Capitolo 17

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Dopo quell'episodio, entrambi ci stiamo ignorando come se non esistessimo, creando una sorta di muro invisibile tra noi. I nostri amici cercano di placare gli animi nei due giorni successivi, ma i loro sforzi risultano vani. È quasi come se lui e io vivessimo in mondi separati, paralleli l'uno all'altro.

Oggi è una giornata grigia e piovosa, e l'atmosfera plumbea si riflette nel mio umore. È uno di quei giorni in cui mi sento intrappolata in un tunnel senza via d'uscita. Vorrei semplicemente passare tutto il giorno a letto, senza fare nulla. La vocina critica nella mia testa continua a martellare, facendomi odiare sempre di più me stessa. Anche Alessandro, si accorge della mia disattenzione e frustrazione, per questo mi urla di andare a cambiarmi e tornare quando avrò fatto chiarezza nei miei pensieri. Raccolgo la borraccia che ho lasciato cadere a terra e, arrabbiata con me stessa, decido che ho bisogno di una doccia fredda per rinfrescare la mente.

Gli altri se ne sono già andati, per questo entro nello spogliatoio senza bussare. Mi sciolgo i capelli, mi sfilo la maglia e gli short, rimanendo solo in reggiseno e perizoma. Prendo l'accappatoio e mi incammino verso le docce, lasciando che i miei pensieri irrazionali si affollino nella mia testa, senza lasciare spazio ad altro.

Quando il suono dell'acqua che scorre raggiunge le mie orecchie, mi rendo conto che è già troppo tardi per evitare ciò che sta per accadere. Lascio cadere l'accappatoio senza guardare e resto immobile, come se fossi stata pietrificata. Di fronte a me, completamente nudo, c'è l'ultima persona al mondo che avrei voluto incontrare oggi. Mi fissa, e anche lui sembra sorpreso di vedermi in quella situazione.

Le gocce d'acqua scivolano lungo il suo corpo scolpito, tracciando una strada tra i suoi muscoli definiti. Il suo braccio tatuato aggiunge un tocco da bad boy che lo rende ancora più affascinante. È senza dubbio uno spettacolo per gli occhi, e non posso fare a meno di ammirare la sua bellezza atletica. Mentre esamino ogni centimetro del suo corpo, vedo la sua bocca curvarsi in un sorriso compiaciuto, quasi a godersi l'effetto che sta avendo su di me.

«Vedo che ti piace lo spettacolo. Forse dovrei iniziare a chiedere un biglietto per farmi ammirare», dice con tono giocoso.

Le sue parole mi riportano alla realtà, e mi rendo conto di essere caduta in una sorta di ipnosi momentanea. Alzo lo sguardo, sentendo le guance arrossire, e rispondo con un misto di imbarazzo e indignazione: «Sei un pervertito egocentrico».

«Io sarei il pervertito?», ribatte con un sorriso sfacciato, «Sei tu quella che sta sbavando su questo fisico».

So che ha ragione, in fondo sono io che l'ho osservato da capo a piedi, ma non lo ammetterò mai ad alta voce per non alimentare il suo ego. La mia frustrazione cresce, e senza pensarci due volte, afferro la prima cosa che mi capita e la lancio verso di lui, colpendolo in pieno volto. L'oggetto si schianta con un suono sordo, lasciandolo sorpreso.

Sto per allontanarmi quando una mano forte mi afferra il polso e mi trascina sotto il getto d'acqua. La mia schiena aderisce al suo petto, e anche se non posso vederlo, posso sentire la sua rabbia nell'aria che ci circonda.

«Che diavolo stai facendo?» grido, il tono carico di ira. Sento il suo respiro vicino al mio orecchio, e con un sussurro intenso mi dice: «Pensi di potertela cavare così?».

I suoi muscoli si contraggono contro di me, ma riconosco che non è solo rabbia che sento, c'è qualcos'altro nell'aria. È eccitazione. Questa consapevolezza fa perdere un battito al mio cuore, lasciandomi confusa e sconcertata. Lascia scorrere una mano lungo il mio braccio.

Sto per controbattere, trovare una risposta tagliente, ma dalla porta entrano Mattia, Nora e Alessandro. Sui loro volti noto imbarazzo e perplessità per la scena che si trovano davanti. Mattia e Nora si scambiano uno sguardo d'intesa, mentre il nostro allenatore, Alessandro, sbianca e poi diventa rosso dalla rabbia.

«Mi volete spiegare cosa diavolo sta succedendo qui? Siamo in una palestra!», urla e la sua voce echeggia nell'ambiente.

Non so cosa rispondere. Con un filo di voce, riesco a dire soltanto «Niente».

Fortunatamente, lui mi lascia andare la mano, e, con il cuore ancora in tumulto, la mente frastornata, riesco ad allontanarmi. Infreddolita, mi avvolgo l'asciugamano intorno al corpo. Mi impongo di non voltarmi a guardarlo, sento l'acqua della doccia chiudersi. Tommaso non dice nulla mentre passa accanto a me, come quando si passa accanto a uno sconosciuto per strada. Perché alla fine siamo proprio questo. Due sconosciuti.

Quando i miei occhi si scontrarono con quei due iceberg, l'unico sentimento che provavo era odio, ma almeno riuscivo a provare qualcosa.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now