Capitolo 19.2

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Senza aver avuto modo di cambiare i vestiti, ci troviamo nell'ufficio, avvolti negli accappatoi, mentre l'imbarazzo per il mio precedente comportamento mi stringe la gola

L'uomo di prima dall'aspetto professionale con i capelli grigi pettinati all'indietro, entra con sicurezza nell'ufficio, seguito da Alessandro. Si schiarisce la voce e si presenta «Piacere, mi chiamo Stefano, sono l'allenatore della squadra di pallavolo. Tu devi essere Adele», dice, allungando la mano verso di me, e io faccio altrettanto.

«Esatto, il piacere è mio», rispondo, rispondo, cercando di nascondere la mia scomoda sensazione.

Stefano non perde tempo: «Bene, ora che ci siamo presentati in modo adeguato», il suo sguardo scrutina prima me, poi Tommaso, «possiamo passare al motivo principale per cui ci troviamo qui».

In silenzio, annuisco con la testa, sentendomi tesa e desiderosa di cancellare l'episodio imbarazzante di prima.

Continua «Ogni anno, prima che il campionato entri nel vivo, organizziamo una presentazione delle squadre che compongono la nostra società. Visto che trascorrete diversi mesi con noi, abbiamo pensato che sarebbe stato giusto che partecipaste anche voi all'evento», «L'evento si terrà questa sera e si articolerà in due fasi. La prima sarà una presentazione ufficiale delle varie squadre che compongono questa società, saranno presenti anche dei giornalisti. La seconda fase sarà semplicemente una piccola festa che organizziamo. Ho chiamato voi due perché, essendo i rappresentanti di spicco, voglio che vi comportiate di conseguenza. Niente più scenette da bambini capricciosi. Sono stato abbastanza chiaro?!"». Il primo ad aprire bocca è Tommaso con voce fredda, «Non si preoccupi, quello è stato solo un incidente. Non accadrà più».

Cerco di intervenire rapidamente per tranquillizzare Stefano «Non si dovrà preoccupare di nulla». Anche se la freddezza con la quale ha pronunciato le parole, mi colpiscono come lame.

Ci troviamo ormai sulla soglia quando la voce di Stefano ci taglia alle spalle con fermezza. «Vorrei solo aggiungere che siamo in una palestra e siete qui per allenarvi, quindi dovete comportarvi di conseguenza. Lasciate gli ormoni a casa», afferma, le sue parole fendono l'aria con un tono che non ammette repliche, creando un silenzio imbarazzante.

Usciamo entrambi senza scambiarci una parola e entriamo nello spogliatoio, cercando di evitare lo sguardo dell'altro. Avverto l'impulso di voltarmi e chiedergli cosa intendesse con quella frase enigmatica che mi aveva rivolto sotto la doccia, ma proprio in quel momento il telefono inizia a squillare, mostrando il nome di Nora sul display.

Senza perdere tempo, afferrò il telefono e rispondo alla chiamata.

«Adele, dove sei? Hai sentito della serata che si terrà stasera?» urla Nora, con la voce acuta che rischia di perforarmi un timpano. Sto per risponderle, ma lei mi interrompe, «Certo che lo sai, che stupida sono. Ti chiamo per un'urgenza. La serata che si svolgerà dopo la presentazione ha un dress code. Siamo nei guai seri. Quindi stavo pensando che potresti venire da me, magari in due riusciamo a salvare la situazione. Che ne dici?».

Senza pensarci troppo le rispondo, «Va bene. Mandami la posizione e ti raggiungerò. Ma ti avverto che non ho niente da mettermi perché sono sempre in palestra e non ho il tempo di passare a casa».

La sua risposta non tarda ad arrivare, «Tranquilla, ho già pensato a tutto io».

Dopo una mezz'ora di strada, finalmente arrivo alla casa di Nora. Mi aspetta sulla porta con l'espressione esausta di chi sta per avere un esaurimento nervoso. Non ho nemmeno il tempo di togliermi la felpa che lei afferra un braccio e mi trascina nella sua camera.

La sua camera è un rifugio accogliente, con pareti di un delicato color lavanda che emana una sensazione di tranquillità. Le tende bianche filtrano la luce del sole, creando un'atmosfera calda e rilassante. Sulle mensole, ci sono alcune foto in cornici eleganti, catturando momenti felici con amici e familiari. Un leggero profumo di vaniglia pervade l'aria, emanato da qualche candela profumata.

Nora mi guida verso il suo ampio armadio, che si apre rivelando un assortimento di abiti di ogni tipo e colore. La sua passione per la moda è evidente, con capi pregiati e ben curati che riempiono gli spazi con eleganza.

«Bene, dobbiamo sbrigarci», dice Nora, facendo scorrere gli abiti sulle grucce con gesti rapidi ed esperti. «Proveremo questi vestiti che ho selezionato, e una volta che li avremo approvati, anche se so già che andranno benissimo, indosseremo gli eleganti abiti da sera. Metteremo tutto il necessario in un borsone, così ci potremo cambiare direttamente sul posto».

Poi, con uno sguardo malizioso e un sorriso che promette guai, aggiunge, «Non pensare che abbia dimenticato il pasticcio che hai combinato tu e lui. Voglio ogni minimo dettaglio».

Getto un'occhiata rapida alla selezione di abiti che ha preparato e resto senza parole. «Non potrei mai indossare un vestito del genere», protesto, indicando un abito audace. Ma lei è irremovibile. «E invece lo indosserai senza discutere, Adele. Non posso permettere che tu ti presenti in tuta. Questo evento è importante e dobbiamo fare una figura impeccabile».

Capisco che resistere sarebbe come cercare di fermare un'onda. Mi arrendo.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now