Battito D'ali

Capitolo 43.2

I secondi sembrano scorrere come eternità mentre una vocina nella mia testa sussurra con insistenza: 'Non lasciarlo andare, è la tua ancora'. Con il cuore che batte a mille, apro la porta del ristorante e lo vedo camminare verso il tavolo, il suo passo sicuro e deciso. Sento un'energia elettrizzante attraversarmi mentre allungo il passo per raggiungerlo. Senza pensarci due volte, stendo una mano verso di lui e tiro leggermente la camicia, facendolo voltare nella mia direzione. Nei suoi occhi c'è stupore e sorpresa, un mix di emozioni che si riflette anche nei miei.

Senza esitazione, mi alzo in punta di piedi per raggiungere la sua altezza e, con una dolce ma decisa mossa, lo bacio. È un bacio che trascende le parole, che racchiude dentro di sé mille promesse e desideri inespressi. I nostri corpi si avvicinano, si fondono, mentre sento il calore della sua pelle contro la mia. Un sussulto di passione mi attraversa e le mie mani, guidate dall'istinto, scorrono lungo il suo petto, esplorando ogni centimetro di lui. Nel momento in cui mi morde il labbro, un fremito di piacere mi attraversa il corpo, e la sua voce, un sussurro sensuale, raggiunge le mie orecchie «Stai portando avanti un gioco molto pericoloso».

Non mi lascio intimorire. Gli sorrido con un brivido di sfida negli occhi e rispondo con determinazione «Se non ti piace, posso sempre smettere».

I nostri sguardi si incrociano per un istante carico di tensione e desiderio. Ma la realtà ci raggiunge quando la voce di Nora squarcia l'aria «Ecco dove eravate finiti...». Lei sbatte le palpebre incredula di fronte alla scena che ha davanti, ma non ci importa. In quel momento siamo immersi in un mondo tutto nostro. Con un tono di voce che tradisce una leggera preoccupazione, continua «Comunque, dovete rientrare in sala perché Stefano vi sta cercando e credetemi, sta iniziando a dare di matto».

Rientriamo nella sala abbracciati, ignari degli sguardi curiosi degli altri presenti. In quel momento, non mi importa cosa penseranno di noi. Voglio essere egoista e pensare solo a me. Poco dopo, il loro allenatore si alza in piedi, attirando l'attenzione di tutti. La sua voce echeggia nella sala, mentre inizia il suo discorso.

«Per prima cosa, vorrei ringraziare tutti voi per essere qui questa sera a festeggiare il risultato ottenuto dalla nostra squadra maschile. Come sapete, il secondo posto ci ha dato la possibilità di entrare di diritto tra le squadre che accederanno ai campionati nazionali che si svolgeranno nella capitale tra due mesi. Questo traguardo è più di una semplice vittoria per noi. È un risultato storico, che solo due volte in passato siamo riusciti a raggiungere. Quindi, faccio i complimenti ai miei ragazzi, perché senza il loro impegno e determinazione non saremmo arrivati a tanto. Spero che continuerete a dare il massimo e che smettiate di comportarvi come bambini durante gli allenamenti», dice rivolgendosi verso di noi quattro, «So che non sarà facile, ma conto su di voi. Ora, toglietevi di qui e andate a divertirvi, visto che vi abbiamo prenotato una sala tutta per voi».

Mentre ci avviamo al piano di sopra, prendo Nora per il braccio facendole segno di rallentare.

«Nora, ho bisogno di un minuto tra ragazze», dico fissando il pavimento. Lei è talmente incredula e felice allo stesso tempo per le mie parole che inizia a saltellare sul posto, con gli occhi che brillano di curiosità.

«Ok, calmati. Forse ho sbagliato. È meglio se raggiungiamo gli altri», mi affretto ad aggiungere.

«Tu adesso non vai da nessuna parte. Hai la minima idea di quanto tempo ho aspettato questo momento? Ovviamente no, quindi adesso ti fermi e mi racconti tutto», mi sfida con un sorriso complice.

«Basta che la smetti di guardarmi con quello sguardo. So di avere un carattere un po' particolare», inzio a dire ma lei mi interrompe subito «Solo un po'?».

«Sì, ok, diciamo abbastanza particolare. Il fatto è che mi è difficile fidarmi delle persone a causa di un evento che ho vissuto non molto tempo fa».