, Nora si trova alla sua prima esperienza sugli sci, quindi mi sono trattenuta con lei e Mattia, che la sta guidando come maestro, nella sezione dedicata ai principianti. Forse il mio problema è più di natura psicologica. Sono passati ormai cinque anni dall'ultima volta che ho sciato, ma non posso credere che tutte le lezioni che ho ricevuto sin da quando avevo sei anni siano semplicemente svanite nel nulla.

Salgo sulla seggiovia, determinata più che mai a cimentarmi per l'ennesima volta nella discesa. Perfino i bambini sembrano andare più veloci di me. Mentre attendo di scendere, mi godo lo spettacolo del paesaggio innevato. È davvero meraviglioso. Abbiamo avuto fortuna, la neve caduta abbondantemente nei giorni scorsi è perfetta.

Faccio un respiro profondo, chiudo gli occhi per un attimo e ripeto mentalmente: "Forza Adele, ce la puoi fare". Riapro gli occhi e inizio a scendere lentamente, tracciando curve morbide sulla neve fresca. Mi sembra quasi di planare senza sforzo. Arrivo in fondo alla pista quasi senza rendermene conto. Fermo gli sci e mi rendo conto che non sono caduta. "Ok, non sto sognando, vero?".

Mi volto verso la partenza e mi rendo conto che tutto ciò non è frutto della mia immaginazione, ma che ho davvero completato la discesa senza incidenti.

«Adele, ce l'hai fatta!» esclama Mattia, che ha concluso la discesa insieme a Nora.

«Avete visto?»

«Comunque, non voglio rovinare l'atmosfera, ma dato l'orario, dovremmo sentire gli altri e decidere un punto d'incontro per fare una pausa e mangiare qualcosa», dice, alzando leggermente le sopracciglia per attirare l'attenzione del gruppo.

«Va bene, ma prima voglio fare un'altra discesa», replico con un sorriso entusiasta, desideroso di sfruttare al massimo la giornata sulla neve.

«Ti aspettiamo in cima alla baita», annuncia Mattia, indicando la direzione da seguire. Faccio un cenno di assenso con la mano e mi avvio, sci in spalla, pronta a mettermi alla prova con una nuova sfida.

La discesa procede senza intoppi fino a metà pista, così mi rilasso per un attimo, lasciando che l'emozione e l'adrenalina si diffondano in me. Senza accorgermene, però, uno snowboarder inizia a perdere l'equilibrio e si avvicina velocemente verso di me, finendo per farmi cadere di nuovo a terra.

Sbuffo di frustrazione, spostandomi di lato per liberare la pista, e mi sdraio sulla neve fresca come un angelo.

«Hai intenzione di rimanere a lungo in quella posizione?», chiede Tommaso, dice Tommaso arrivando come una ventata.

«Non si sta poi così male e puoi ammirare il cielo», rispondo, cercando di cogliere il lato positivo della situazione. Sento la neve scricchiolare sotto il peso di Tommaso che si sdraia accanto a me, entrambi con gli sguardi puntati verso l'infinito. Osservo le sue guance arrossate dal freddo e la maschera che gli copre gli occhi, rendendolo misterioso e affascinante.

Si volta verso di me e solleva la maschera sopra il casco. Quei due occhi color ghiaccio mi ipnotizzano, provocandomi un brivido lungo la schiena. Rimaniamo in silenzio, godendoci quel momento di connessione silenziosa con la natura circostante, quando all'improvviso Lorenzo, arriva con tutta la sua grazia, frenando bruscamente e sollevando una nuvola di neve che ci finisce addosso.

«Voi due, avete intenzione di diventare due ghiaccioli?», esclama ridendo della nostra situazione.

«Arriviamo», dice Tommaso, scrollandosi di dosso la neve con un'espressione giocosa. Mi offre una mano per aiutarmi ad alzarmi, e accetto il gesto con gratitudine. Sono in piedi, cercando di agganciare lo scarpone allo sci, quando noto una ragazza che si sta avvicinando nella mia direzione, ma fortunatamente Tommaso si frappone in mezzo per proteggermi dall'impatto imminente.

«Oddio, scusatemi, non vi avevo visto», si scusa la ragazza. Ma subito dopo, con un sorriso smagliante, aggiunge «Non ci posso credere, ma questo è il destino».

Mi sposto leggermente per cercare di capire da chi provengano quelle parole, ma quando finalmente realizzo di chi si tratta, mi maledico per aver alzato lo sguardo proprio in quel momento.

«Direi piuttosto un incubo», mormoro tra i denti, cercando di nascondere il mio disagio. Tommaso ride complice

«Stasera alla baita hanno organizzato una serata a tema, ci sarete anche voi?», continua Valentina.

Avrei voluto risponderle che preferivo stare il più lontano possibile da lei, ma Lorenzo si intromette prontamente.

«Ma certo che ci saremo, non possiamo perderci una serata così divertente».

«Perfetto, ci vediamo stasera», conclude salutando i ragazzi con un sorriso raggiante, mentre a me rivolge una gelida occhiata.

Tommaso si abbassa leggermente, cercando di incontrare il mio sguardo preoccupato.

«Tutto bene?», mi chiede.

«È troppo sperare che una valanga la investa?», rispondo sarcasticamente, cercando di distendere l'atmosfera.

Tommaso sorride comprensivo.

«Dai, andiamo a pranzo», propone, invitandomi a lasciare da parte momentaneamente le preoccupazioni e goderci un pasto ristoratore insieme agli amici.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now